Un impianto di politiche industriali, del lavoro, della formazione, dell’innovazione. Un progetto che abbia organicità di sistema e che tenga conto sia degli scenari geopolitici sia dei territori produttivi. È l’ambizioso piano della Cna che punta tutto sul “Made in Italy” come “brand ad elevata reputazione”. Proposte e indicazioni sono state presentate dalla Confederazione nell’audizione alla Commissione attività produttive della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul Made in Italy.
Le nuove opportunità
Per la Confederazione nazionale degli artigiani i prodotti nazionali hanno la necessità di essere quanto più possibile veicolati, manutenuti e protetti da tutte le imitazioni. “È opportuno”, spiega la Cna, “rivolgere l’attenzione al suo ‘sottostante’, ponendo al centro il tema della manifattura italiana, del suo intrinseco carattere molecolare, e del suo ‘legame intimo’ con i territori dove si realizza la produzione”. C’è inoltre un altro obiettivo che sta a cuore alla Confederazione
ed è quello delle filiere produttive manifatturiere che per la Cna,“devono essere esplicitamente dichiarate strategiche per il Paese”.
Opportunità dalle aggregazioni
Il rilancio di una politica distrettuale, così come presentata dalla Confederazione nazionale degli artigiani deve “preludere a una politica di collaborazioni, aggregazioni, messa in rete di imprese”, sottolinea la Confederazione, “modalità indispensabili per la miglior partecipazione alle dinamiche globali e alla possibilità di intercettare le catene globali del valore”.
I giovani, grande risorsa
Un “imponente” lavoro, secondo la Cna, deve essere poi dedicato al tema giovani. “A come costruire un percorso che li introduca al mondo della produzione manifatturiera sia come lavoratori dipendenti che come imprenditori”, sottolinea la Confederazione, “Tutto questo non può che passare da una più stretta correlazione e integrazione tra scuola e lavoro, tra il mondo dell’istruzione e della formazione e quello della piccola imprenditoria.
Si rende poi necessario”, fa presente la Cna, “supportare le imprese italiane sul fonte dell’internazionalizzazione favorendo l’ingresso di nuove, aggiornate e adeguate competenze”.
La forza delle imprese
Il Piano della Confederazione nazionale degli artigiani è anche una sollecitazione ad “avere consapevolezza che la stragrande maggioranza delle imprese attive nelle filiere del Made in Italy – circa 155 mila aziende – sono micro e piccole imprese, il 96,7% del totale e il 46,7% dell’occupazione complessiva”. Sono realtà produttive che hanno necessità precise, come, spiega la Cna, “al potenziamento dei canali distributivi, alla capacità di costruire modelli di collaborazione integrata, al reperimento sul mercato del lavoro di idonee figure professionali, ad una gestione del passaggio generazionale che tuteli e tramandi esperienze e segni distintivi – sia da un punto di vista tecnico che culturale – per mantenere viva l’artigianalità”, auspica la Cna, “anche in prodotti realizzati con tecniche più moderne”.
Artigiani ruolo determinate
Infine, per la Confederazione è necessario guardare al ‘sottostante’ ossia “non dimenticare che le imprese che partecipano oggi alla grande saga del made in Italy sono in prevalenza imprese artigiane (77,0%), una forma organizzativa”, conclude la Cna, “un modo di operare e di stare sul mercato che ha dato tanto al Paese e che merita la massima attenzione e considerazione”.