sabato, 27 Aprile, 2024
Lavoro

Solo due mesi per i bonus in busta paga

Poche imprese hanno attuato la misura prevista dal Decreto Aiuti Bis

Grazie al decreto “Aiuti bis”, varato solo ad agosto, le aziende possono inserire in busta paga fino a 600 euro a sostegno del reddito dei propri dipendenti. Il problema è che restano pochi mesi, due per la precisione fino a dicembre, per vedere gli effetti della misura straordinaria prevista per il 2022. Solo il 13% delle aziende lo ha attuato, il 47% si sta attrezzando, il restante 30% no: non farà nulla per ristrettezze economiche.

Mensilità aggiuntive, bonus bollette e fringe benefit

Secondo l’indagine dell’Aidp, l’associazione direttori del personale, condotta su oltre 600 capi del personale, quasi un’azienda su due è pronta a varare i sostegni al reddito, ma le più proattive sono le grandi imprese, quelle con 250 dipendenti e oltre, molte delle quali hanno potuto potenziare gli strumenti di welfare aziendale: chi ha previsto una mensilità aggiuntiva, chi bonus per pagare le bollette, chi voucher per la benzina, che si cumulano agli altri 200 euro in bonus carburante già erogati l’anno scorso. Anche i fringe benefit hanno preso un certo slancio dopo che nel decreto Aiuti bis è stata innalzata la soglia di esenzione fiscale. Nati in realtà come leva significativa per la ripresa, oggi che il plafond è raddoppiato rispetto al 2021 si sono trasformati in servizi di trasporto navetta, polizze infortuni e gift card in denaro. Da che rappresentavano, cioè, un incentivo ai consumi si sono trasformati in sostegno alle spese sostenute dalle famiglie dei lavoratori, sempre più delegato all’impegno delle aziende.

Il 69% delle aziende non prevede licenziamenti per la crisi, il 12% sì

Secondo la ricerca Aidp il 44% dei manager ha preferito potenziare gli strumenti di welfare aziendale già presenti piuttosto che i bonus, come aumenti retributivi stabili in una percentuale che va dal 3% a oltre il 7%. (il 29% degli intervistati). Ma c’è chi non ha previsto alcuna misura di sostegno al reddito dei dipendenti. La principale ragione è nei vincoli di bilancio e nelle dinamiche negative di fatturato. Ciononostante, rispetto all’attuale crisi energetica il 69% dei direttori del personale ha dichiarato che questa non inciderà su eventuali riduzioni del personale, mentre un 12% lo considera una eventualità reale e molto probabile. In ogni caso, per il 40% delle aziende che hanno attuato politiche di welfare si è trattato di decisioni unilaterali, senza coinvolgimento dei sindacati.

«L’attuale congiuntura e crisi internazionale ha evidenti ricadute sul sistema produttivo, sul lavoro e sul costo della vita delle persone e dei lavoratori del nostro Paese – è il commento di Matilde Marandola, presidente nazionale di Aidp -. Per queste ragioni è necessario mettere in campo tutte le forze e le energie per contrastarlo. In questo senso anche le aziende possono svolgere un ruolo importante. Vanno ridefinite le priorità e un nuovo patto sociale, che includa anche il rapporto tra individuo e azienda e che consideri la persona nella sua unicità».

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