venerdì, 3 Maggio, 2024
Economia

Ecofin. Nuovo Patto di stabilità. Giorgetti: compromesso realistico. Gentiloni: più tempo per i conti in regola

Regime transitorio fino al 2027 per limitare l’impatto degli interessi

La presidenza spagnola dell’Ecofin ha annunciato che i ministri dell’Economia hanno raggiunto un accordo sulla riforma della supervisione di bilancio, che “assicura stabilità e crescita con regole equilibrate, realistiche e adatte alle sfide attuali e future.” Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha espresso l’assenso dell’Italia alla proposta di riforma del Patto di Stabilità “in uno spirito di compromesso”.

Regole più realistiche

Nel nuovo Patto di stabilità “ci sono regole più realistiche di quelle attualmente in vigore. Le nuove regole naturalmente dovranno sottostare alla prova degli eventi dei prossimi anni che diranno se il sistema funziona realmente come ci aspettiamo”, ha spiegato il ministro Giorgetti che non ha mancato di puntualizzare come restino “alcune cose positive e altre meno.” L’Italia, stretta tra Germania e Francia, ha, appunto, dovuto fare dei compromessi, ma l’accordo, per il ministro dell’Economia, è “sostenibile” ed è volto da una parte a una realistica e graduale riduzione del debito mentre dall’altra guarda agli investimenti specialmente del Pnrr “con spirito costruttivo.” Giorgetti considera “positivo” il recepimento delle richieste italiane di di “estensione automatica del piano connessa agli investimenti del Pnrr, l’aver considerato un fattore rilevante la difesa e lo scomputo della spesa per interessi dal deficit strutturale fino al 2027.”

Gli altri ministri

Di regole più realistiche ed efficaci parla anche il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner: “combinano cifre chiare per deficit inferiori e rapporti debito/Pil in calo con incentivi per investimenti e riforme strutturali. La politica di stabilità è stata rafforzata”. La ministra delle Finanze olandese Sigrid Kaag parla di “un buon accordo” e l’omologo francese, Bruno Le Maire ha dichiarato che “dopo due anni di negoziati” è stato “raggiunto un accordo storico.” Secondo il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, “le nuove regole devono entrare in vigore prima delle prossime elezioni europee.”

Gentiloni: una buona notizia

In una nota firmata dal commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, l’accordo unanime raggiunto tra i ministri delle finanze Ue “è una buona notizia per l’economia europea al termine di un anno molto impegnativo. Come in ogni negoziato, i testi concordati oggi riflettono un compromesso tra posizioni diverse. E’ normale. Anche se i negoziati hanno aggiunto una certa complessità ai testi rispetto alla nostra proposta – ha aggiunto Gentiloni – ne preservano gli elementi fondamentali: uno spostamento verso una pianificazione di bilancio più a medio termine; una maggiore titolarità da parte degli stati membri dei piani di bilancio, all’interno di un quadro comune; la possibilità di perseguire un aggiustamento più graduale per riflettere gli impegni verso investimenti e riforme.”

Il nuovo Patto dal 2025

Il patto prevede “un trattamento speciale” per le riforme e gli investimenti dei Next Generation Recovery Plan, nonché per il cofinanziamento nazionale di altri fondi europei. Ci si concentra su un unico indicatore per l’intero periodo di aggiustamento: il percorso di spesa per ciascun paese, raccogliendo le possibili deviazioni accumulate in un “conto di controllo”. Sono previste salvaguardie per garantire la riduzione del debito e lo spazio di bilancio. In particolare si prevedono soglie di riferimento per tutti i paesi al fine di garantire un’effettiva riduzione media annua del rapporto debito di 1 punto percentuale per i paesi con debito superiore al 90% e dello 0,5% per quelli tra il 60% e il 90%; un margine di bilancio del disavanzo strutturale pari all’1,5% del pil inferiore al 3% nel “braccio preventivo” del patto di stabilità (quando il deficit/pil è inferiore al 3%); una velocità di aggiustamento del deficit primario strutturale per questi paesi pari allo 0,4% del pil all’anno, che potrà ridursi allo 0,25% in caso di estensione da 4 a 7 anni. Le norme contemplano un regime transitorio fino al 2027 che attutisce l’impatto dell’aumento del peso degli interessi, tutelando la capacità di investimento. L’accordo, ora avrà l’iter stabilito, anche per la definizione dei parametri tecnici, poi dovrà essere adottato dal Parlamento e dal Consiglio europeo e pubblicato nella Gazzetta ufficiale per entrare in vigore nel 2024, con effetto dalla pianificazione di bilancio 2025.

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