mercoledì, 24 Aprile, 2024
Società

Da Enea modello di gestione del verde pubblico a basso costo

Arriva il modello di calcolo dell’Enea per pianificare interventi nelle aree verdi cittadine, contrastare più facilmente il degrado urbano e prevenire il rischio incendi, risparmiando fino al 70% sui costi di gestione pubblica. L’applicazione “Green Cal”, frutto di uno studio appena pubblicato sulla rivista scientifica Lande, realizzata dai ricercatori Enea in collaborazione con Sapienza Università di Roma, mette in relazione tre elementi: i sistemi Gis (per il censimento del numero, posizione ed estensione delle aree verdi), le tecniche di sfalcio (utilizzo di decespugliatori, tagliaerba, trince) e i costi del taglio, con l’obiettivo di rendere più semplice la pianificazione degli interventi non solo per gli amministratori, ma anche per gli operatori del settore.

Il modello di calcolo è stato testato a Latina, città del basso Lazio dove vivono circa 130mila abitanti su una superficie di circa 280 km2 con oltre 460 aree verdi estese su 160 ettari. Utilizzando i tariffari ufficiali, Green cal ha stimato per il comune un onere minimo annuale di circa 255 mila euro (per uno sfalcio senza raccolta del materiale di risulta) fino a un massimo di quasi 4 milioni (per 12 sfalci con raccolta erba).   “La gestione del verde pubblico comporta spesso importi proibitivi per molti enti locali, ma applicando una manutenzione più ‘flessibile’, vale a dire in funzione del grado di utilizzo dei singoli spazi pubblici da parte dei cittadini, è possibile abbattere i costi fino a 1,2 milioni di euro/anno, garantendo uno standard di elevata sicurezza e decoro urbano”, spiega Sergio Cappucci, ricercatore Enea del Laboratorio Tecnologie per la dinamica delle strutture e la prevenzione del rischio sismico e idrogeologico dell’Enea, tra gli autori dello studio. “Green cal è pensato anche per ottimizzare l’uso delle risorse idriche, ridurre il rischio incendi con tagli lungo corridoi che interrompono il percorso del fuoco e rendono così più efficaci i piani di protezione civile, includendo le segnalazioni dei cittadini, il cui contributo è sempre più rilevante nella gestione delle aree verdi pubbliche”, conclude Cappucci.

“Il tema del verde, soprattutto dopo la pandemia, è molto sentito dai cittadini che hanno manifestato la necessità di poter disporre di spazi aperti accessibili e di qualità e sono sempre di più le amministrazioni che stanno adottando un approccio integrato, fondamentale per l’affidamento dei lavori, al fine di raggiungere un equilibrio tra la percezione degli utenti, la qualità delle prestazioni e la riduzione dei costi” dichiara Andrea Cappelli, professore dell’Università di Roma La Sapienza.

Il lavoro ha inoltre preso in considerazione le prospettive per la valorizzazione degli sfalci secondo i principi dell’economia circolare, puntando alla riduzione della produzione di rifiuti organici (il verde pubblico contribuisce per circa il 28% al volume dei rifiuti urbani), alla chiusura dei cicli (produzione di compost e digestato) e al recupero di una materia prima critica come il fosforo (inserito nel 2017 nella lista dei critical raw materials dalla Commissione Europea), per la cui valorizzazione ENEA coordina la Piattaforma Italiana del Fosforo (PIF), finanziata dal Ministero della Transizione ecologica.

Gli algoritmi, già oggetto di attenzione da parte di alcuni importanti comuni italiani, sono pensati anche per essere utilizzati a livello internazionale. Nello studio sono state inoltre simulate azioni di riforestazione delle aree periferiche che potrebbero favorire la creazione di green belt, cinture verdi presenti in diversi paesi europei, realizzate per combattere il consumo di suolo, le ondate di calore e per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Molti Piani d’Azione per le Energie Sostenibili (PAES) adottati dai comuni italiani prevedono interventi di riforestazione, ricorrendo anche al supporto di ESCo (Energy Service Company) che hanno già realizzato diverse nuove aree boschive per contribuire al processo di decarbonizzazione. In linea con la nuova strategia forestale dell’UE che si impegna a piantare 3 miliardi di alberi in più entro il 2030, lo studio stima che piantando da 700 a 6.000 tra alberi e arbusti su una superfice di circa 20 ettari, è possibile assorbire fino a 100 tonnellate di CO2 l’anno, vale a dire l’equivalente dell’anidride carbonica emessa da autoveicoli a basse emissioni (Euro 6) per percorrere 1 milione di km.

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