La linea dura tenuta dal Primo Ministro Giorgia Meloni al Consiglio europeo astenendosi sul voto favorevole o meno al doppio mandato di Ursula von der Leyen in veste di Presidente della Commissione Ue e bocciando poi i nomi della premier estone Kaja Kansas come alto rappresentante per la politica estera e del portoghese Antonio Costa come Presidente del Consiglio, non porterà “a nessun isolamento dell’Italia, perché siamo imprenscindibili”. All’indomani della nottata di Bruxelles in cui sono state ufficializzate le nomine dei tre ‘top Jobs’ (in attesa dell’ufficialità che dovrebbe arrivare nel corso del voto plenario all’Eurocamera del prossimo 18 luglio per i ruoli di von der Leyen e Kansas) è il Vicepremier Antonio Tajani a fare chiarezza sull’intesa sponsorizzata da Francia e Germania e bocciata da sùbito da Meloni che si era dichiarato contro le scelte fatte ‘a caminetto’ e che non aveva tenuto conto del voto delle ultime elezioni europee che aveva visto uscire con le ossa rotta proprio Macron e Scholz a differenza della vittoria delle Destre. “Anche io non ho condiviso il metodo delle scelte”, ha specificato Tajani aggiungendo che Forza Italia al Parlamento europeo voterà Roberta Metsola e von der Leyen alla presidenza della Commissione “come abbiamo sempre detto in sintonia con il Partito Popolare europeo”. E dunque la decisione di Meloni di astenersi al voto sulla stessa von der Leyen è stata corretta, “tenendo conto della nostra posizione”.
La carta Fitto
Di certo la posizione di Meloni, sulla Presidente della Commissione, non è stata di chiusura e quindi nel corso della Plenaria di luglio il ‘nì’ pronunciato giovedì sera potrebbe diventare ‘sì’. Ma a patto che l’Italia abbia un ruolo importante all’interno del nuovo governo europeo. Come risaputo l’esecutivo vuole una vicepresidenza della Commissione e un commissario con deleghe pesanti. Da giorni si fa il nome del Ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto e si è al lavoro affinché possa fregiarsi del ruolo di Commissario alla Coesione e al Recovery Plan. “Ricoprirebbe quel ruolo in maniera eccellente” il pensiero di Tajani che ha ricordato di come abbia una grande esperienza come Ministro delle Politiche comunitarie e come parlamentare europeo: “A Bruxelles serve qualcuno che conosce i meccanismi e gli uffici. Ma la decisione spetta al Consiglio dei ministri”.
Sicuramente già da ieri saranno iniziate le trattative affinché, nel voto plenario del 18 luglio, si possa trovare una quadra affinché von der Leyen possa godere dei voti anche dell’Italia (non si sa mai quello che può succedere con i franchi tiratori),
“Mancanza di rispetto”
Ma come è stato il da after di Meloni? Già nella notte tra giovedì e venerdì è apparsa alquanto rabbuiata per l’accordo portato a termine dai negoziatori di Popolari, Socialisti e Liberali che in ‘camera caritatis’ hanno sponsorizzato i tre nomi di cui sopra, escludendo i Riformisti e i Conservatori e quindi proprio il Premier con il Partito Ecr: “Sono state nomine sbagliate nel metodo e nel merito ed è stata una mancanza di rispetto verso i cittadini”, ha detto il Presidente del Consiglio, facendo quindi riferimento all’ottimo riscontro che le Destre hanno ottenuto alle europee.
“Gruppo alternativo”
Duro anche l’altro Vicepremier Matteo Salvini che ha parlato di un nuovo gesto di arroganza e di mancanza di rispetto per i cittadini “che hanno chiesto il cambiamento da parte di Bruxelles e dei burocrati europei che hanno riconfermato la von der Leyen, con una squadra con la sinistra e i socialisti che hanno fatto tanti danni in questi cinque anni. Noi come Lega stiamo lavorando per un grande gruppo alternativo che porti nei Palazzi di Bruxelles la voglia di cambiamento che milioni di italiani e milioni di europei hanno chiesto con il voto”.