venerdì, 22 Novembre, 2024
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Cultura

Sergio Lombardo, l’arte della ricerca del bello

Sergio Lombardo nella sua casa studio

Ci troviamo nella particolare cornice della casa studio di Sergio Lombardo. L’artista, nonostante gli studi in giurisprudenza e in psicologia, ha dato forma alla sua spiccata dote artistica. Sergio, grazie innanzitutto per averci ospitato. Ci puoi raccontare il tuo esordio artistico?
Cosa dire, qualcuno dei critici mi definiva un enfant prodige, perché ho iniziato giovanissimo; già a 16-17 anni, ho esposto in mostre, a carattere locale, nella mia Roma. Nel 1957-58 c’è stata una mostra che è passata alla storia perché era stata organizzata dal Partito comunista che allora gestiva la cultura in Italia. Avevano allestito una mostra di pittura dove c’era praticamente tutta la scuola di Piazza del Popolo. E io mi trovai lì per caso. Visti i miei studi classici, avevo delle mie idee molto precise e già da allora ebbi un certo battibecco con i burocrati del partito comunista, i quali mi cacciarono dicendo che non avrei mai più potuto fare l’artista nella mia vita.

Sergio Lombardo – Pittura stocastica – TAN – 1985 – vinilico su tela 360x240cm

La storia insegna che non hanno avuto ragione, visti i successi e il tuo contributo dato all’Arte. Come continua la tua carriera?
A vent’anni ero già presente a La Tartaruga, storica galleria d’avanguardia romana, centro dell’arte più avanzata in Europa, le cui città più importanti erano Roma e Parigi. La capitale francese, a differenza della città eterna, era un po’ più in ritardo perché non riconosceva gli americani. Roma aveva un forte legame con New York e noi eravamo amici degli artisti americani, i più noti rappresentanti della pop art, come Andy Warhol, Robert Rauschenberg, Roy Lichtenstein, ecc., i quali venivano comunque spesso a Roma e frequentavano solo i nostri studi. Successivamente, nel 1963, ho presentato presso La Tartaruga la mostra “Lombardo, Mambor, Tacchi”. Insieme a me, Renato Mambor e Cesare Tacchi, tre artisti riformatori rispetto alla stessa scuola di piazza del Popolo. Come diceva Cesare Vivaldi, i miei lavori hanno evocato un effetto shock sulla giovane pittura romana d’avanguardia. E in effetti eravamo molto innovatori. Se nei primi anni 60 però eravamo un po’ spericolati, nei secondi anni 60 la cosa è cambiata perché il centro mondiale dell’arte e della cultura si è spostato dall’Europa all’America. Molti italiani, e forse anche europei, si sono ritirati in posizioni di retroguardia e quindi, essendo noi partiti con l’avanguardia nei primi anni 60, purtroppo ci siamo trovati un po’ isolati. Di fatto, il mercato europeo è tornato indietro, e quello italiano arretrò di molto. Da qui si arrivò all’anacronismo e alla Transavanguardia. E con il passare del tempo mi sono trovato ancora più isolato perché ero il leader della ricerca più avanzata.
Nel 1970 sono stato invitato alla Biennale di Venezia, mostra a cui ho partecipato anche nel 1993, 2003 e nel 2009. Nel 1977 ho fondato il Centro Studi Jartrakor, una galleria autonoma, con un gruppo di artisti che facevano ricerca e la sua evoluzione naturale ha portato fino alla pittura stocastica.

Sergio Lombardo – Gesti Tipici – Kennedy e Fanfani – 1962 – smalto su tela 150x200cm

In realtà per Sergio Lombardo gli States più che una minaccia sono stati una grande opportunità, avendo conquistato il mercato americano con la tecnica più riconosciuta oggi sul mercato, ovvero “Gesti Tipici”, di cui un esempio è alle nostre spalle, e con il lavoro che rappresenta il Presidente Kennedy. In tal senso, sei stato un grande ambasciatore del Made in Italy nel mondo, di cui il mondo dell’arte ti è grato.
Esatto, questo lavoro, dopo aver fatto il giro del mondo prima con un’esposizione al Museo di Minneapolis, poi di Dallas, successivamente pubblicato dal New York Times, è stata infine acquistato a Philadelphia, dove sono stati realizzati anche dei gadget di cui uno molto sfizioso, un piccolo puzzle raffigurante la mia tela.
Per quanto concerne l’universo dell’arte, l’Italia è sempre stata molto apprezzata, riconoscendo Maestri assoluti, seppur con il tempo il mercato si è molto spostato verso altri Paesi.

Sergio Lombardo – Pittura stocastica – SAT – 2013-14 – vinilico su tela 300×200 cm

La tua carriera è stata oltre che molto lunga anche variegata ed è impossibile racchiuderla in un unico movimento. Il mercato riconosce in “Gesti tipici” le tue opere più importanti; tu invece a quale fase sei più legato? Inoltre, ci puoi raccontare qualche aneddoto legato ai salotti romani o all’influenza che la critica può aver avuto su di te?
I gesti tipici sono quelli che il mercato ha apprezzato di più, con importanti quotazioni. Ma io ovviamente, essendo un artista che fa ricerca avanzata, apprezzo le ultime opere: si tratta di facce stocastiche imprevedibili, costruite attraverso un algoritmo che ho inventato, in modo geometrico e matematico, in grado di generare delle facce che non esistono nella natura ma scatenano una serie di associazioni che io chiamo eventi.

Non hanno mai avuto grandi influenze su di me né il mercato né la politica e tanto meno la critica d’arte. Io sono andato dritto per la mia strada, rimanendo assolutamente isolato per molti anni e decenni, pur essendo sempre al centro della scena intellettuale. La mia grande fortuna, essendo stato professore universitario ordinario, è stata non dover vivere di sola arte. Mi sono dedicato tranquillamente alla ricerca, senza dovermi far ricattare dalle varie piccole correnti che ci sono state.

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