mercoledì, 27 Novembre, 2024
Esteri

Tregua tra Israele e Hezbollah: accordo temporaneo di 60 giorni

Parallelamente accordo con USA e Francia che permetterà a Israele libertà di attaccare in Libano se minacciato

Quando ieri nel pomeriggio il gabinetto di guerra israeliano si è riunito a Tel Aviv per decidere sulla tregua con il Libano, come ci si aspettava le posizioni erano tutt’altro che allineate. Gli esponenti di quella che viene definita “ultradestra” si oppongono infatti alla tregue ritenendola una resa, sostenuti dalle amministrazioni delle città israeliane del nord chiedono di continuare gli attacchi contro Hezbollah e le sue strutture.

Trapelano i primi termini, “evento temporaneo di 60 giorni”

Secondo i media israeliani, dopo il voto del gabinetto della Difesa, il premier Benyamin Netanyahu dovrebbe rilasciare una dichiarazione ai media in cui spiegherà l’intesa come un “evento temporaneo” di 60 giorni che sarà testato sul campo. Netanyahu presenterà anche l’accordo collaterale con gli Stati Uniti, secondo il quale Israele ha comunque libertà di azione per attaccare in Libano per eliminare ogni minaccia immediata da parte di Hezbollah. Il documento è stato formulato in modo tale da garantire ad Israele di attaccare sul suolo libanese per rispondere al lancio di missili o ordigni al confine. Se c’è una “minaccia non immediata”, Israele dovrà rivolgersi al comitato di monitoraggio composto da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia e chiedere che il Libano o una forza internazionale agiscano al suo posto. Nel caso in cui la minaccia non venga eliminata, Israele agirà da solo. Il documento è stato redatto in modo che ci sia un ampio spazio di manovra affinché Israele possa attaccare, fanno notare i media. A questo punto, secondo le fonti israeliane, gli Stati Uniti e la Francia annunceranno ufficialmente il cessate il fuoco, ma non prima che tutti gli ostacoli ufficiali in entrambi i Paesi, Israele e Libano, siano stati superati.

Borrell: L’accordo sul Libano prevede Usa-Francia garanti, ma Israele non vuole

L’ Alto rappresentante Ue Josep Borrell, ha spiegato in un punto stampa a margine del G7 di Fiuggi-Anagni che l’accordo “concede a Israele tutti gli impegni di sicurezza che ha chiesto, non ci sono scuse per rifiutare questa proposta. L’accordo prevede la partecipazione della Francia nel comitato di implementazione” del cessate il fuoco “che sarà presieduto dagli Stati Uniti”. “I libanesi hanno accettato, hanno chiesto alla Francia di farne parte e la Francia vuole aiutare, ma questo è uno dei punti ancora mancanti” nell’accordo, “perché Israele non vuole che i francesi ne facciano parte, c’è un veto”, ha detto.

Documento G7: sostegno a negoziato

Anche nella dichiarazione finale del G7 Esteri a Fiuggi si legge: “Sosteniamo il negoziato in corso per un cessate il fuoco immediato tra Israele e Hezbollah e la piena attuazione della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Ora è il momento di concludere un accordo diplomatico e accogliamo con favore gli sforzi fatti in tal senso. Sottolineiamo ancora una volta il ruolo svolto dalle Forze armate libanesi e dalla Forza ad interim delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL), la cui posizione dovrebbe essere rafforzata, al fine di assolvere alle rispettive responsabilità.”

Idf blocca gli aiuti a Gaza, “basta belle parole”

Intanto la situazione a Gaza non sembra migliorare. “Dobbiamo fermare il blocco degli aiuti umanitari a Gaza. Gli aiuti sono totalmente impediti dall’esercito israeliano, dobbiamo dire la verità, diamo un nome alle cose. Non entrano più aiuti umanitari nel nord di Gaza, per questo ho detto ieri ai miei colleghi, agli arabi e agli europei se sia utile dire ancora belle parole. Dobbiamo agire. Perché non mettiamo sul tavolo del Consiglio sicurezza Onu sugli aiuti umanitari per aiutare la popolazione? La soluzione due Stati arriverà dopo, qui parliamo di giorni e settimane. La fame viene utilizzata come arma contro le persone completamente abbandonate”, ha detto ancora l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell.

Paesi Ue devono attuare mandato d’arresto contro Netanyahu

Per questo, in merito al mandato di arresto emesso dalla Cpi nei confronti del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha aggiunto Borrell, “sappiamo che gli Usa sono su posizioni diverse perché non hanno firmato la Convenzione di Roma. Ma tutti i Paesi dell’Ue l’hanno fatto e non è una cosa che si può scegliere. Non è una cosa che ‘piace o non piace’, è un obbligo”. “Non si può applaudire quando la Corte va contro Putin e rimanere in silenzio quando va contro Netanyahu si tratta di un esempio di quel due pesi e due misure che tanto critichiamo”.

G7, Israele rispetti obblighi su accesso aiuti Gaza

Anche nella dichiarazione finale del G7 Esteri a Fiuggi-Anagni, si esorta “il governo israeliano a rispettare i suoi obblighi internazionali e ad adempiere alla sua responsabilità di facilitare un’assistenza umanitaria completa, rapida, sicura e senza ostacoli in tutte le sue forme, nonchè la fornitura di servizi di base di cui c’è un disperato bisogno alla popolazione civile di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est”. “La situazione a Gaza– spiega il documento – ha portato a livelli senza precedenti di insicurezza alimentare, colpendo gran parte della popolazione, in particolare nel Nord. Garantire l’accesso umanitario attraverso tutti i punti di attraversamento è una priorità, così come garantire la sicurezza affinché gli aiuti vengano effettivamente consegnati ai più vulnerabili all’interno di Gaza”. I ministri degli Esteri dei Paesi del G7 hanno inoltre espresso “preoccupazione per il deterioramento della situazione della sicurezza in Cisgiordania” oltre che “la nostra più ferma condanna per l’aumento della violenza dei coloni estremisti commessa contro i palestinesi, che mina la sicurezza e la stabilità in Cisgiordania e minaccia le prospettive di una pace duratura”.

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