venerdì, 26 Aprile, 2024
Società

Diritto alla riparazione. Le aziende di elettrodomestici dovranno garantire pezzi di ricambio, manuali e aggiornamenti

La notizia della entrata in vigore delle nuove norme sul diritto alla riparazione, farà contenti quanti vivono in casa alle prese con gli elettrodomestici che si rompono. La nuova norma è entrata in azione
dal 1° marzo 2021, in tutti i 27 paesi dell’Unione Europea, è un passo avanti per i consumatori: il diritto, infatti, vincola le aziende dell’Unione che vendono frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie e televisori a garantire all’utente la possibilità di ripararli entro un periodo di tempo, reperirne agevolmente i pezzi di ricambio e le istruzioni per aggiustarli.

Una scelta che ha un doppio obiettivo, quello di dare una mano alle famiglie e quello di ridurre il crescente ammontare di rifiuti Raee, ovvero quei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, che sono considerati speciali. Il progetto rientra in un’ottica di sostenibilità ambientale e in una prospettiva di economia circolare, puntando ad una maggiore durata e riciclabilità degli apparecchi elettrici ed elettronici.

Ad accompagnare la norma sulla riparazione anche l’entrata in vigore della nuova etichetta energetica per gli elettrodomestici e per lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi e display, quindi monitor e tv. C’è anche l’obbligo di progettare e vendere apparecchi più facilmente riparabili e smaltibili. I fabbricanti o gli importatori saranno ora obbligati, secondo la nuova norma, a mettere a disposizione dei riparatori professionisti una serie di pezzi essenziali: motori e spazzole per motori, pompe, ammortizzatori e molle, cestelli di lavaggio, per almeno 7-10 anni dall’immissione sul mercato dell’UE dell’ultima unità di un modello. C’è un capitolo dedicato anche agli acquirenti e consumatori.

“I fabbricanti”, impone la norma, “devono mettere a disposizione alcuni pezzi di ricambio per diversi anni dopo che un prodotto è stato ritirato dal mercato – prodotti quali porte o cerniere e sigilli che sono compatibili con il ‘fai da te’. Il tempo massimo di consegna per tutti questi pezzi è di 15 giorni lavorativi dall’ordine“. Entrando più nel merito le indicazioni non comprendono tutte le apparecchiature, ma quelle di più largo utilizzo.

L’aver circoscritto il tipo di categorie non ha convinto le associazioni che si battono per il “right to repair”, che chiedono ampliamenti. Tuttavia secondo la normativa Ue, per le quattro categorie di elettrodomestici: frigoriferi, lavastoviglie, lavatrici, televisori; i pezzi di ricambio dovranno essere reperibili per almeno 7 anni, per alcune parti di frigoriferi, lavastoviglie e lavatrici estese a 10 anni minimo dalla data d’acquisto e in generale fino allo stesso numero di anni dopo la fine della produzione di quel modello.

Stando alle indicazioni i pezzi di ricambio devono essere disponibili per un lungo periodo dopo l’acquisto: minimo 7 anni per gli apparecchi di refrigerazione , 10 anni per le guarnizioni delle porte; minimo 10 anni per lavatrici e lavasciuga domestiche; minimo 10 anni pure per le lavastoviglie domestiche , 7 anni per alcune parti per le quali l’accesso può essere limitato ai riparatori professionisti. Inoltre, durante il periodo indicato, il produttore deve assicurare la consegna dei pezzi di ricambio entro 15 giorni lavorativi. Inoltre, cosa che farà piacere ai casalinghi fai da te, i pezzi di ricambio possano essere sostituiti con strumenti comunemente disponibili e senza danni permanenti all’apparecchio. Una normativa come si comprende molto articolata ma alcuni punti da chiarire.

Secondo varie associazioni, il nuovo regolamento rappresenta un primo passo ma ci sono delle criticità ancora da valutare. Come, ad esempio, la non inclusione di smartphone e laptop.La norma è applicata soltanto ai nuovi modelli di elettrodomestici immessi sul mercato europeo quali espositori, lavatrici, lavastoviglie e frigoriferi, con norme specifiche sui server e sugli apparecchi di saldatura entrate in vigore all’inizio dell’anno. Non sono inclusi dispositivi come smartphone e laptop, che sono particolarmente colpiti dall’obsolescenza prematura e il più delle volte vengono scartati prematuramente. Inoltre gli elettrodomestici fanno sempre più uso di software che poi vengono aggiornati.

Per le associazioni, i produttori devono per la prima volta rendere disponibili i più recenti aggiornamenti di firmware, software e sicurezza ai riparatori professionisti per lo stesso periodo di tempo in cui mettono a disposizione le parti di ricambio. Ma c’è un lato che le associazioni contestano e la Ue non ha disciplinato. Se i dettagli differiscono in base alla categoria di prodotto, il regolamento non include requisiti per i produttori di continuare ad aggiornare il software per tutta la durata di un prodotto. Si tratta di un precedente preoccupante, soprattutto in un momento in cui gli apparecchi si connettono a Internet sempre di più.

Le normative, inoltre, consentono ai produttori di limitare l’accesso ai manuali di riparazione e ai ricambi per i primi 2 anni dal lancio di un prodotto, mantenendo potenzialmente un monopolio iniziale sulle riparazioni, indipendentemente dallo stato della garanzia. Accesso limitato ai pezzi di ricambio
Le parti di ricambio saranno disponibili solo per i riparatori “professionisti” e quindi in questo modo la riparazione sarà solo affidata alle grandi aziende, limitando la disponibilità dei centri di riparazioni, mantenendo potenzialmente un monopolio iniziale sulle riparazioni, indipendentemente dallo stato della garanzia. La normativa, inoltre, non tocca il tassello del prezzo dei pezzi di ricambio e consente il raggruppamento di alcune parti di ricambio: accadrebbe, quindi, che invece di sostituire un pezzo difettoso, ai riparatori potrebbe essere richiesto di sostituire una parte più grande e più costosa.

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