venerdì, 29 Marzo, 2024
Società

L’ecosistema digitale italiano è in ritardo

All’Italia mancano le skill digitali di base. Sono 2,1 milioni i lavoratori a cui svilupparle entro il 2026 per stare al passo con le esigenze di mercato e sono più di 20 milioni i cittadini a cui mancano skill digitali di base per centrare gli obiettivi Ue previsti entro il 2030.

“L’Italia è la peggiore in Europa sulle competenze digitali avanzate: mancano 130mila iscritti a corsi di laurea ICT per raggiungere i livelli della Germania. Questo è veramente un grandissimo problema”.

“All’Italia manca anche una politica industriale del digitale: il fatto che non sia mai stata implementata è visibile dai dati di mercato. L’ecosistema del digitale italiano è sottodimensionato rispetto ai competitor europei: si deve essere competitivi a livello internazionale, perché la globalizzazione non è finita”, continua.

“Se le aziende ICT italiane raggiungessero il dimensionamento medio di quelle tedesche, il comparto triplicherebbe per un 14% di Pil in più. Se l’Italia raggiungesse un dimensionamento medio delle aziende ICT pari a quello tedesco, il comparto genererebbe 250 miliardi di euro”, ha detto Alec Ross, Distinguished Adjunct Professor della Bologna Business School e già Senior Advisor for Innovation dell’US Secretary of State.

“Bisogna lanciare una vera e propria alleanza per il lavoro del futuro, tra sistema pubblico e sistema privato”, innanzitutto puntando sul “capitale umano digitale”, formando “più professionisti con competenze digitali avanzate all’interno del sistema scolastico”, intervenendo a sostegno “dell’upskilling e del reskilling della forza lavoro” e usando “il digitale come leva di inclusione sociale e per colmare i gap territoriali, generazionali e di genere”. Inoltre, bisogna promuovere una “politica industriale del digitale”, che favorisca l’integrazione del digitale “in tutti i comparti produttivi, con particolare attenzione alle PMI”, bisogna “colmare il gap dimensionale delle aziende italiane ICT con i competitor europei” e bisogna “stimolare la nascita di nuove aziende e start up innovative”, sottolinea.

“Infine, bisogna avanzare con decisione sul PNRR: le aziende italiane ripongono grande fiducia sul Pnrr come strumento chiave per la digitalizzazione nel Paese”, ma “più nel dettaglio le aspettative delle imprese sono più banda, meno carta, più competenze”, sottolinea. Bisogna quindi semplificare “l’accesso del PMI a fondi e bandi per la digitalizzazione del Pnrr con una logica di erogazione di contributi” e coinvolgere “in modo sistematico il sistema privato per accelerare l’implementazione del PNRR”, conclude.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Il 2022 anno cruciale per il Pnrr

Francesco Tufarelli

Guerra Russia-Ucraina, come prepararsi agli attacchi hacker

Redazione

Scuola: incontro bilaterale Italia-Georgia sull’istruzione

Lorenzo Romeo

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.