sabato, 27 Aprile, 2024
Economia

Il Pil italiano non cresce da sei mesi

Brusca frenata dell’economia italiana nel terzo trimestre del 2023. Secondo le stime dell’Istat dopo una crescita che durava da dieci trimestri consecutivi il Prodotto interno lordo del nostro Paese si stabilizza allo 0,7%, valore uguale a quello fatto registrare nel secondo trimestre dell’anno. Secondo l’istituto di statistica questo risultato è dovuto principalmente dal lato della produzione “a un calo del valore aggiunto dell’agricoltura, a una crescita dell’industria e a una sostanziale stabilità del settore dei servizi”. Dal lato della domanda l’Istat precisa, invece, che la frenata del Pil è dovuta da “un contributo negativo della domanda al lordo delle scorte e da un contributo positivo della domanda estera netta”.

Il Pil nell’Eurozona

Riguardo al Pil nell’Eurozona, secondo i dati di Eurostat, nel terzo trimestre 2023 è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente. Il dato è stato peggiore di quello che hanno preannunciato gli analisti, i quali prevedevano una variazione nulla del Prodotto interno lordo. Tra i Paesi della Ue che hanno registrato una crescita maggiore del Prodotto interno lordo figurano Lettonia (+0,6%), Belgio (+0,5%) e Spagna (+0,3), mentre i cali più significativi del Pil nella zona euro sono stati osservati principalmente in Irlanda (-1,8%), in Austria (-0,6%) e in Repubblica Ceca che segna un negativo del 0,3%.

Crolla l’inflazione

Nel mese di ottobre le stime dell’Istat registrano anche un netto calo dell’inflazione che scende al +1,8% dal +5,3% di settembre. Una flessione su base mensile che non si registrava da luglio 2021 quando l’inflazione era al +1,9%. Questo calo, secondo l’Istat è dovuto in gran parte all’andamento dei prezzi dei beni energetici, in decisa decelerazione a casa dell’“effetto statistico” derivante dal confronto con il mese di ottobre 2022, quando il comparto registrava un forte aumento dei prezzi. Il ridimensionamento dell’inflazione è dovuto, inoltre, alla dinamica dei prezzi dei beni alimentari. Il tasso tendenziale di questi beni scende al +6,5% rispetto al precedente +8,1%, frenando la crescita su base annua dei prezzi del carrello della spesa.

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