domenica, 17 Novembre, 2024
Economia

Istituto Nazionale Tributaristi: I vertici auspicano meno burocrazia per favorire la produttività

Possiamo definirli una sorta di super eroi, quelli buoni a favore dei cittadini e contro le ingiustizie, anche se loro preferiscono definirsi semplicemente persone che cercano di fare il proprio lavoro al meglio delle proprie capacità, così come fanno quotidianamente tantissimi italiani.

In redazione eleganti e formali abbiamo dialogato con Riccardo Alemanno e Alessandro Della Marra, il primo, Presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi (INT), il secondo, Coordinatore Giovani Tributaristi sempre dell’Istituto Nazionale Tributaristi. Professionisti tosti che devono far quadrare i conti – di clienti e società – con le migliaia di leggi fiscali di Stato, Regioni, Comuni, ed Enti, corpo giuridico che conta nel Paese 260 mila leggi, che spesso si scontrano non solo con il buon senso ma anche con se stesse.

Un mare ribollente e periglioso di codici, di norme, di sentenze e naturalmente di interpretazioni che generano mostri e notti insonni. Turbamenti costosi perché, chi vuole pagare e avere un rapporto cristallino con lo Stato, ha poi necessità di confrontarsi con l’universo legislativo, che come detto caotico,incerto e strapieno di burocrazia.

Così, a farci da guida, tra i problemi e potenzialità di un sistema complesso ci sono i vertici dell’Istituto Nazionale Tributaristi.

Iniziamo dal Presidente Riccardo Alemanno.

Il presidente (INT) Riccardo Alemanno

Cosa significa per Lei parlare e tutelare le imprese, le persone cosa producono e cosa rischiano?
“Significa molto. Il mio pensiero va soprattutto alle micro imprese, ad oggi si pensa alle grandi imprese e si tralasciano le singole P.IVA, se falliscono 1000 micro imprese non fanno notizia, ma se fallisce una azienda da 1000 dipendenti allora si se ne parla, è giusto e doveroso l’interesse delle stato verso le problematiche occupazionali, ma allora deve esserci lo stesso interesse anche per i mille collaboratori delle microimprese che chiudono”.

In una Italia sempre più anti impresa, dove la burocrazia soffoca ogni possibilità di crescere, di puntare su uno sviluppo liberale e aperto al confronto e alla concorrenza, cosa propone lei a chi lotta per affermare il suo diritto a fare bene professione e impresa?
“In primo luogo sarebbe necessario un cambio di passo, un salto qualitativo di tutto il sistema, ci vorrebbe una stabilità e una certezza normativa, il lavoro è un diritto e l’eccesso di burocratizzazione porta solo spese. Un’impresa anche una microimpresa, per esempio, se ha un credito di imposta – la logica vorrebbe la compensazione – invece si rimanda l’ utilizzo del credito, dando così adito a costi , tempistiche lunghe, a danno della liquidità e della stabilità”.

Come giudica la politica? A suo giudizio c’è attenzione da parte del legislatore verso le piccole imprese? E con quali garanzie e risultati?
“Lo dico con amarezza: No. Il contribuente va messo al centro non può attendere la compensazione; l’attesa e il rinvio allo Stato generano risparmio di quel costo, ma la verità è che l’anno dopo ritrova lo stesso ammanco e ciò genera un indebitamento, e le microimprese non hanno respiro”.

Presidente Alemanno quali difficoltà hanno le imprese ad assumere persone. E, soprattutto, cosa realizzare per creare un circolo virtuoso tra l’azienda, il lavoratore e lo Stato?
“Se costruiamo opportunità di crescita in Italia,  avremo di conseguenza anche un Prodotto interno lordo (PIL) maggiore, che, con una lotta reale agli sprechi spesa pubblica in primis, avrebbe come conseguenza una riduzione del deficit. Puntare verso una crescita produttiva significherebbe dare anche maggiori risorse al welfare, da non confondere con l’assistenzialismo che oggi sembra a volte prevalere. Oggi troppe cose sono rimaste indietro, la Pubblica amministrazione ha bisogno ad esempio di essere digitalizzata, snellita, rapida. Una pubblica amministrazione dove con controlli incrociati dei dati si ha in modo istantaneo il riscontro  e quindi si ha la risposta immediata e concreta di fattibilità. Lo Stato sopravvive, la legge di bilancio viene approvata quasi stancamente, i soggetti Irpef devono essere maggiormente al centro dell’azione di governo, rimodulazione dell’Irpef  a beneficio di tutti lavoratori dipendenti ed autonomi ed anche delle famiglie, certo non si può fare tutto e subito ma si devono dare dei segnali ed avere soprattutto una visione di lungo periodo”.

Il Coordinatore Giovani Tributaristi (INT) Alessandro Della Marra

Alessandro Della Marra, Lei è il Coordinatore dei giovani tributaristi, ha 30 anni ed ha già molte idee quali le sue proposte nazionali per chi parte da zero in un attività e vuol credere in un idea di crescita e rendimento futuro?
“Lo Stato dovrebbe istituire un regime agevolato che preveda uno snellimento dell’imposta sostitutiva del 5% e parte contributiva fissata al 25,72% . Bisogna intervenire a livello fiscale e societario con i regimi premiali quantomeno nella fare di start up”.

Lei dice “bisogna intervenire” ma secondo Lei è possibile farlo ora?
“È necessario superare alcuni limiti. Vi è carenza, ad esempio, di formazione e informazione poiché lo Stato investe su altro”.

Ai Giovani cosa manca? Come possono sperare di inserirsi in un mondo professionale così ampio e difficile?
“Ai giovani manca la pratica bisogna introdurre dei corsi professionalizzanti per esempio nel nostro settore dopo un percorso di studi, è necessario per un tributarista  un percorso di esperienze reali, concrete,  che comprenda le effettive difficoltà che si incontrano nella quotidianità di uno studio professionale”.

Come Istituto Nazionale Tributaristi che proposte avete messo in campo di recente?
“A sostegno dei giovani professionisti lanceremo entro fine anno un progetto in collaborazione con alcune  Università, progetto che mira ad un obiettivo formativo ben preciso, studi e ricerche che vadano oltre la sola teoria. Il confronto con il mondo reale è necessario e utile a tutti”.

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