mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Attualità

Giovani Neet: metà di loro trova autonomia attraverso lavori irregolari

Il recente rapporto intitolato “Lost in transition”, redatto dal Consiglio nazionale dei giovani (Cng), fornisce uno spaccato allarmante della situazione lavorativa dei giovani italiani, con un focus su quelli definiti “Neet” (acronimo inglese di Neither in employment nor in education and training) ovvero “Né nel mondo del lavoro né nell’istruzione e nella formazione”. La ricerca rivela che circa il 50% dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni, non coinvolti in percorsi formativi o lavorativi, si dichiara economicamente indipendente grazie a impieghi irregolari.

L’analisi, realizzata in collaborazione con l’Istituto Ricerche Educative e Formative (Iref), mette in rilievo le differenze tra i Neet residenti nelle aree metropolitane e quelli delle zone interne. I risultati mostrano che i giovani delle grandi città godono di una situazione più favorevole, una maggiore istruzione, più opportunità di socializzazione e una propensione a intraprendere iniziative imprenditoriali per guadagnarsi da vivere.
Maria Cristina Pisani, presidente del Cng, commentando i risultati dello studio ha evidenziato la necessità di un cambio di rotta: “È fondamentale che le politiche pubbliche riconoscano queste differenze e adottino approcci personalizzati per supportare i Neet e accompagnarli verso una formazione e un’occupazione di qualità”.

I Neet delle metropoli e quelli delle aree interne

Contrariamente all’immagine stereotipata di “giovani Neet costretti all’ozio”, il rapporto riferisce che oltre il 74% di questi giovani ha svolto lavori in nero nell’ultimo mese, con un incremento che arriva all’88,9% nelle aree urbane. Tra i Neet cittadini, molti sostenendo di aver raggiunto l’autonomia economica attraverso tali impieghi.
Al contrario, la situazione si complica per i giovani delle aree interne, dove la percentuale di lavoro sommerso scende al 53,6%. Questi ragazzi tendono a essere più dipendenti dalla rete familiare e spesso considerano la loro inattività come una “pausa” in un ipotetico anno sabbatico. Come anticipato, quelli delle metropoli vedono la loro condizione come un’opportunità per mettersi in gioco, approfittando delle molteplici possibilità di networking e attività imprenditoriali offerte dal contesto urbano.

Scettici riguardo agli sbocchi professionali

Secondo lo studio, la chiave di questa disparità risiederebbe nell’istruzione: il 65,3% dei Neet urbani possiede almeno un diploma o una laurea, contro il 9,6% dei coetanei delle aree rurali. Allo stesso modo, le differenze nelle interazioni sociali sono evidenti: il 72% dei giovani delle città incontra regolarmente gruppi di pari, rispetto al 52% degli omologhi delle zone interne. Tuttavia, oltre la metà dei giovani intervistati ha dichiarato di essere interessato a intraprendere un percorso formativo, ma molti restano scettici riguardo agli sbocchi professionali.

Offrire strumenti necessari per un futuro più stabile

Per affrontare queste sfide, Maria Cristina Pisani del Cng ha sottolineato l’urgenza di interventi mirati: “Occorre fornire opportunità concrete e costruire reti di supporto adeguate” ha detto, evidenziando altresì la necessità di “promuovere politiche che valorizzano l’iniziativa dei giovani, offrendo loro gli strumenti necessari per costruire un futuro più stabile”.

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