mercoledì, 15 Gennaio, 2025
Politica

Gli sgambetti di Conte e il fairplay di Schlein

Il Pd e il M5S si sentono condannati a dover fare fronte comune per tentare di scardinare la solida maggioranza di destra-centro. Si tratta di un’ipotetica alleanza che non entusiasma nessuno dei due. Entrambi cercano di aumentare il loro esiguo consenso elettorale. Alle elezioni del 2022 il Pd aveva il 19% e il M5s il 15,6%. Dopo la lunga e confusa fase congressuale il Pd era sceso al 15,8%. Alla vigilia della elezione di Schlein alla segreteria era appena al 16,8% mentre i 5S erano al 17%.
L’effetto Schlein sul consenso del Pd è stato di breve durata e il partito nell’ultimo sondaggio è dato al 19,4% mentre il M5S si assesta al 16,8%. In pratica la somma dei i partiti a settembre 2022 era al 34,6% e ora si attesta al 36,2% , un 1,6% in più. Lo stesso incremento che registra l’insieme dei partiti di governo.
Schlein e Conte cercano di “rubarsi” reciprocamente consenso, invece di puntare a riassorbire parte di quel 40% di italiani che non hanno votato.
La differenza tra i due è questa. Conte non perde occasione per attaccare il Pd, per fargli sgambetti e per indebolire il suo potenziale alleato. Schlein, invece non ricambia gli sgarbi di Conte e punta tutti i suoi strali sempre e solo sul governo.
Mai un intervento critico con toni forti sulle scelte populiste di Conte, mai un rimbrotto severo nei confronti delle squinternate posizioni del M5S in politica estera. Neanche in occasione del voto sul Mes Schlein è scesa lancia in resta per stigmatizzare le contraddizioni e la leggerezza del comportamento di Conte in materia.
E’ come se la leader del Pd avesse timore di “irritare” i 5S che invece non perdono occasione per punzecchiare spesso clamorosamente il partito democratico. Non sappiamo chi sia lo stratega che consiglia a Schlein questa linea morbida e politicamente rinunciataria nei confronti del suo scatenato concorrente. Ma certamente non pare essere una strategia vincente.
Il rischio è che a furia di incassare senza replicare Schlein finisca per concedere vantaggi al M5S e apparire come succube del suo ipotetico alleato. Alle prossime elezioni europee il M5S difficilmente guadagnerà molti consensi: nel 2019 il M5S aveva il 33% nel Parlamento italiano e dimezzò i suoi voti in quello europeo. Questo potrà dare un po’ di respiro al Pd che 5 anni fa in Europa riportò il 22,4%. Ma se Schlein non cambia registro nei confronti di Conte ben presto dovrà constatare con ritardo che “non avrà visto arrivare “ il M5S al sorpasso sul Pd

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