sabato, 27 Aprile, 2024
Salute

Embrione umano sa autoripararsi dal secondo giorno di vita

L’embrione umano sa auto-ripararsi, eliminando le cellule difettose, dal secondo giorno di vita. Lo dimostra uno studio di Institut Marque’s, presentato al Congresso della Società europea di riproduzione umana ed embriologia (ESHRE), 2019, che cambia i criteri di valutazione degli embrioni dimostrando che le cellule anormale possono essere eliminate e sostituite da altre sane, ‘guarendo’ l’embrione.

Ci sono embrioni che, giunti al loro secondo o terzo giorno di vita, assorbono alcune delle proprie cellule anomale per auto-guarirsi. Fino ad ora, questo fenomeno noto come “divisione inversa” era considerato segno di un possibile difetto alla nascita.

Lo studio di Institut Marque’s mette in luce la capacità dell’embrione umano di eliminare le proprie cellule difettose, a partire primi giorni di vita, per ripararsi e continuare il percorso di crescita. Per dimostrarlo, l’equipe di Institut Marque’s ha condotto uno studio retrospettivo su 23.340 embrioni, il cui sviluppo – dalla fecondazione allo stadio di blastocisti – è stato documentato in video.

I risultati rivelano che gli embrioni che hanno riassorbito le cellule difettose e continuano a dividersi fino a blastocisti (stadio iniziale dello sviluppo embrionale, che appare il 5 ° e il 6 ° giorno dopo la fecondazione) hanno lo stesso tasso di impianto, di gravidanza evolutiva di un bambino nato sano.

“È emozionante scoprire che gli esseri umani, già dal secondo giorno di vita, siano in grado di rilevare che una delle loro cellule sia stata alterata e abbiano la capacità di eliminarla e di continuare a crescere in buona salute – spiega Marisa López-Teijón, Direttrice di Institut Marque’s -.

Questo ci insegna che in natura l’importante non è nascere perfetti, ma saper correggere i propri difetti. Non sopravvive solo chi nasce con tutte le caratteristiche nella norma, ma anche chi deve lottare per raggiungere quella condizione”.

Nel 2016 Magdalena Zernicka-Goetz dell’Università di Cambridge aveva studiato il fenomeno sui topi. In laboratorio i ricercatori osservarono che negli embrioni con metà delle cellule che mostrano anomalie, queste ultime sono venute meno per morte cellulare programmata, permettendo alle cellule normali di sostituirle e portando ad un embrione sano.

Secondo le norme stabilite, si ritiene che gli embrioni che non seguono le condotte abituali abbiano meno possibilità di sviluppo. Attualmente è considerato ideale che al suo secondo giorno di vita un embrione presenti 4 cellule, ed il terzo 8 cellule. Alla luce delle recenti osservazioni di Institut Marque’s è possibile rivalutare queste linee guida, dimostrando che molti criteri standard sono errati.

Ci sono embrioni che, improvvisamente, al secondo o terzo giorno, fanno sparire una delle loro cellule, passando, per esempio, da quattro a tre per poi continuare a dividersi, come se nulla fosse accaduto: “Ogni embrione funziona come una squadra di cellule controllate da un leader, con l’obiettivo di vivere. Se alcune cellule iniziano a dividersi in modo anomalo e fuori controllo, i cattivi vincono e l’embrione non può svilupparsi.

Al contrario, se l’anomalia è circoscritta, fin dall’inizio della vita, gli esseri umani sono in grado di correggere i loro punti deboli, di seguire i criteri corretti e andare avanti nella vita” afferma López-Teijón. Questa scoperta è stata possibile grazie a Embryoscope, incubatore di embrioni dotato di una videocamera che riprende il loro sviluppo.

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