venerdì, 22 Novembre, 2024
Società

Manifestazione a Roma  per difendere le vittime del regime di Teheran

Il coraggio dei giovani iraniani: “Italia bella mia sii la voce mia.”

“Chi tace acconsente” è lo slogan della manifestazione che si è tenuta ieri a Roma in difesa del popolo iraniano, che viene massacrato senza pietà da un regime che è quanto di più vicino al demoniaco si
possa immaginare. Lo raccontano le bocche chiuse di tutti i morti innocenti trucidati da questo regime, lo racconta il nome di Mahsa Amini, dei suoi vent’anni di cui ci resta una lapide, eppure proprio questa pietra tombale è diventata la testata d’angolo di una rivoluzione, questa sì, santa, che i giovani e gli iraniani stanno
combattendo senza cedere un passo, e proprio per questo il prezzo da loro pagato diventa la vita stessa.

Cos’è il male ce lo raccontano le urla straziate di una madre al funerale di suo figlio di 10 anni e il microfono che le viene strappato quando accusa di terrorismo lo Stato Islamico. Questi sono gli ultimi bagni di sangue di cui si è macchiato il regime degli Ayatollah: Kian Pirfalak, un bambino di 10 anni, è stato ucciso mente si trovava in macchina con la sua famiglia e stava tornando a casa, suo padre, anche lui ferito, è morto durante il trasporto in ospedale. La madre di Kian ha portato a casa il cadavere di sui figlio, invece di portarlo in
obitorio e lo ha conservato nel ghiaccio, per il terrore che le autorità sequestrassero il corpo, togliendole persino la possibilità di fargli il funerale, riuscendo così a poter celebrare il rito funebre, ma non a
urlare tutto il suo strazio, perché è stata silenziata dal regime anche in quello spazio del cuore sacro. In questi giorni il regime iraniano ha approvato la pena di morte per i manifestanti, oltre 15.000 persone sono detenute in carcere e stanno affrontando una discesa agli inferi inimmaginabile.

Per queste atrocità, per dire “donna, vita, libertà”, per dire “Iran, lotteremo, moriremo, ti riprenderemo”, per dire “Italia bella mia, sii la voce mia” migliaia di voci si sono levate in un unico grido e un solo
corteo che da Piazza della Repubblica, si è messo in marcia fino a Piazza Vittorio Emanuele. Uomini e donne, bambini, adulti, abbracciati e in lacrime hanno dichiarato che non lasceranno soli i loro fratelli
iraniani e non accetteranno nessun compromesso con un regime che è la vergogna dell’umanità. Queste sono le parole urlate da una portavoce ai microfoni: “Oggi noi iraniani siamo uniti fino al raggiungimento dell’obiettivo comune: rovesciamento del regime, non accetteremo vie di mezzo. Chiediamo al Governo Italiano di fare un passo significativo e iniziare con l’espulsione degli ambasciatori della Repubblica islamica. Chiediamo l’interruzione dei rapporti commerciali con chi ha le mani sporche di sangue.

L’odore del petrolio non copre l’odore del sangue! Giornalisti unitevi a noi e sosteneteci contro un regime guerrafondaio, noi riusciremo a liberarci dal regime teocratico degli ayatollah, gridate tutti insieme affinché anche in Iran i nostri connazionali ci sentano e capiscano che siamo con loro.” Il momento più toccante della manifestazione, quello in cui molti si sono sciolti in lacrime è stato quando sono state diffuse le ultime voci in vita dei giovani iraniani uccisi, come quella di Navid Afkari che diceva, prima di essere impiccato “il vostro silenzio è disumano”, o come la voce di Nika Shahkarami, in uno dei momenti di allegria, quale i suoi 16 anni
meritavano, prima di trovare la morte brutale che la polizia di regime le ha inferto. Queste voci risuoneranno per sempre nelle coscienze di tutti e certe lacrime non le asciuga il sole, spuntato dopo il temporale che ha accompagnato il corteo: nemmeno il cielo trattiene più le lacrime.

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