sabato, 20 Aprile, 2024
Attualità

Appello di Sant’Egidio per tregua pasquale

La Comunità di Sant’Egidio lancia un appello per una tregua del conflitto in territorio ucraino per il periodo pasquale. “Chiediamo a tutti i responsabili un cessate il fuoco il più presto possibile –  ha chiesto Marco Impagliazzo, presidente della Comunità in una conferenza a 50 giorni dall’inizio della guerra – troppa gente sta morendo”. La richiesta nasce dalla crescente necessità negli ultimi giorni di medicinali per le cure ai feriti di guerra, tra cui antiemorragici e anestetici. “Gli alimenti – ha detto il presidente – iniziano ad essere razionati e c’è grave carenza di medicinali e materiale sanitario”. Da qui l’invito, rivolto a tutti gli italiani: “Continuiamo a sostenere l’Ucraina, continuiamo ad aiutare in tutti i modi possibili, continuiamo a resistere alla guerra con la solidarietà e l’impegno umanitario”.

Gli anziani i più fragili

La tregua pasquale, richiesta anche dal Papa, “vuole risparmiare il sangue dei civili che stanno morendo a migliaia – prosegue Impagliazzo -. Tanti anziani muoiono bloccati negli istituti, sono malati, non autosufficienti o isolati senza cibo, acqua e cure”. La Comunità di Sant’Egidio al momento accoglie in Italia 621 persone, di cui 210 a Roma. 2.500 persone frequentano i corsi lingua o ricevono sostegno economico o alimentare e stanno assistendo un centinaio di malati in dialisi. In tutta Europa ospitano 1.500 profughi, sia in Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, sia negli altri Paesi dove sono presenti comunità ucraine. Dall’Italia sono partiti tir con 110 tonnellate di aiuti, 73.000 confezioni di medicinali e materiale sanitario, tra cui farmaci per la tiroide – di cui gli ucraini soffrono a causa di Chernobyl – e insulina per malati di diabete.  In Italia sono accolti 91.000 ucraini, di cui 83.000 da famiglie ucraine e italiane.

A Mariupol impossibile far arrivare gli aiuti

Un cessate il fuoco anche momentaneo sarebbe fondamentale soprattutto a Mariupol dove da ormai 50 giorni le persone vivono nascoste nei rifugi, negli scantinati, di palazzi a volte crollati. “Qui a Leopoli – ha spiegato Yuryi Lifanse, uno dei volontari che stanno coordinando in Ucraina i soccorsi gestiti dalla Comunità – siamo riusciti ad aprire un centro in più per la distribuzione degli aiuti e riusciamo a far arrivare generi di prima necessità fino a Kiev, Bucha, Irpin, Kahrkiv ed altre città martiri di questa aggressione. Purtroppo le difficoltà non mancano, le medicine sono la cosa più urgente perché sono state distrutte tante vie logistiche. Ci sono migliaia di morti tra i civili. A Mariupol è impossibile far arrivare gli aiuti, serve la tregua, anche una settimana può salvare migliaia di vite, permetterebbe alla gente di uscire dai rifugi, 50 giorni lì dentro sono davvero troppi”.

Colpite le sedi umanitarie a Kiev e Mariupol

Anche la sede del movimento dei “giovani per la pace” di Sant’Egidio a Kiev è stata colpita dalle schegge di un missile russo abbattuto dalla contraerea ucraina, “per fortuna senza vittime”. Il presidente ha espresso “profondo dolore” per le vittime presenti nella sede della Caritas colpita da un carro armato russo a Mariupol, sottolineando che è stato un attacco agli sforzi umanitari in corso. “Quel che serve veramente – ha detto Impagliazzo – è festeggiare la Pasqua senza gli allarmi, per poter ripensare la vita”.
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