mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Economia

Superbonus. Ance e Abi: con gli F24 crediti “smaltiti”. Bankitalia avverte: servono coperture

Domani le modifiche nel Consiglio dei Ministri. Confindustria: permettere cessione dei crediti tra privati

Per il Superbonus la missione del Governo di trovare risorse per le imprese edili con crediti incagliati è tutta da mettere a punto. Se ne occuperà il Consiglio dei ministri previsto domani. In discussione il disegno di legge per la revisione del sistema degli incentivi alle imprese. La discussione sarà anticipata oggi da un pre Consiglio per verificare se c’è unanimità politica sulle scelte da portare sul tavolo del Governo.

Bankitalia servono coperture

Fa sentire la sua voce Bankitalia che mostra cautela su come dovranno essere trovate e ripartite le somme in gioco. Ricordiamo che lo stato dell’arte dei conti mostra questa progressione: nel 2022 il solo Superbonus del 110% ha cumulato 50,9 miliardi di detrazioni contro i 17,8 dell’anno precedente. A gennaio 2023 il balzo a 71,7 miliardi. Il valore delle detrazioni accumulato fino a oggi va poco oltre i 120 miliardi di euro. Con queste cifre il monito della Banca d’Italia è chiaro. “Qualunque intervento di revisione delle agevolazioni esistenti ha effetti sul bilancio e se non coperto da nuove entrate o minori spese va valutato in termini di finanza pubblica perché il debito è alto”, spiega Giacomo Ricotti, capo del servizio assistenza e consulenza fiscale di Bankitalia, in audizione al Senato, “La dinamica del debito risentirà della spesa sociale, dei tassi di interesse in risalita, del ritmo di crescita economica. Nel medio periodo i margini per la politica di bilancio sono contenuti e vanno adoperati al meglio per incentivare la crescita proseguendo il consolidamento”.

Cosa prevede l’ipotesi F24

La proposta che sembra avere più possibilità di riuscita è quella avanzata congiuntamente dall’Abi e dai costruttori dell’Ance, che hanno chiesto al governo anche di sollecitare l’acquisto di crediti da società pubbliche controllate dallo Stato. L’ipotesi F24 prevede in pratica che le banche, che non possono più acquistare nuovi crediti perché hanno esaurito lo spazio di ’smaltimento’ fiscale nei prossimi anni, potrebbero scaricare i debiti compensandoli con gli importi dei pagamenti fiscali fatti dai clienti con i modelli F24 ai propri sportelli. Ovviamente questo avrebbe un costo immediato per lo Stato.

Il patto Ance-Abi

L’associazione bancaria e quella dei costruttori in una nota congiunta, sottolineano il ”ruolo degli F24”. “In vista della del tavolo tecnico annunciato dal ministro dell’Economia in tema di superbonus, ritengono che l’utilizzo degli F24 sia indispensabile per ampliare la capacità di compensazione fiscale e risolvere il problema dei crediti incagliati che sta mettendo in grande difficoltà il sistema delle imprese”, dicono all’unisono costruttori e banche, “occorre una misura tempestiva che consenta immediatamente alle banche di ampliare le capacità di acquisto utilizzando anche una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24”.
I costruttori edili dell’Ance che sono in attesa di una risposta tecnica dell’Esecutivo di dichiarano, tuttavia, soddisfatti. La presidente dell’Ance, Federica Brancaccio spiega il percorso accolto dal Governo. “Disponibilità a percorrere la strada degli F24 proposta da Ance e Abi e un tavolo tecnico immediato di confronto per il futuro”. La leader dei costruttori ricorda che al Governo ha posto come priorità la salvaguardia di imprese e famiglie e allo stesso tempo ha chiesto una misura a regime sostenibile che non escluda la cessione dei crediti e in grado di portare avanti il processo di riqualificazione energetica e di messa in sicurezza sismica del Paese. Ancora una volta riecheggiano i numeri elencati da Associazioni edili e costruttori che – malgrado le criticità – ricordano che il Superbonus negli ultimi due anni ha permesso di creare 170mila posti di lavoro, contribuito alle maggiori entrate nelle casse dello Stato per 45 miliardi di euro nel 2022 e per un terzo al Pil dell’Italia.

La Cna, evitare i fallimenti

Il Governo terrà in considerazione anche le tre proposte della Confederazione nazionale degli artigiani annunciate e presentate “nell’interesse del Paese”.
La prima riguarda il tema non risolto dei crediti fiscali che le imprese non riescono a vendere e che mette a rischio fallimento decine di migliaia di attività e sta bloccando i cantieri e la stessa ricostruzione post terremoto. “È necessario attivare qualsiasi strumento per svuotare i cassetti fiscali delle imprese che hanno l’unica ‘colpa’ di aver realizzato i lavori anticipando, ai cittadini beneficiari, il contributo dello Stato”, fa presente la Cna. La seconda priorità che gli artigiani chiedono di risolvere è rappresentata dal “caos provocato dall’ultimo decreto legge che cancella l’opzione della cessione del credito.
Le condizioni indicate nel provvedimento sono disegnate sul Superbonus, senza considerare che si applicano a tutto il sistema degli incentivi. Basti pensare ai tanti lavori di edilizia libera, dalle piccole opere di ristrutturazione alla sostituzione degli infissi, che interessano moltissimi cittadini e vedono coinvolte migliaia di artigiani e piccole imprese. Al momento per loro non ci sono indicazioni certe su come gestire i rapporti in essere”. La terza sollecitazione è un tavolo per il riordino e la stabilizzazione degli incentivi per l’efficientamento energetico e la messa in sicurezza degli immobili residenziali.

Bonus edilizia? Esclusi i poveri

A rivelare un aspetto per lo più sottaciuto che il Superbonus ha incentivato le abitazione delle classi benestanti e trascurato le famiglie povere, è la tesi della Cisl.
“Da tempo noi sosteniamo che il bonus 110% non ha riguardato i condomini periferici e le case popolari ad alta densità abitativa: in pratica non ha usufruito dello strumento Superbonus proprio chi aveva più bisogno in termini di sicurezza sismica e sostenibilità energetica e sociale”, commenta Enzo Pelle, segretario generale Filca-Cisl nazionale“i miliardi spesi per il Superbonus, se gestiti come investimenti pubblici, avrebbero prodotto molti più benefici. Gli investimenti sull’edilizia popolare possono dare soluzioni per modernizzare le abitazioni delle famiglie meno abbienti, che vivono nelle case popolari, nelle periferie, ma possono anche dare, contemporaneamente, risposte al mondo del lavoro e delle imprese. Non ci stanchiamo di precisare”, conclude Pelle, “che i bonus dati ai privati, nelle giuste percentuali, sono un investimento per lo Stato e la collettività”.

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