lunedì, 25 Novembre, 2024
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Cremlino: “The show must go on”

Mentre nella città di Mosca erano in corso le “pompose” celebrazioni dell’875° anniversario della città, con 23 spettacoli pirotecnici e l’inaugurazione di una gigantesca ruota panoramica a cui ha partecipato il presidente Putin in persona, nella regione ucraina di Kharkiv in Ucraina, le forze russe – travestendosi da civili, rubando biciclette, abbandonando tonnellate di equipaggiamento e munizioni militari – fuggivano in disordine. È stato uno spettacolo incongruo alla fine di una giornata in cui le notizie dalla prima linea in Ucraina erano diventate di ora in ora più disastrose per Mosca.

Numerosi politici russi avevano chiesto a Mosca di posticipare le celebrazioni annuali della Giornata della città in ragione di quanto stava accadendo in Ucraina, ma il Cremlino ha deciso che annullare i festeggiamenti sarebbe stata un’ammissione troppo diretta che tutto stava andando storto. Ironia della sorte, qualcosa è andato storto anche a Mosca. Solo dopo poche ore che il presidente Putin nel suo discorso inaugurale, vantandosi per la nuova ruota panoramica, enfatizzava: “Non c’è niente del genere in Europa”, la nuova installazione ha smesso di funzionare, costringendo al rimborso dei biglietti già venduti.

Vi è una singolare analogia tra quanto accaduto a Mosca e quanto sta accadendo da mesi in Ucraina, con una sola importante differenza. Se per la ruota panoramica i moscoviti possono sperare in una rapida riparazione, altrettanto non si può ipotizzare per la “logora” strategia di guerra di Putin e, per le conseguenze che ciò avrà sulla sua presidenza e sulla sua reputazione.

La cosiddetta “operazione militare speciale”, iniziata la mattina presto del 24 febbraio, ha cambiato irrevocabilmente la vita della società civile russa in pochi giorni. Le ultime due settimane hanno portato a conseguenze devastanti.

Oltre alle ostilità armate sul territorio dell’Ucraina, l’operazione speciale è accompagnata da pressioni sulla società civile russa. Solo per citare un caso tra tutti, il ministero dell’Istruzione russo ha inviato alle scuole manuali che spiegano come condurre le lezioni sul tema «Sanzioni anti-russe e loro impatto sull’economia nazionale». All’inizio della lezione, l’insegnante dovrebbe citare il presidente Vladimir Putin sul punto che «sulla Russia viene esercitata una pressione esterna senza precedenti». Ci sono anche lezioni sul tema dei «conflitti ibridi», in cui gli scolari sono invitati a determinare la veridicità o la falsità di vari rapporti su ciò che sta accadendo in Ucraina in forma di gioco. Inoltre, agli insegnanti è stato chiesto di tenere una lezione sugli “eroi del nostro tempo” – i militari, che si sono particolarmente distinti durante l’invasione del territorio dell’Ucraina. Durante questa lezione, gli scolari sono stati incoraggiati a tenere manifestazioni sui loro social network per sostenere la guerra.

Ecco perché, in un simile contesto, l’iniziativa di alcuni consiglieri municipali che in 18 distretti russi – tra cui Mosca e San Pietroburgo – hanno chiesto ufficialmente alla Duma di incriminare il presidente Putin per tradimento, risulta particolarmente coraggiosa. Come ovvio, non sono mancate le prevedibili ritorsioni. Sono stati accusati di aver screditato il governo e l’esercito russo, secondo quanto previsto dal Codice dei reati amministrativi della Federazione Russa.

Il consigliere russo Nikita Yuferev ha argomentato così questa scelta: “Putin pregiudica la sicurezza della Russia e dei suoi cittadini, per non parlare dei problemi arrecati all’economia e alla politica russa negli ultimi 20 anni al potere – dice – Ma la ragione principale è la sua decisione del 24 febbraio, quando ha lanciato un’operazione militare in Ucraina. Suggeriamo che la Duma di Stato applichi le procedure legali contro di lui, che sono previste dalla legge federale sul tradimento e la procedura per le sue dimissioni è prevista dalla Costituzione russa”.

Il corso disastroso dell’invasione ucraina rischia di trasformarsi nella più grande crisi della lunga presidenza Putin. Già sventato nel suo piano di guerra iniziale di catturare Kiev in pochi giorni e installare un governo fantoccio amico, anche il piano B di annettere gran parte dell’est dell’Ucraina sembra più debole alla luce della recente offensiva ucraina. Le forze ucraine hanno devastato il comando e controllo russo e sembrano pronte a trarre vantaggio dai loro progressi nel nord-est del Paese e in un’altra campagna nel sud. La posta in gioco è enorme.

Ora tutti gli occhi sono puntati sulla risposta di Putin. Cercherà di sorvolare sull’ennesima disfatta, così come fece dopo il ritiro da Kiev, o raddoppierà con mobilitazione e minacce nucleari?

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