domenica, 17 Novembre, 2024
Società

Il Papa alla COP28: “Serve una conversione ecologica globale”

Nuovo video-messaggio del Pontefice a Dubai: “Il clima impazzito suona come un avvertimento a fermare deliri di onnipotenza”

Come già anticipato da giorni, anche ieri il Papa non ha tenuto il consueto Angelus domenicale dal Palazzo Apostolico (in piazza presenti comunque circa 15mila fedeli), ma dalla sua residenza di Casa Santa Marta. E ancora una volta ha preferito non leggere la catechesi, affidandola questa volta a Monsignor Paolo Braida. “Sto migliorando”, ha sùbito detto Francesco aggiungendo di non aver però ancora la voce a posto e lasciando dunque parlare l’officiale della Segreteria di Stato.

Preservare la casa comune

“È sotto gli occhi di tutti come guerre e conflitti danneggiano l’ambiente e dividono le nazioni, ostacolando un impegno condiviso su temi comuni, come la salvaguardia del pianeta”. Prima dell’Angelus comunque il Papa avevainviato un videomessaggio in occasione dell’inaugurazione del Padiglione della Fede a Dubai, durante la COP28, con il quale ha voluto sottolineare l’urgenza di unire le fedi nel preservare la “casa comune”. Il Pontefice ha dichiarato che la salvaguardia del creato è un imperativo, richiamando l’attenzione sulla responsabilità verso i più piccoli e i poveri. Il Santo padre ha evidenziato la connessione tra il “dramma climatico” e quello “religioso”, rimarcando la necessità di agire immediatamente. Il suo messaggio ha richiamatol’attenzione globale sulla crisi climatica, trasformandola in una questione di responsabilità collettiva e spirituale: “L’ambizione di produrre e possedere si è trasformata in ossessione ed è sfociata in un’avidità senza limiti, che ha fatto dell’ambiente l’oggetto di uno sfruttamento sfrenato. Il clima impazzito suona come un avvertimento a fermare tale delirio di onnipotenza. Torniamo a riconoscere con umiltà e coraggio il nostro limite quale unica via per vivere in pienezza”. Francesco ha poi ammonito a non scaricare le responsabilità sui tanti poveri e sul numero delle nasciteperché “la quasi metà del mondo, più indigente, è responsabile di appena il 10% delle emissioni inquinanti, mentre il divario tra i pochi agiati e i molti disagiati non è mai stato così abissale. Questi sono in realtà le vittime di quanto accade: pensiamo alle popolazioni indigene, alla deforestazione, al dramma della fame, dell’insicurezza idrica e alimentare, ai flussi migratori indotti”. Ha poi rinnovato l’appello a utilizzare meglio il denaro che non deve essere impiegato nelle guerre, ma destinato a un fondo mondiale “per eliminare finalmente la fame e realizzare attività che promuovano lo sviluppo sostenibile dei Paesi più poveri, contrastando il cambiamento climatico”.

Cambiamenti politici concreti

Quanto anticipato alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici è stato poi ‘ribattuto’ dal Pontefice anche da Santa Marta qualche ora dopo: “Anche se a distanza, seguo con grande attenzione i lavori della COP28 a Dubai. Sono vicino. Rinnovo il mio appello perché ai cambiamenti climatici si risponda con cambiamenti politici concreti: usciamo dalle strettoie dei particolarismi e dei nazionalismi, schemi del passato, e abbracciamo una visione comune, impegnandoci tutti e ora, senza rimandare, per una necessaria conversione ecologica globale”.

Medio Oriente, torni il cessate il fuoco

Sono stati tanti i temi trattati dal Pontefice nel corso dell’Angelus, come la fine della tregua in Medio Oriente, una notizia che “addolora perché tutto ciò significa morte, distruzione e miseria. Molti ostaggi sono ancora a Gaza. Pensiamo a loro, alle loro famiglie, che avevano visto una luce, una speranza di riabbracciare i loro cari. Mi auguro che tutti coloro che sono coinvolti possano trovare una nuova intesa per il cessate il fuoco”. Il Santo Padre, dopo aver dedicato un pensiero alle vittime dell’attentato avvenuto ieri mattina nelle Filippine dove una bomba è esplosa durante la messa, ha ricordato anche la giornata internazionale delle persone con disabilità: “Accogliere e includere chi vive questa condizione aiuta tutta la società a diventare più umana. Nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle scuole, nel lavoro, nello sport impariamo a valorizzare ogni persona con le sue qualità e capacità. E non escludiamo nessuno”.

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