venerdì, 19 Aprile, 2024
Energia

Idrogeno, l’Italia si candida a un ruolo di leadership

MILANO (ITALPRESS) – "L'idrogeno è un tema degno di grandissima attenzione. Non possiamo tirarci fuori da un trend che è mondiale. L'idrogeno è in prospettiva una delle grandi soluzioni del futuro, oggi la domanda è scarsa, e poi costa ancora troppo. Dobbiamo allora costruire le condizioni per prepararci. Dobbiamo tenere in conto diversi elementi, ma treni e trasporto pesante su gomma, sono settori dove l'idrogeno può funzionare. E' un mercato che crescerà, la transizione deve portarci a creare una rete di distribuzione e di accumulo". Così il ministro alla transizione ecologia, Roberto Cingolani, intervenendo al forum del "Sole 24 Ore" dal titolo "La strategia sull'idrogeno e la transizione energetica". "Noi siamo in una fase, dove l'idrogeno sta decollando, e si comparano tecnologie diverse. Ci sono delle linee pilota, penso che nel momento in cui i risultati saranno buoni, a quel punto serviranno le infrastrutture. Dobbiamo anche proteggere la supply chain, per avere prodotti della filiera italiana", ha aggiunto. "L'idrogeno è molto costoso da trasportare, ecco perché va prodotto dove si consuma. Va prodotto e riprodotto dove serve", ha spiegato Francesco Starace, Ceo di Enel. Starace, allargando lo sguardo all'intera catena di valore dell'idrogeno, ha focalizzato la sua attenzione sugli elettrolizzatori, che sono una delle maggiori voci di costo: "L'elettrolizzatore è un prodotto di nicchia, di lusso, ancora oggi. E' esattamente la situazione in cui si trovavano 60 anni fa i pannelli solari, nati per alimentare i veicoli spaziali. Le industrie spesso nascono come applicazioni di nicchia, che poi vanno efficientate anche per gli elettrolizzatori, credo questo possa avvenire, e lo capiremo già entro 5 anni. Dobbiamo spingere per abbattere i costi, se ci riusciremo, produrremo idrogeno senza produrre CO2". "Si parla dell'idrogeno da 30 anni. Oggi però c'è la necessità di un mix con diversi vettori energetici. Abbiamo bisogno di nuovi vettori, l'idrogeno è raro, ma può dare grandi soluzioni nel mondo industriale, e nella mobilità pesante", ha spiegato Claudio Descalzi, Ceo di Eni. "Su questa tecnologia ci siamo attrezzati, avremo delle funzioni di rifornimento multifunzionali anche con l'idrogeno. In futuro ci sarà una crescita anche per l'idrogeno nella mobilità leggera, anche se oggi non è efficiente, anche rispetto all'elettrico. Probabilmente i veicoli pesanti saranno predominanti, anche nel trasporto navale e in quello ferroviario l'idrogeno è un'alternativa", ha aggiunto. Per Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A, "il problema più grosso da risolvere è il trasporto dell'idrogeno. Questo è un tema cruciale. Oggi c'è un ottimo livello di cooperazione tra le aziende italiane e mi aspetto che ognuno faccia la sua parte, ecco perché mi aspetto da Snam una soluzione confortante". "Sono convinto che l'idrogeno non lo vedremo nella mobilità leggera. In Europa ci sono pochissime stazioni di rifornimento. Diverso il discorso dei truck, che valgono il 10% del mercato, e che con un pieno di idrogeno avranno 4.500 km di autonomia", prosegue Mazzoncini. "Un discorso che vale anche nei treni, penso al progetto della Valcamonica, che noi stiamo sviluppando – sottolinea Mazzoncini -. Qui ha molto senso decarbonizzare la linea, e la decisione di Fnm di acquistare treni a idrogeno diventerà vincente quando il costo dell'idrogeno green si abbasserà. Noi con loro e Snam, cercheremo di capire come riuscirsi, magari anche con il termovalorizzatore di Brescia che produce energia 24 ore al giorno, ed è una fonte rinnovabile". "Per l'Italia lo sviluppo dell'idrogeno può essere una grande opportunità. Dobbiamo sviluppare in Italia e in Europa tutto ciò che si può e anche creare delle partnership internazionali. Abbiamo un vantaggio geografico importante e un vantaggio infrastrutturale grazie a una rete interconnessa con Algeria, Tunisia, Libia e Medio Oriente attraverso la Grecia", ha evidenziato Marco Alverà, amministratore delegato di Snam. Alverà ha poi ricordato l'investimento fatto dal gruppo in De Nora, leader mondiale nei componenti per gli elettrolizzatori. "Tutto questo – ha proseguito – ci può far diventare un hub di esportazione di idrogeno verso l'Europa, in particolare verso la Germania che ha bisogno di molto import". Questo grazie, "alla rete più estesa al mondo fuori dalla Russia" che può collegare il nord Africa al cuore dell'Europa, cui si aggiungono "asset in molti Paesi come Francia e Austria, con la possibilità di creare reti parallele". "L'infrastruttura del gas sarà cruciale nella transizione energetica. A patto che queste strutture siano in grado di gestire nel breve il biometano, e nel lungo anche gas vettori di idrogeno. La distribuzione del gas è capillare in tutta l'Europa, quindi questa rete dovrà avere un ruolo di guida nello sviluppo di combustili sostenibili nel breve. E lo stesso avverrà con l'idrogeno, con anche la possibilità di creare impianti di stoccaggio, rendendo flessibile l'intero sistema", ha detto Paolo Gallo, Ceo di Italgas. "I poli di produzione di idrogeno saranno locali, e non posso inviarlo fuori dalla rete di distribuzione. Questa situazione rappresenta un collo di bottiglia. Noi stiamo studiando delle soluzioni per superare questo limite. Servono però, investimenti oggi sulla rete, che deve essere digitale e avere inserimenti dalla rete di produzione a quella di trasporto", ha proseguito. "L'idrogeno ha un problema di costo. Oggi la competitività è vicina nei trasporti ferroviari, negli altri settori no. Noi vediamo la produzione di idrogeno, prossimi ai grandi poli di consumo. Siamo leader nelle rinnovabili, sicuramente vogliamo continuare ad avere un ruolo", ha spiegato Nicola Monti, Ceo di Edison. "In mezzo a questi progetti ci sono gli impianti dell'elettrolisi, che vanno resi efficienti. Ci sono varie tecnologie, ma nessuna rende competitivo l'idrogeno. Dovrebbero esserci degli incentivi, per arrivare a fine decennio a costi competitivi", ha aggiunto, auspicando che gli incentivi "possano essere sia sulla catena di trasporto, sia sugli impianti di elettrolisi e sul lato consumi". "Una multiutility come Hera crea la possibilità di creare piccoli distretti e iniziative legate all'idrogeno, per prima cosa lavorando sulla nostra rete distributiva del gas. E poi ci interroghiamo come utilizzare l'idrogeno come vettore di stoccaggio, il cosiddetto power to gas, dalle energie rinnovabili. Questo è un meccanismo, che aumenta la flessibilità, perché lo stoccaggio via idrogeno ha un tempo indefinito, a differenza delle batterie che hanno tempo limitato", ha sottolineato Stefano Venier, Ceo di Hera. "Nel nostro territorio abbiamo un termovalorizzatore in ogni provincia, e il 50% dell'energia prodotta da questi impianti è classificata come rinnovabile, ed è disponibile 8 mila ore l'anno. Pensando ai vari distretti economici presenti in questo territorio, si può creare una sinergia legata all'idrogeno per ridurre l'impronta carbonica", ha concluso. "L'obiettivo è ridurre del 50% le emissioni del settore marittimo mondiale. Dobbiamo pensare quindi oggi alle tecnologie necessarie per arrivarci. L'idrogeno giocherà un ruolo centrale", ha detto Ugo Salerno, presidente di Rina. "Molti produttori testano l'ammoniaca in motori a combustione interna. L'ammoniaca trasporta il 70% di energia in più rispetto all'idrogeno, a temperature superiori. Un'altra strada è utilizzare direttamente l'idrogeno. Anche se la strada più produttiva sono le celle a combustile, con u numero di parti in movimento molto inferiori, rendendo le navi più affidabili. Le tecnologie sono tante, ma dobbiamo seguirle tutte. Scegliere, oggi, sarebbe prematuro", ha aggiunto. (ITALPRESS). jp/sat/red 30-Mar-21 16:23

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