domenica, 22 Dicembre, 2024
Attualità

Draghi leader autorevole e pragmatico

Le Camere hanno ampiamente votato la fiducia al nuovo governo guidato da Mario Draghi e a tal proposito chiediamo al noto economista, Prof. Pietro Paganini, un suo parere sulla composizione dello stesso.:

Prof. Paganini, secondo Lei nel Governo quali sono le personalità tecniche che avranno più rilievo all’interno dell’azione politica?
Le sfide economiche che dovrà affrontare il governo Draghi si concentrano soprattutto nei settori chiave, cuore del Recovery Plan, che sarà totalmente in mano al tecnico Daniele Franco, sotto la supervisione e la decisione definitiva del Premier: transizione ecologica, innovazione digitale, e nel miglior spirito Keynesiano, le infrastrutture. I tre macrosettori sono stati affidate a tre personalità di rilievo come Roberto Cingolani, direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia dal 2005 al 2019, Vittorio Colao, amministratore delegato di Vodafone dal 2008 al 2018, e Enrico Giovannini, già Presidente dell’Istat. Le altre figure tecniche centrali nell’azione di governo sono senza dubbio Marta Cartabia, ex presidente della Consulta e oggi ministro della Giustizia, ma anche Patrizio Bianchi al ministero dell’istruzione, Christina Messa all’Università e Luciana Lamorgese all’Interno. La decisione finale su queste aree spetterà a Draghi, un vero decisionista, avaro di politica ma capace di compiere scelte importanti in contesti diversi come quello delle banche centrali. Sarà importante capire come saprà interpretare gli obiettivi della politica e il suo linguaggio.

In quali aree di competenze è suddivisa invece la parte politica del governo Draghi?
La suddivisione per aree di competenza è senza dubbio l’elemento caratterizzante della compagine governativa scelta dell’ex presidente della Banca Centrale Europea. I risultati che riuscirà a portare a casa dipenderanno, quindi, dalla coabitazione della parte tecnica con la parte politica dell’esecutivo. Anche se di fatto, Draghi ha costituito due Governi, un paradiso tecnico e un inferno politico. La divisione politica va per aree di competenza politica, quasi a mettere i partiti nelle condizioni di parlare al proprio elettorato di riferimento: alla Lega la parte produttiva; al PD l’area welfare/lavoro e Salute (LeU); al M5S il settore green e agricolo (Cingolani è un tecnico ma sostenuto dal Movimento). Questa perfetta parcellizzazione tra le cinque forze politiche principali che sosterranno il governo Draghi (Forza Italia, Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Lega e LeU) potrebbe essere un ostacolo sull’efficienza amministrativa del nuovo governo. Il Parlamento sarà comunque il centro dell’azione politica, teatro di possibili veti incrociati tra campi politici che si sono avversati aspramente nel corso degli ultimi 30 anni.

Quindi il Parlamento resta centrale?
Certo. Draghi ha capito che il Parlamento è il luogo della rappresentanza. Chi si aspettava un Governo calato dall’alto senza politica e senza confronto con i rappresentati dei cittadini è rimasto male. Il Governo ricomincia da dove era rimasto il Conte II. Non c’è stata l’auspicata (dai media e dalle elite) discontinuità. Interessante che Draghi riparta dal piano Conte per il Recovery, non abbia fatto cenno al MES, e a tutte quelle questioni con cui Renzi e media hanno difatto spinto il Governo di Conte a suicidarsi con le dimissioni.

Quali saranno le posizioni politiche dell’opposizione? E esiste la possibilità che possano avvantaggiarsi con un governo di questo tipo?
Fratelli d’Italia, sicuramente, e forse anche la parte più massimalista di Liberi e Uguali (micro gruppo parlamentare ma molto eterogeneo al suo interno) così come una fetta abbastanza risibile del M5S, al Senato in 15 hanno deciso di astenersi o di votare No alla fiducia, hanno deciso di star fuori da questa partita. La loro posizione “estremista” potrebbe avvantaggiarli in caso di naufragio della maggioranza o ostracizzarli dal panorama politico italiano in caso di riuscita dell’esperimento Draghi. Dopo il governo dell’ex direttore del tesoro potrebbe quindi fiorire una nuova geografia politica. In ogni caso l’orizzonte di questa nuova fase appare a corto raggio.

La posizione di Giorgia Meloni è coerente. L’opposizione è essenziale in un parlamento. Anzi, è la parte che amo di più da Liberale, perché da qui arrivano le contro proposte, i dubbi, le critiche, che sono ciò che consente ad un governo di migliorare e allargare ad una fetta più ampia di cittadini. Insomma, all’opposizione per inseguire il dubbio di Popper e il pluralismo di Dahrendorf.

Qual è il posizionamento economico dell’ex presidente della Bce?
Il posizionamento economico di Mario Draghi è sempre stato Keynessiano. Draghi si definisce un Liberale in economia, come chi scrive. Le accuse di ultra-liberismo che gli sono piovute addosso in questi ultimi giorni non rappresentato i fatti. Il suo è sempre stato un approccio pragmatico all’economia: “fare quel è necessario fare”, una massima di tutti i seguaci dell’economista liberale inglese. C’è da attendersi quindi che il suo approccio al Recovey Fund sia di natura keynesiana come ad altre questioni.

Quali rischiano di essere i punti su cui si possono creare le prime fratture della maggioranza?
Draghi non toccherà le pensioni e il Reddito di Cittadinanza. Lascerà ai partiti tutte le questioni non necessarie alla sua agenda. Questo perché il suo mandato è a termine e nessuno, tra i media, i partiti, le elite, solleverà questioni. Perciò, il suo è un compito chirurgico. Insegue pochi obiettivi e ignorerà gli altri. Sarà tuttavia, interessante capire come Draghi interagirà con i cittadini. Il suo ruolo è rappresentare noi, non è il capo di una burocrazia come la banca centrale

Quale sarà il peso dei partiti politici all’interno del nuovo esecutivo tecnico-politico?
“La storia repubblicana ha dispensato una varietà infinita di formule”, ha spiegato il presidente Draghi nel suo discorso programmatico enunciato al Senato. Secondo l’ex presidente della Bce l’attuale governo è guidato da uno “spirito repubblicano” che riassume “la volontà, la consapevolezza, il senso di responsabilità delle forze politiche che lo sostengono alle quali è stata chiesta una rinuncia per il bene di tutti, dei propri elettori come degli elettori di altri schieramenti, anche dell’opposizione, dei cittadini italiani tutti”. A proposito del suo governo Draghi ha esplicitato di non condividere l’opinione secondo cui il suo esecutivo sarebbe nato “dal fallimento della politica” rilanciando invece lo “spirito di collaborazione” tra diversi “per rispondere alle necessità del Paese”.

Un passaggio importante è stato anche quello sulla durata del nuovo esecutivo
“La durata dei governi – ha spiegato Draghi – non ha impedito di compiere scelte importanti anche nei momenti più drammatici: conta la qualità delle decisioni, conta il coraggio delle visioni, non contano i giorni. Il tempo del potere può essere sprecato anche nella sola preoccupazione di conservarlo”. Solo Draghi e Mattarella sanno quanto durerà. Centro non oltre i due anni, ma probabilmente entro il prossimo anno, anche se una variabile spinge a sei mesi. Vedremo.

Al centro del discorso del premier anche la moneta unica europea
Per Draghi sostenere questo governo significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro, significa condividere la prospettiva di un’Unione Europea sempre più integrata che approderà a un bilancio pubblico comune capace di sostenere i paesi nei periodi di recessione”. Per il presidente del Consiglio “dobbiamo essere orgogliosi del contributo italiano alla crescita e allo sviluppo dell’Unione Europea. Senza l’Italia non c’è l’Europa. Ma, fuori dall’Europa c’è meno Italia”.

A proposito del dramma della Pandemia il premier è intervenuto per spiegare quali saranno le azioni del suo governo
“La pandemia ha avuto – ha spiegato Draghi – rilevanti impatti sull’occupazione, specialmente quella dei giovani e delle donne; un fenomeno destinato ad aggravarsi quando verrà meno il divieto di licenziamento”. Il premier ha ricordato che “nel 2020 gli occupati sono scesi di 444 mila unità «ma il calo si è accentrato su contratti a termine (-393mila) e lavoratori autonomi (-209mila), e che secondo la Caritas nel periodo maggio-settembre 2020, confrontato con gli stessi mesi del 2019, l’incidenza dei “nuovi poveri” per effetto della pandemia è passata dal 31 per cento al 45 per cento”. Ma ha anche sollevato una questione: riformare la sanità. Ne aggiungo io una: riportare la sanità alla normalità per evitare ulteriori danni post. Mi riferisco a tutte le visite, i controlli, le diagnosi mancate che hanno aumentato esponenzialmente il numero dei decessi per infarto o tumore.

Quindi, il piano vaccinale contro la Covid-19
Draghi ha definito “un miracolo” ciò che gli scienziati hanno fatto nell’ultimo anno perché non era mai accaduto che si riuscisse a produrre un nuovo vaccino in meno di un anno. La nostra prima sfida è, ottenere le quantità sufficienti, distribuirlo rapidamente ed efficientemente”. Il premier è quindi sembrato intenzionato a abbandonare il modello delle Primule, previsto dal piano Arcuri. “Sarà necessario – ha proseguito Draghi – non limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, “spesso ancora non pronti”, ma renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private”. “La velocità – ha continuato il premier – è essenziale non solo per proteggere gli individui e le loro comunità sociali, ma ora anche per ridurre le possibilità che sorgano altre varianti del virus”. Draghi ha aggiunto che sarà necessario pensare a una riforma che ridisegni la sanità territoriale, realizzando una forte rete di servizi di base, insistendo sull’importanza delle cure a domicilio e della telemedicina.

Quali saranno gli indirizzi politici sul sistema scuola?
Su questo ho scritto un Libro. Nel suo intervento Draghi ha toccato alcuni dei punti che Stefano Cianciotta ed io affrontiamo in Allenarsi per il Futuro. Occorre tornare a scuola, ma occorre modernizzare la scuola. Draghi, ha anche menzionato il rilancio delle scuole tecniche. Ha capito quale è il nodo, guardando alla Germania, per velocizzare l’ingresso nel mercato del lavoro e aggiornare il mercato del lavoro, quindi competenze digitali.

Qualificante è stato anche il passaggio del discorso di Draghi sul cambiamento climatico
A proposito di transizione ecologica Draghi ha spiegato che “quando finirà la pandemia, ha detto, non tutto tornerà come prima: il riscaldamento del pianeta ha effetti diretti sulle nostre vite e sulla nostra salute, dall’inquinamento, alla fragilità idrogeologica, all’innalzamento del livello dei mari che potrebbe rendere ampie zone di alcune città litoranee non più abitabili.

La questione ambiente è fondamentale, il costo sulle nuove generazioni sarà devastante. Ma non dobbiamo inseguire un approccio ideologico alla questione. Serve equilibrio tra i bisogni e le attività umane e l’impatto sull’ambiente. Si omette sempre, forse anche Draghi da fervente cattolico, che siamo 7.6 miliardi su questo pianeta, tutti affamati e vogliosi di prosperare. Saremo 10 miliardi a breve. La questione è in parte qui.

Sul tema sostenibilità, e quindi l’equilibri di cui sto parlando, si sta facendo già tanto. La transizione ecologica è una bandiera politica. Serve maggiore metodo scientifico e senso critico, e una migliore organizzazione statale e politica, per esempio di relazione tra i ministeri. Di cose ce ne sono già fatte, ma non vengono implementate. Pensiamo ai CAM, criteri ambientali minimi, che nessun’amministrazione segue. 

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