venerdì, 3 Maggio, 2024
Esteri

Blinken: serve accordo con Paesi arabi. Israele: sì a ispezioni Onu a Gaza

Il Segretario di stato americano, Antony Blinken è arrivato in Israele, dopo aver fatto un largo giro di consultazioni tra i paesi arabi, per proporre ai suoi interlocutori israeliani un’”imminente” transizione ad una fase del conflitto a minore intensità. Nel contempo ha ribadito il sostegno degli Stati Uniti al diritto di Israele di garantire che gli attacchi terroristici del 7 ottobre non si ripetano, che si riducano al minimo i danni ai civili e che vengano riportati a casa gli ostaggi, ma soprattutto sembra che sia riuscito a trovare un’ampia condivisione per la soluzione a due Stati e la normalizzazione dei rapporti tra mondo arabo e Israele. L’iniziativa è molto sostenuta da Riad che già prima dell’attacco di Hamas del 7 ottobre aveva portato avanti accordi avanzati in questo senso. Israele, per ora, ripete che non accetterà il cessate il fuoco, ci sono state polemiche anche al Palazzo di Vetro dove l’ambasciatore israeliano ha attaccato l’Onu per la sua posizione filo palestinese, ma intanto una delegazione di funzionari della sicurezza israeliana, ieri, è arrivata al Cairo per riprendere il negoziato sul rilascio degli ostaggi ancora prigionieri a Gaza. E Israele ha anche accettato una richiesta del Segretario Blinken di permettere un’ispezione dell’Onu nella zona nord della Striscia di Gaza. Se non altro un segnali di buona volontà.

I ministri degli esteri

Il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz all’incontro con il Segretario di Stato americano Antony Blinken, che prima aveva parlato con il Presidente Herzog, ha detto che l’esercito del suo paese necessita di “portare a compimento la guerra” con Hamas, al fine di garantire il ritorno degli ostaggi israeliani e garantire la “sicurezza del nostro popolo”. L’intenzione di Israele è di fare in modo che i miliziani si ritirino: “il punto è esercitare molta pressione ora per prevenire la guerra domani”, ha detto Katz. Blinken, da parte sua, ha detto di essere arrivato in Israele in “un momento incredibilmente difficile”, dopo aver fatto tappa nei paesi del Medio Oriente. “Conosco i vostri sforzi nel corso di molti anni per costruire una maggiore connettività e integrazione in Medio Oriente e penso che ci siano effettivamente opportunità reali lì, ma dobbiamo superare questo momento molto impegnativo e garantire che il 7 ottobre non possa mai più verificarsi.”

Nessuno vuole la guerra

Anche dal Libano arrivano posizioni più pacifiche e il premier Mikati ha detto che il suo Paese è pronto a”negoziare per raggiungere una stabilità di lungo periodo al confine meridionale” con Israele. All’incontro con il sottosegretario generale dell’Onu per le Operazioni di pace, Jean-Pierre Lacroix, a Beirut, il premier libanese ha dichiarato: “cerchiamo una stabilità permanente e chiediamo una soluzione pacifica e duratura, ma in cambio riceviamo avvertimenti attraverso gli inviati internazionali su una guerra al Libano.” Il portavoce ufficiale del ministero degli affari Esteri del Qatar, Majed Al-Ansari, a sua volta, ha detto che “tutte le idee diffuse da diverse parti si concentrano sull’accelerazione della cessazione della guerra, la prevenzione della sua espansione nella regione e sul raggiungimento di un accordo sullo scambio di prigionieri”. Infine va riportata la dichiarazione del ministro degli esteri inglese, David Cameron, secondo il quale “Israele potrebbe aver intrapreso azioni tali da violare il diritto internazionale a Gaza”. Ma il responsabile del Foreign Office ha anche detto di non avere ricevuto indicazioni esplicite su eventuali violazioni.

Assassinato comandante Hezbollah

Un alto comandante di Hezbollah, responsabile di decine di attacchi con i droni contro il nord di Israele negli ultimi mesi, compreso l’attacco al quartier generale del Comando Nord dell’Idf a Safed, è stato ucciso in un attacco aereo israeliano nel sud del Libano. Si tratta di Ali Hussein Barji, il comandante delle forze aeree di Hezbollah nel sud del Libano, è stato colpito in un’auto nella città di Khirbet Selm, poco prima del funerale dell’alto comandante di Hezbollah Wissam al-Tawil.

Famiglie degli ostaggi

Ieri la polizia israeliana ha bloccato il convoglio delle famiglie degli ostaggi israeliani diretti al valico di Kerem Shalom per bloccare l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza. Lo hanno riferito i media secondo cui il convoglio – di 30 persone – è stato fermato ad Avshalom, non molto distante dal valico. I parenti degli ostaggi chiedevano che gli aiuti fossero condizionati al rilascio dei rapiti e alla possibilità che la Croce Rossa li visitasse in prigionia.

Tajani: reazione proporzionata

Il governo italiano, in accordo con le autorità egiziane e israeliane, è riuscito a fare uscire altri 12 cittadini palestinesi da Gaza. Sono tutti parenti di cittadini italiani o con diritto di soggiorno, e dopo giorni di attesa sono transitati dal valico di Rafah per entrare in Egitto. Lo ha riferito noto la Farnesina in una nota. “Sin dalle fasi iniziali del conflitto, l’Italia è impegnata ad assistere i palestinesi e a garantire l’invio di aiuti umanitari alla popolazione civile di Gaza, vittima della follia di Hamas, che li usa in maniera strumentale nel conflitto”, ha commentato il vice premier Antonio Tajani, secondo cui “allo stesso tempo continuiamo a dire ai nostri amici israeliani che ci deve essere una reazione proporzionata”. Al Cairo buona parte dei palestinesi sono stati ospitati dall’ospedale italiano ‘Umberto I’: sette di loro sono persone anziane, anche costrette in sedia a rotelle, e sono state assistite anche per verificare le loro condizioni fisiche. Altri sono stati affidati ai familiari e giungeranno presto in Italia.

Proteste pro-Gaza in Usa

Ieri, negli Stati Uniti, centinaia di manifestanti hanno bloccato tutte le maggiori strade di accesso a New York in un’ondata di manifestazioni per chiedere un cessate il fuoco a Gaza. Per circa un’ora e mezza, tra le 9,40 e le 11,15, vi sono state tensioni tra automobilisti e manifestanti. La polizia ha arrestato in tutta la città 325 persone.
I sit-in con richieste di cessate il fuoco e slogan pro-Palestina sono stati organizzati sul Brooklyn Bridge, sul Manhattan Bridge, su quello di Williamsburg e nell’Holland Tunnel, paralizzando il traffico nell’ora di punta. Anche il Presidente Joe Biden è stato interrotto da un gruppo di manifestanti pro-Gaza durante il suo intervento a Charleston, in South Carolina. “Capisco la vostra rabbia”, ha risposto il Presidente americano, che ha aggiunto, “sto lavorando con Israele per far arrivare gli aiuti alla popolazione palestinese e limitare le vittime civili”.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Sempre più bambini pagano il prezzo della guerra

Marco Santarelli

Herzog: Israele pronta a una pausa. Hamas rifiuta

Antonio Gesualdi

L’escalation di errori e orrori di uno zar in declino e isolato

Giuseppe Mazzei

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.