Quella che i russi, con la solita retorica di stampo sovietico, hanno definito “l’evacuazione di civili” da Kherson, quasi a voler descrivere il loro impegno “umanitario” per preservare l’incolumità di queste persone inermi, altro non è che l’ennesimo caso di deportazione di massa perpetrato dalle forze armate russe.
Si dirà che la richiesta è stata avanzata da Volodymyr Saldo, locale “governatore” della regione, ma anche in questo caso occorre ricordare che si tratta di un uomo di Putin, imposto da Mosca dopo l’occupazione dei territori senza che fosse effettuata alcuna consultazione della popolazione locale, neanche una consultazione farsa come quella dei referendum.
Per essere ancora più chiari, ecco cosa sta accadendo in queste ore. Le autorità filorusse della Regione di Kherson hanno in programma di “reinsediare” circa 50.000-60.000 persone entro una settimana, al ritmo di 10.000 persone al giorno. Donne e bambini, saranno deportati in aree sotto il controllo russo sull’altra sponda del fiume Dnipro, mentre gli uomini verranno trattenuti, per effetto dell’applicazione della legge marziale promulgata da Putin il 19 ottobre, così da poter essere forzosamente arruolati per combattere contro i propri connazionali ucraini che in queste ore sono alle porte di Kherson. Impossibile immaginare quale possa essere lo stato d’animo di queste persone, costrette ad imbracciare le armi contro altri ucraini, mentre le loro famiglie sono “amorevolmente” tenute in ostaggio dai russi.
Del resto non è la prima e purtroppo è sin troppo facile prevedere che non sarà l’ultima volta che i russi si rendono responsabili di simili crimini.
Appena un mese fa Maria Alexeyevna Lvova-Belova, Commissaria presidenziale russa per i diritti dei bambini, è stata sanzionata da Unione Europea, Australia, Canada, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti per aver guidato gli sforzi della Russia per deportare migliaia di bambini ucraini in Russia. Gli sforzi di Lvova-Belova hanno incluso specificamente l’adozione forzata di bambini ucraini nelle famiglie russe, la cosiddetta “educazione patriottica” dei bambini ucraini, modifiche legislative per accelerare la fornitura della cittadinanza della Federazione Russa ai bambini ucraini e la deliberata rimozione dei bambini ucraini da parte delle forze russe.
All’epoca l’ambasciatrice americana all’ONU, Linda Thomas-Greenfield, aveva dichiarato: «Abbiamo prove che centinaia di migliaia di ucraini, compresi bambini, sono stati interrogati, detenuti e deportati con la forza. Alcuni semplicemente svaniscono. Un numero crescente di testimoni oculari e sopravvissuti alle operazioni di filtrazione racconta le minacce, molestie e tortura da parte delle forze di sicurezza russe. Sono stati oggetto di perquisizioni invasive, interrogatori in circostanze disumane e umilianti. Ciò a cui si riduce è una serie di orrori che accadono in tempo reale in Europa che riecheggiano un periodo molto oscuro del passato».
Le Nazioni Unite hanno affermato in quella occasione che le accuse erano credibili e che le forze russe avevano inviato bambini ucraini in Russia per l’adozione come parte di un programma di trasferimento forzato e deportazione su larga scala.
“Riteniamo che il Cremlino utilizzi le operazioni di filtraggio come cruciali per i suoi sforzi per annettere aree dell’Ucraina sotto il suo controllo”, ha affermato il vice portavoce del Dipartimento di Stato Vedant Patel.
L’Ambasciatrice Ilze Brands Kehris, Segretario generale aggiunto per i diritti umani delle Nazioni Unite, ha affermato che ci sono state accuse credibili di trasferimenti forzati di bambini ucraini nel “territorio occupato dalla Russia o nella stessa Federazione Russa”.
Quella di Kherson è quindi l’ultima puntata di un orribile spettacolo messo in scena da Putin e suoi sodali. Nessuno si volti dall’altra parte.