mercoledì, 15 Gennaio, 2025
Attualità

Lindt si oppone al riconoscimento Igp del gianduiotto piemontese

Controversa non solo la questione del latte tra gli ingredienti, ma anche la vicenda storica

Tra le tante disfide, ora anche quella del gianduiotto o, meglio, del giandojòt . Da una parte gli italiani della tradizione piemontese, e dall’altra la multinazionale svizzera Lindt. Oggetto del contendere la ricetta originale del gianduiotto che il Comitato appositamente nato per la sua difesa vuole sia riconosciuta a livello europeo con l’indicazione Igp.

Con o senza latte

La Lindt lo produce con il latte, mentre le imprese italiane lo escludono categoricamente. “Il gruppo Lindt”, racconta il segretario del Comitato del Gianduiotto, Antonio Borra, “vuole che tra gli ingredienti previsti dal disciplinare sia inserito anche il latte. Una richiesta inaccettabile: il vero gianduiotto è fatto solo con tre ingredienti, che sono nocciola, zucchero e massa di cacao.” Il latte sarebbe stato aggiunto dai produttori industriali per la distribuzione di massa.

Mercato da 200 milioni

“Il Gianduiotto di Torino”, ha sostenuto il Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, “è conosciuto in tutto il mondo, merita di essere inserito tra i prodotti certificati nazionali e comunitari, anche perché espressione di due eccellenze della nostra gastronomia dolciaria, il cioccolato e la nocciola Piemonte Igp, prodotto già riconosciuta a livello comunitario.” La richiesta del riconoscimento comunitario ha il sostegno delle aziende piemontesi, della Regione, ma anche di maestri cioccolatieri come Guido Gobino, Guido Castagna, Giorgio e Bruna Peyrano. “Oggi il giro d’affari dei gianduiotti vale 200 milioni di euro all’anno e un gruppo svizzero non può far naufragare un progetto europeo”, ha sottolineato Borra. Il vero Gianduiotto L’idea della denominazione Igp (Indicazione geografica protetta) è nata del 2015 e quindi il Comitato, sostenuto anche dall’Università di Torino, dalla Scuola di Economia e dal Dipartimento di agraria, ha coordinato lo studio degli ingredienti per il disciplinare. Nel protocollo sono inserite tutte le caratteristiche del gianduiotto, dalla forma alla qualità, dagli ingredienti da utilizzare fino ai diversi metodi di lavorazione da certificare. Questione di marchio Ma il gruppo Lindt, che controlla anche la Caffarel di Luserna San Giovanni, si è opposto al riconoscimento Igp per il gianduiotto piemontese non solo per la questione degli ingredienti, ma anche perché ha acquistato la Caffarel; azienda fondata a metà dell’Ottocento a Luserna San Giovanni, che vanta proprio l’invenzione del gianduiotto e ne depositò il marchio. E anche per questo non mancano versioni controverse: pare che la “formula magica del caratteristico cioccolatino a forma di barca rovesciata” sia di Michele Prochet, un rinomato artigiano del cioccolato piemontese della seconda metà dell’ ’800. Ma Prochet fu prima assorbito e poi espulso da Caffarel e così il gianduiotto finì per essere associato all’azienda e non al pasticciere.

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