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Gaza
Palestinians line up for a free meal in Rafah, Gaza Strip, Thursday, Dec. 21, 2023. International aid agencies say Gaza is suffering from shortages of food, medicine and other basic supplies as a result of the two and a half month war between Israel and Hamas. (AP Photo/Fatima Shbair)

Gaza, Siria, Iran: tregue in bilico, fame e caos aggravano la crisi in Medio Oriente

Netanyahu "pronto a compromessi", ma prepara nuove operazioni. Msf: malnutrizione quadruplicata in 2 mesi. Abu Mazen: "Hamas rilasci ostaggi e consegni armi". Siria, scontri tra beduini e drusi: 89 morti
martedì, 15 Luglio 2025
3 minuti di lettura

Mentre a Gaza si intensificano i negoziati per una possibile tregua, il bilancio dei bombardamenti e della crisi umanitaria peggiora. In Siria, intanto, è salito ad almeno 89 morti il bilancio degli scontri settari tra miliziani drusi e clan beduini nel sud del Paese, mentre emergono nuove rivelazioni su un presunto attacco israeliano che avrebbe ferito il nuovo presidente iraniano Pezeshkian. Il Medio Oriente appare sempre più vicino al collasso, tra diplomazia bloccata e una crescente instabilità interna in Israele. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, secondo fonti del suo gabinetto di sicurezza citate da Ynet News, si è detto disposto a scendere a compromessi “mai fatti prima” per raggiungere un accordo sulla Striscia di Gaza. Tra le concessioni, la possibilità di rivedere la posizione israeliana sul ritiro dall’asse Morag. Ma se da un lato si discute di tregua, dall’altro Netanyahu ha rassicurato l’ala più radicale del governo: dopo i 60 giorni di cessate il fuoco, riprenderà la guerra. Durante un incontro con il ministro delle Finanze Smotrich, il premier ha parlato di un piano per deportare la popolazione civile di Gaza verso sud e assediare la parte settentrionale. Smotrich e il ministro della Sicurezza nazionale Ben Gvir hanno minacciato di far cadere il governo se l’accordo dovesse porre fine definitivo al conflitto. Anche il presidente americano Donald Trump ha confermato che sono in corso trattative, esprimendo ottimismo su un possibile accordo già dalla prossima settimana. Ma i colloqui a Doha restano bloccati, e la tregua appare più come un’ipotesi tattica che una reale svolta. In parallelo, Mahmoud Abbas ha chiesto ad Hamas di consegnare le armi e rilasciare gli ostaggi israeliani ancora detenuti. Secondo il presidente dell’Autorità Palestinese, Hamas non deve governare Gaza dopo la guerra. In un incontro ad Amman con Tony Blair, Abbas ha anche chiesto il rilascio dei prigionieri palestinesi e l’apertura dei corridoi umanitari.

Gaza, fame senza precedenti

Nella giornata di ieri, le Forze di Difesa Israeliane hanno annunciato di aver colpito oltre 100 obiettivi terroristici nella Striscia. Secondo il ministero della Sanità di Gaza, il numero complessivo delle vittime ha superato i 58.000 morti dall’inizio del conflitto. Intanto Medici Senza Frontiere denuncia un aumento “senza precedenti” dei casi di malnutrizione: solo nella clinica Msf di Gaza City, i bambini malnutriti sono quadruplicati in due mesi, passando da 293 a 983. “La fame è intenzionale, e potrebbe finire domani se Israele aprisse i confini al cibo”, ha denunciato Msf. Intanto la nave “Handala” della Freedom Flotilla Coalition è partita ieri da Siracusa, con a bordo medici, avvocati e attivisti, diretta a Gaza. Dopo il sequestro della precedente imbarcazione “Madleen” da parte della marina israeliana, la nuova missione cerca di rompere simbolicamente l’assedio, trasportando aiuti umanitari e un messaggio di solidarietà internazionale. “Non siamo governi, siamo persone che agiscono dove le istituzioni hanno fallito”, afferma il comunicato della coalizione.

Herzog accusa l’esecutivo

Nel frattempo, in Israele, si infiamma lo scontro tra governo e magistratura. Il presidente Isaac Herzog ha definito il Paese “guidato dal caos totale”, criticando apertamente il tentativo dell’esecutivo Netanyahu di licenziare la procuratrice generale Gali Baharav-Miara. In un duro videomessaggio, Herzog ha ammonito: “Fermatevi prima di crollare sotto la valanga”. La procuratrice ha annunciato che non parteciperà all’udienza per il suo potenziale licenziamento, definendo l’intera procedura una “farsa” basata su “considerazioni corrotte”. La Corte Suprema ha respinto per ora il ricorso degli attivisti, ma il braccio di ferro sembra destinato a proseguire.

Siria: scontri tra drusi e beduini

Nel sud della Siria, nella provincia drusa di Sweida, gli scontri tra miliziani locali e clan beduini sostenuti da Damasco hanno causato almeno 89 morti, tra cui due minori, una donna e diversi soldati siriani. Si tratta della più grave esplosione di violenza intercomunitaria degli ultimi anni. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, le forze governative stanno avanzando verso la città di Suwayda, mentre l’esercito israeliano avrebbe colpito “diversi carri armati” nella zona, senza chiarire se si tratti di un’azione di contenimento o un messaggio a Damasco.

Iran: Pezeshkian ferito a giugno

Dal fronte iraniano, emerge che il presidente Masoud Pezeshkian sarebbe rimasto ferito a una gamba durante un attacco aereo israeliano il 16 giugno, durante una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale. La notizia, filtrata ieri, non è stata smentita da Teheran. Intanto l’Iran conferma la linea dura sul nucleare: “Le nostre posizioni non cambieranno”, ha dichiarato il vice ministro degli Esteri Gharibabadi. Duro anche il ministro Araghchi, che ha definito Netanyahu “un criminale di guerra ricercato” e ha accusato Tel Aviv di censurare i danni subiti durante i recenti attacchi iraniani.

 

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