lunedì, 16 Dicembre, 2024
Società

La cantautrice DollyNoir nel suo primo inedito la politica dei “Falsi Riflessi”

Se scrivere una canzone significa calcificare un’emozione, uno stato d’animo, allora si può dire che “Falsi Riflessi”, il primo singolo di DollyNoir, nome d’arte di Roberta Nerone, uscito l’8 Marzo scorso, sia un piccolo grande capolavoro.

Per definire la sua canzone bisogna partire da zero, dalla forma della canzone come la conosciamo oggi, una sintesi di accordi e parole che stanno all’interno di una cornice lunga non più di tre minuti e mezzo, eppure la cantautrice romana osa: è il suo primo lavoro in studio, il suo primo lavoro reso edito, ma lei decide che debba durare più di cinque minuti, aggrappandosi a quella voglia di raccontare le storie in musica, che fa capo ad altri tempi, ma che alla fine fa immergere l’ascoltatore in un universo assestante, stilisticamente maturo e molto raffinato partendo proprio da quel valore che fa la differenza all’interno di un lavoro musicale: il testo.

Parlare di testi nell’industria musicale del 2023 è complesso, i generi sono vari e talvolta vengono volutamente mescolati tra di loro, invece il testo di DollyNoir è semplicemente bello, proprio perché in rima come una poesia, semplice, che non significa scontato ma che sa diventare universale, uno specchio in cui chiunque abbia attraversato l’esperienza narrata tra le righe e non, si può riflettere per comprendere meglio il proprio passato e perché no, anche interrogarsi sui desideri da attendere per il proprio futuro.

Il tema è quello della maternità e si sa, i figli sono stati talmente trattati tra le canzoni del passato, da uomini e da donne, da rendere difficile una stesura originale, ma ciò che rende diversa la parte testuale di questo lavoro sono le immagini che sanno farsi talmente evocative eppure così realiste da mozzare il fiato, come la bellezza più pura che riesce a non lasciare indifferenti gli occhi di chiunque al suo passaggio.

Essere madri può anche diventare un travaglio, prima, durante e dopo il parto, ma chi lo ha mai narrato?

Essere madri può voler dire dover rinunciare alla propria indipendenza di pensiero e di azioni in una società troppo radicata in una determinata forma mentis, ma chi se ne è mai interessato?

Nessuno perché a volte la paura di parlare della propria esperienza genitoriale in un certo modo contribuisce a farti sentire quasi “inadatto al ruolo” anche quando così non è.

Non può essere un delitto la stanchezza di una madre, non può essere un delitto fare una riflessione accurata sulle rinunce che questo atto d’Amore comporta e soprattutto certi ragionamenti non rendono una madre più o meno disamorata, anzi, preservano il suo lato umano e di donna, quello in grado di far perdere la testa ad un uomo ed anche quello che rende il figlio per sempre innamorato di sua madre.

DollyNoir con le sue parole ci insegna questo: non esiste una madre “meno madre” perché sente il bisogno di farsi rispettare dalla società che la circonda, quella società che tante volte preferisce uno schiaffo morale o fisico ad un fiore posato sul tavolo davanti agli occhi di chi ha messo al mondo una nuova vita, quella società che invece di privare quella stessa donna della sua dignità, dovrebbe creare nuovi diritti per permetterle di preservarla. Una mamma è una donna ed una donna è un essere umano che ha bisogno di andare avanti a testa alta e quando vuole, anche di abbassarla di fronte ai suoi doveri e sentirsi in diritto di provare spossatezza nei riguardi della grande scommessa che la vita le ha proposto: portare avanti la crescita di un’altra vita continuando ad imparare nel corso della sua.

La parte musicale, di Falsi Riflessi, è stata composta dal cantautore napoletano Francesco Nardo, che ha prodotto il brano e ne ha curato tutti gli arrangiamenti, impreziosendo con la sua esperienza le parole di una canzone che ha bisogno di armonie “ tappeto” e che non sovrastino il significato dentro le parole, che invece necessitano di essere ascoltate sillaba dopo sillaba.

DollyNoir ha ricordato, ai fruitori occasionali di musica ed ai grandi appassionati, che si possono ancora scrivere belle canzoni, fatte “di pancia” e non soltanto per vendere, nate per far riflettere e non solo per estraniare.

Non è vero che la musica deve portarci obbligatoriamente altrove, non è vero che la musica ha il compito troppo arduo di farci dimenticare la realtà; la musica ha il sacrosanto dovere di descriverla perché possa cambiare presto o tardi: Questo è ciò che rende questa canzone politica, rivoluzionaria e forse, le orecchie ed i cervelli delle persone, di questo hanno bisogno adesso che tutto sembra così liquido da scorrere via in un niente.

Roberta e la sua “ Falsi Riflessi” fanno politica, fanno filosofia, fanno etica, fanno umanità e ci riportano a contatto con un universo dimenticato, quello in cui certe canzoni non “ sono solo canzonette” ed in cui in cinque minuti forse è possibile dire tutto quel che serve per aprire un dibattito sociale che è sempre più tardivo e di cui tutti, anche gli uomini, hanno bisogno per migliorare la qualità della nostra vita che, ci piaccia o meno, non è così individuale come vogliono farcela apparire oggi, ma per cambiare, il futuro necessita di collettività prima che di ogni altra cosa.

 

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