venerdì, 22 Novembre, 2024
Politica

Il G20 di Draghi sull’Afghanistan, assenza imbarazzata di Putin e Xi

Aiuti alla popolazione ma non al regime

Riunione straordinaria dei leader del G20 sull’Afghanistan per iniziativa del Presidente del Consiglio Mario Draghi. Al centro della discussione informale la questione dei profughi, il rispetto dei diritti umani e la condizione femminile.

Collegato da remoto anche Joe Biden, ma non i due altri protagonisti fondamentali della crisi afghana per il ruolo esercitato negli equilibri della regione – il presidente russo Vladimir Putin e il presidente cinese Xi Jinping – rappresentati dai loro vice ministri degli Esteri, riprova della scarsa considerazione riservata all’incontro da parte di Mosca e Pechino, forse per una sorta di j’accuse rispetto alle responsabilità o per la volontà di riservare a questi summit internazionali le sole questioni economiche.

Diverso, invece, l’intento dell’Italia determinata a includere nel G20 anche temi geopolitici e strategici, dalle crisi regionali, alla sicurezza e alle pandemie. “È stata la prima risposta bilaterale alla crisi Afgana”, ha rimarcato più volte Draghi, che si dice soddisfatto dell’incontro e che il bilateralismo stia tornando ad essere uno schema di lavoro. Unanime “l’impegno collettivo a fornire assistenza umanitaria direttamente al popolo afgano attraverso organizzazioni internazionali indipendenti”, ha fatto sapere anche il Presidente degli Stati Uniti.

Il riconoscimento, un atto politico che va meritato

Cospicui i finanziamenti per evitare il collasso del sistema economico e bancario del Paese. 1 miliardo è stato annunciato da Ursula von der Leyen da parte dell’Europa e un incremento di 300 milioni di dollari da parte dell’America. Previsti, in seconda battuta, anche interventi della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale. È evidente che il rapporto con i talebani sarà inevitabile e fondamentale, ha affermato il nostro Premier, perché questi aiuti siano efficaci, ma questo non significa il riconoscimento dell’attuale Governo, che sarà giudicato dai fatti e non dalle parole. Allo stato attuale non è inclusivo come nelle promesse, a cominciare dalle donne e dalle minoranze etniche. “Difficile capire come aiutare la popolazione afghana senza avere contatti con i talebani – ha detto il Premier – ma il riconoscimento sarà una decisione politica legata ai progressi raggiunti rispetto ai diritti umani e alle libertà individuali”.

Alle Nazioni Unite la regia degli interventi umanitari

Quello che si vorrà evitare è che l’Afghanistan torni ad essere il santuario del terrorismo islamico e perché questo avvenga è importante il dialogo tra le potenze mondiali e la cooperazione. Secondo Draghi il primo successo di questi incontri internazionali è la consapevolezza che si debba lavorare insieme per dare una risposta umanitaria alla emergenza e il senso di responsabilità enorme nel dover intervenire in un territorio in cui siamo stati presenti per 20 anni. A lavorare ad una road map è stato dato mandato alle Nazioni Unite, che agiranno da regista delle iniziative. Andranno garantiti corridoi umanitari per quanti non sono riusciti a lasciare il Paese nella fase della evacuazione e anche la libera circolazione nell’aeroporto di Kabul. Su questo fronte sembrerebbe esserci, ha detto il Presidente del Consiglio, una qualche disponibilità da parte dei talebani a fronte di aiuti economici. Fondamentale anche il coinvolgimento dei paesi limitrofi, come Tagikistan e Uzbekistan, soprattutto nella gestione delle centinaia di milioni di profughi che si stano rifugiando nei territori confinanti.

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