giovedì, 18 Aprile, 2024
Manica Larga

Startup verdi per cambiare il mondo

Complice COP26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in corso a Glasgow, in questi giorni si parla di clima. Molti sono però gli addetti ai lavori che temono l’effetto greenwashing, ovvero l’azione di PR per apparire più verdi che non si può messa in atto dalle aziende in chiave reputazionale.

Cambiamento climatico: l’impegno degli imprenditori

Eppure qualcosa di nuovo si muove e neanche troppo sottotraccia. Sono, infatti, altrettanti gli imprenditori che cercano di contrastare questa cattiva abitudine, soprattutto in virtù del fatto che sono proprio le aziende a essere responsabili dei due terzi delle emissioni.

A supportarli si è palesato anche Richard Branson, l’imprenditore britannico inventore della Virgin, che li ha esortati a non mollare, a pensare in grande, e a mettere al centro il consumatore per sviluppare soluzioni abbordabili che permettano alle nuove tecnologie verdi di prendere piede.

Tuttavia, uno dei limiti del ragionamento di Branson è la scala. Per cui, se queste dinamiche suggeriscono che business chiama business, allora una soluzione potrebbe venire proprio dalla collaborazione tra grandi player di mercato in ambito energetico e le startup che si occupano di Climate Tech, ovvero della tecnologia per contrastare il cambiamento climatico. Le ultime metterebbero sul tavolo il ritrovato tecnologico, le prime i loro mercati.

L’opportunitá del Climate Tech

A scommettere sulle potenzialità del Climate Tech sono in tanti, come conferma l’incremento del 500% degli investimenti sulle startup verdi da parte dei fondi di venture capital negli ultimi cinque anni, con una cifra che solo nel 2021 ha superato i 30 miliardi di dollari.

Secondo un recente rapporto di dealroom.co, una data powerhouse, a guidare è l’Europa. Una delle regioni di questo successo sarebbe il ruolo giocato da Londra, le cui oltre 400 startup climatiche hanno attratto, dal 2016 in poi, il 16% del totale degli investimenti fatti dai venture capital, ovvero 3,3 miliardi di dollari.

Inoltre, la capitale del Regno Unito è negli ultimi anni diventata la piazza d’elezione per oltre la metà dei fondi di venture capital dedicati al climate tech che operano a livello europeo. Ciò nonostante, secondo alcuni si tratterebbe di stime per difetto perché molto altro starebbe bollendo in pentola.

Resta comunque inevasa la domanda se tutto quanto questo riuscirà davvero a determinare un cambiamento di sistema se come riporta il Guardian, per esempio, alla fine Boris Johnson, che proprio nella transizione ecologica vede una reale opportunità di leadership globale post-Brexit, per rientrare da Glasgow in tempo per cena ha optato per un jet privato.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

La grande alleanza che salva sviluppo e società

Maurizio Merlo

Cingolani: stiamo correndo una maratona, non i 100 metri

Cristina Calzecchi Onesti

Kurt e le torsioni del sogno europeo

Federico Tedeschini

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.