venerdì, 15 Novembre, 2024
Società

Rai e Idmo contro la disinformazione

La Rai prosegue nel suo impegno contro la disinformazione e domani parteciperà all’evento dedicato all’International Fact Checking Day, nella sede Luiss di viale Romania (https://www.idmo.it/2022/03/29/international-fact-checking-day/).
Nel corso della giornata saranno presentati i lavori avviati da Idmo (Italian Digital Media Observatory): si discuterà dell’impatto della disinformazione con tutti i partner Idmo – oltre a Rai, il capofila Luiss Data Lab e Tim, Gruppo Gedi, Università di Tor Vergata, T6 Ecosystems, NewsGuard, Pagella Politica – e con rappresentanti delle istituzioni, del mondo accademico, del mondo dell’informazione e delle forze armate. Per presentare le iniziative Rai già realizzate interverranno Claudia Mazzola, direttrice dell’Ufficio Studi Rai, Matteo Cortese, vicedirettore Rainews24 e Caterina Stagno, responsabile del nucleo Inclusione Digitale di Rai per il Sociale.

Report ha rincorso i protagonisti di questo “contratto” in cerca di risposte, dal Parlamento sino al confine fra Polonia e Ucraina, dove da settimane vengono accolti i profughi che scappano dalla guerra. E dove l’8 marzo si è recato anche il segretario della Lega, Matteo Salvini. Si prosegue con l’approfondimento “L’oligarca di Dio” di Giorgio Mottola. Report proporrà parti inedite dell’intervista di Giorgio Mottola all’oligarca russo Konstantin Malofeev, uno dei principali sostenitori di Putin e in passato finanziatore di movimenti di ultradestra in Europa, come il partito di Jean Marie Le Pen. In Italia Malofeev ha costruito ottime relazioni con la Lega: “Salvini può essere il Putin italiano”, ci racconta nel corso dell’intervista. Per spiegare lo scenario in cui ha preso avvio questa santa alleanza internazionale, Report trasmetterà anche un’inchiesta sulla storia e il vero ruolo di Kirill, patriarca della Chiesa ortodossa di Mosca e di tutte le Russie e sul progetto religioso e politico che lo lega a Vladimir Putin. Infine, l’inchiesta “Fughe di gas” di Manuele Bonaccorsi. Le telecamere di Report hanno seguito il viaggio per l’Italia di James Turitto, della ong americana Clean Air Task Force, che con una termocamera professionale ha indagato la presenza di emissioni di metano negli impianti di produzione, trattamento e stoccaggio di idrocarburi. Turitto ha visitato 46 impianti nel nostro Paese e di questi ben 35 rilasciavano metano in atmosfera.

Tra questi i siti di trattamento gestiti da Eni (Pineto, Casalborsetti) e quelli di rigassificazione (Panigaglia) e di stoccaggio (Minerbio, Fiume Treste, Cortemaggiore, Brugherio, Bordolano), controllati da Snam. Spesso a rilasciare metano erano i camini di emergenza e i serbatoi, ma a volte le emissioni provenivano da viti o tubazioni in scadente stato di manutenzione.
Report mostrerà in esclusiva le immagini riprese da Turitto.
Secondo l’International energy agency, nel mondo vengono rilasciate in atmosfera 135 milioni di tonnellate di metano derivate da emissioni fuggitive del settore energetico, pari a circa 2,5 volte l’intero consumo annuo italiano. Limitarle solo di un terzo avrebbe lo stesso effetto sugli obiettivi della Cop 21 dell’elettrificazione dell’intero settore dei trasporti contribuendo a contenere l’aumento della temperatura di 0,3 gradi.
Perché allora le emissioni continuano? Perché non esiste alcuna normativa che le impedisca. Lo spreco delle emissioni appare oggi non solo ambientalmente pericoloso, ma anche economicamente incomprensibile.

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