sabato, 20 Aprile, 2024
Società

I Nativi del Canada e i Briganti del Sud

Come tanti tra noi, anch’io sono rimasto colpito dal gesto di Papa Francesco che in Canada, con un bel copricapo indiano, chiede perdono ai nativi. E mentre il Santo Padre li benediceva e li baciava, mi son chiesto: Chissà quando, da noi in Italia, i Piemontesi chiederanno scusa ai Meridionali per aver represso nel sangue il brigantaggio. E chissà quando noi Meridionali ringrazieremo i piemontesi, i milanesi, i friulani e i genovesi, per aver accolto, sfamato e dato un avvenire a milioni e milioni di nostri emigrati. Con quanta sofferenza e malinconia si son trasferiti al Nord! Ma anche con quanto orgoglio e soddisfazione hanno visto i propri figli diventare professionisti, medici, ingegneri, avvocati e poi, ancora, sindaci, parlamentari, manager di grandi e piccole società multinazionali.

Chi l’ha detto che i meridionali non hanno fatto la Rivoluzione? Falso! L’hanno fatta eccome! L’hanno fatta altrove, però. Non al Sud. Con il duro lavoro, con serietà, intelligenza e soprattutto con tanta fiducia e ottimismo. Quel grande meridionalista che fu Giovannino Russo lo diceva sempre. La vera rivoluzione dei meridionali è stata l’emigrazione. Perché le nuove culture e le nuove civiltà si costruiscono non con le repressioni, con le bombe o le deportazioni ma solo con l’accoglienza, l’integrazione e la tolleranza. E proprio la storia dell’umanità ci insegna che, in tantissimi casi, gli ultimi son diventati i primi. Mentre i primi, (i ricchi), spesso, sono stati rimandati a mani vuote. (“Esurientes implevit bonis et divites dimisit inanes”, così è scritto nel Magnificat).

E, sempre a proposito di perdono, ci sarebbe qui da approfondire la “vexata quaestio” sul brigantaggio, un argomento storico molto controverso utilizzato spesso in chiave polemica da alcuni “intellettuali” neoborbonici del Mezzogiorno. Io non sono uno storico di professione. Sul tema però ho letto quello che hanno scritto Mac Smith, Montanelli, Villari così come le opinioni di acuti giornalisti come Giovannino Russo, Gaetano Afeltra, Dino Messina. E mi son fatto un’idea tutta mia del perché il Brigantaggio non ha avuto, al Sud, alcun sbocco “politico”. La loro “rivoluzione”, secondo me, fu contrastata soprattutto dai contadini più che dai galantuomini e dai piemontesi. E la guerra che questi ultimi scatenarono contro i briganti meridionali non fu condotta secondo i metodi militari tipici di un esercito regolare. La lotta fu impari e il destino dei briganti era già segnato. Ma le modalità della “guerra” scatenata dai Savoia, dobbiamo riconoscerlo,  furono micidiali. I briganti, una volta catturati, venivano torturati, umiliati, massacrati e poi….impalati, secondo un copione degno dei peggiori barbari.

Anche nello Stato pontificio imperversavano i briganti. Ma l’esercito papalino, dopo la cattura, non li giustiziava. Prima li faceva processare e poi, se riconosciuti colpevoli, condotti al patibolo o spediti in carcere. Quello che voglio dire è che, anche nella lotta al brigantaggio, dovremmo distinguere tra azioni di guerra e crimini contro l’umanità. Dopo circa due secoli di Storia, anche da noi in Italia, non sarebbe male avviare una serena riflessione sul perdono da chiedere a quella povera gente del Sud, ma anche sulla riconoscenza e la gratitudine che noi meridionali  dovremmo esprimere alle civili popolazioni del Nord.

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