domenica, 28 Aprile, 2024
Economia

Banca d’Italia: peggiora il giudizio delle imprese sulla situazione economica del Paese

Nel secondo trimestre del 2023, i giudizi delle imprese italiane sulla situazione economica generale del Paese restano complessivamente negativi. Si è verificato un generale deterioramento delle valutazioni nell’industria in senso stretto, a fronte di una tenuta nei servizi e di un lieve miglioramento nelle costruzioni. Anche il divario tra le attese di miglioramento e di peggioramento delle proprie condizioni operative nei prossimi tre mesi è divenuto più negativo per le imprese dell’industria in senso stretto mentre è tornato positivo nei servizi e nelle costruzioni. E quanto emerge dall’indagine della Banca d’Italia condotta tra il 22 maggio e il 12 giugno presso le imprese italiane dell’industria e dei servizi con almeno 50 addetti   I principali fattori che frenano le prospettive di crescita continuano a essere l’incertezza economica e politica e, seppur in misura nettamente minore rispetto al 2022, l’andamento del prezzo del petrolio. Si è indebolito l’impulso proveniente dalla domanda, che aveva sostenuto l’attività nel primo trimestre. Anche in questo caso, il peggioramento si è concentrato nel comparto dell’industria in senso stretto, a fronte della stabilità nei servizi e dell’ulteriore rafforzamento nelle costruzioni; sviluppi analoghi hanno segnato i giudizi sulla domanda estera. Le attese sulla domanda totale e su quella estera nel terzo trimestre sono favorevoli, seppure meno positive che nel trimestre precedente. Quasi la metà delle imprese attive nel comparto residenziale ha dichiarato che una parte dei propri lavori ha beneficiato delle agevolazioni connesse al Superbonus (51% nella scorsa rilevazione). La quota di imprese che giudica invariate le condizioni di accesso al creditoè aumentata, al 78,4 dal 76,6 nel trimestre precedente, riflettendo principalmente il calo della quota di chi le considera in peggioramento. La posizione complessiva di liquidità nei successivi tre mesi continua a essere ritenuta almeno sufficiente da poco più del 90 per cento delle aziende. Tuttavia, è peggiorato il giudizio sulle condizioni per investire.   Nel complesso, la quota delle imprese che si attendono una maggiore spesa per investimenti nell’anno in corso rispetto al precedente supera di 16,5 punti quella di coloro che ne prevedono invece una riduzione, in linea con la precedente rilevazione. Il saldo fra la quota di aziende che intendono espandere il numero di addetti e quella di chi prevede di ridurlo rimane positivo e invariato rispetto alla precedente rilevazione. Fra i diversi settori, le prospettive risultano più favorevoli per le aziende con almeno 1.000 addetti e per quelle localizzate al centro, nel comparto dei servizi e delle costruzioni. Nel secondo trimestre si è lievemente ridotta la quota di imprese che ha riscontrato difficoltà legate ai prezzi dei beni energetici (a 47 da 52 per cento nel primo); tra esse, per circa due terzi tali ostacoli sono stati inoltre minori rispetto al trimestre precedente. Si è sostanzialmente dimezzata rispetto alla rilev azione precedente, da 39 a 20, la quota di imprese che ritiene che iprezzi dell’energia influenzeranno al rialzo i prezzi praticati nei prossimitre mesi. Le aspettative sull’inflazione al consumo sono ulteriormentescese su tutti gli orizzonti di previsione, pur restando su valori storicamente elevati.

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