martedì, 16 Aprile, 2024
Società

Un’altra donna al vertice della Corte Costituzionale?

La Corte Costituzionale, dal 20 settembre, avrà al completo i suoi 15 giudici come prevede l’articolo 135 della Costituzione.

La nomina del neo-giudice, prof. Marco D’Alberti, è stata di competenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Al plenum della Consulta toccherà l’elezione del nuovo Presidente, al posto di Giuliano Amato che ha svolto l’ incarico dal 29 gennaio scorso, per circa otto mesi, coadiuvato dai tre vice-presidenti da lui designati
ed esattamente Daria de Pretis, Silvana Sciarra e Nicolò Zanon, con pari anzianità 11 novembre 2014.

Le  altre due donne giudice, Emanuela Navarretta e Maria Rosari San Giorgio hanno anzianità, rispettivamente 15 settembre e del 17 dicembre del 2020.

Normalmente la scelta, salvo diverso orientamento, dovrebbe, come per prassi, avvenire tra la rosa dei giudici più anziani nel ruolo. C’è, pertanto, la possibilità che possa occupare lo scranno più alto
della Consulta per la seconda volta una donna. La prima, dal funzionamento della Corte – anno 1956 – è stata l’attuale Ministra della Giustizia Marta Cartabia dall’11 dicembre 2019 al 13 settembre 2020, ultimo periodo del suo mandato novennale.

È bene ricordare che i 15 giudici della Corte Costituzionale sono nominati per 9 anni  per un terzo dal Presidente della Repubblica, per un terzo dal Parlamento in seduta comune e per un terzo dalle supreme
magistrature ordinaria ed amministrativa.
Anche il Presidente Mattarella è stato giudice della Corte Costituzionale dal 5 ottobre 2011, eletto dal Parlamento in seduta comune, ove ha svolto le sue funzione fino al 02 febbraio del 2015, giorno precedente alla sua prima carica a Presidente della Repubblica.

La scelta dei giudici viene fatta fra i magistrati anche a riposo delle giurisdizioni superiori ordinaria ed amministrativa, i professori ordinari di università in materie giuridiche e gli avvocati dopo venti
anni di esercizio.Il Presidente Mattarella ha scelto Marco D’Alberti – classe 1948 – professore emerito di Diritto amministrativo nella Facoltà di Giurisprudenza dell‘università di Roma “La Sapienza” e con altri
numerosi e prestigiosi incarichi alle spalle.

Le competenze della Consulta, elencate nell’articolo 134 della Costituzione, sono particolarmente delicate. Riguardano, in primis, le controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi. In
merito vi è in sospeso proprio la pronuncia sull’ergastolo ostativo che vieta, appunto la liberazione condizionale dei boss mafiosi che non collaborano; il tutto è rinviato all’udienza pubblica per l’8 novembre
prossimo. La Corte, nel maggio scorso, diede indicazioni in merito al Parlamento.
Tra le altre competenze vi è quella, altrettanto delicata che riguarda il conflitto tra i poteri dello Stato. E proprio di recente la Consulta ha accolto il ricorso su una questione delicata tra il Consiglio
Superiore della Magistratura e la Camera dei Deputati in merito al diniego dell’utilizzo di intercettazioni telefoniche in cui sarebbe coinvolto un parlamentare e si attende in merito l’ordinanza.
Per le ovvie ragioni di opportunità è previsto che l’Ufficio di giudice della Corte è incompatibile con quello di membro del Parlamento, o di un Consiglio regionale, con l’esercizio della professione di avvocato e con
ogni carica ed ufficio indicati dalla legge.

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