Gennaio amaro per il commercio. La fiducia di imprese e consumatori scende togliendo le illusioni emerse a dicembre di una ripresa facile e senza intoppi. L’Istat a cui la Confcommercio si riferisce stima una diminuzione sia dell’indice del clima di fiducia dei consumatori (da 117,7 a 114,2) sia dell’indice composito del clima di fiducia delle imprese (da 112,7 a 105,4). Per le imprese si tratta di un “deciso ridimensionamento”, visto calcola la Confederazione che l’indice scende “al valore più basso degli ultimi nove mesi”.
Tutti in difficoltà
In diminuzione tutti i comparti, anche se con intensità diverse. “La discesa”, analizza la Confcommercio, “è contenuta nell’industria (nel manifatturiero l’indice di fiducia passa da 115 a 113,9 e nelle costruzioni scende da 159,1 a 158,8) e nel commercio al dettaglio (da 107,4 a 106,6). Nei servizi di mercato, invece, c’è una brusca caduta si passa da 109,6 a 94,9”.
Economia e disoccupazione
In calo le attese sulla situazione economica dell’Italia e sull’andamento della disoccupazione. A livello di circuito distributivo, la fiducia è in diminuzione nella grande distribuzione mentre migliora in quella tradizionale. Il crollo dei servizi di mercato è determinato soprattutto dal pessimo risultato del trasporto e magazzinaggio e dei servizi turistici.
“Quanto ai consumatori”, aggiunge la Confcommercio, “tutte le componenti dell’indice sono in calo, soprattutto quelle riferite al clima economico (l’indice passa da 139,6 a 129,7) e al clima futuro da 120,8 a 113,5”.
Limiti alla socialità e inflazione
“Come era logico attendersi”, osserva la Confederazione, “l’incrocio tra i nuovi vincoli alla socialità e alla produzione con il ritorno dell’inflazione, ha generato una diffusa riduzione della fiducia, tanto tra le famiglie quanto tra gli imprenditori. Uno ‘shock’ di inizio 2022 che non va sopravvalutato ma che non deve essere nemmeno del tutto trascurato”.
Caro energia e prezzi
“Gli impulsi sui costi dell’energia”, evidenzia l’Ufficio Studi di Confcommercio, “si stanno diffondendo alle altre filiere e cominciano a leggersi nelle dinamiche dei prezzi al consumo, comportando, almeno nel breve termine, un’erosione del potere d’acquisto delle cospicue attività liquide non protette dall’inflazione. Ciò potrebbe comprimere la dinamica dei consumi, indebolendo la ripresa”.
Ripresa eterogenea
“Preoccupazioni sulla crescita”, prosegue l’Ufficio Studi, “emergono con chiarezza anche dal versante delle imprese, sia pure con diverse intensità. Se nel commercio al dettaglio qualche giovamento deriva dalla sostituzione delle consumazioni fuori casa con acquisti per l’alimentazione domestica, presso i servizi di mercato si acuisce gravemente il disagio delle imprese, in particolare nei trasporti e nella filiera turistica. Il che ripropone il tema di una ripresa eterogenea, con ampi settori del terziario di mercato ancora in piena pandemia economica, una condizione di fragilità che si riverbera sulla tenuta complessiva del sistema produttivo”.