sabato, 20 Aprile, 2024
Lavoro

 Veronesi (Uil): i lavoratori in cassa integrazione hanno perso 3 mila euro in 5 mesi

Malgrado gli aiuti, i sostegni finanziari dati a tutte le categorie, per il lavoratore in cassa integrazione la perdita media è stata di oltre 3 mila euro in 5 mesi. È il calcolo fatto dalla Uil. In altri versi da gennaio a maggio del 2021 sono 2.3 miliardi, – al netto dell’IRPEF nazionale e delle addizionali regionali e comunali -, i soldi che mancano nelle tasche dei dipendenti che a causa del Covid-19, sono stati posti in cassa integrazione.
DIVERSITÀ TRA REGIONI 
Alla Lombardia il primato della maggior perdita delle retribuzioni nette, pari al 22,2% del totale nazionale (504 milioni di euro), seguita dal Lazio dove i cassaintegrati perdono oltre 299 milioni di euro netti, dal Veneto (205 milioni di euro netti) e dalla Campania (189 milioni di euro netti). I calcoli sono stati fatti da un’analisi condotta dalla UIL-Servizio Lavoro, Coesione e Territorio che ha elaborato i dati Inps delle ore autorizzate di integrazione salariale su cui sono state condotte le simulazioni su una retribuzione lorda annua di 20.980 euro (retribuzione media del settore privato).
PERDITE MENSILI 
Lo studio della Uil calcola anche la perdita sulle singole retribuzioni mensili dei dipendenti. “Tra riduzione dello stipendio e mancati ratei 13° e 14°”, spiega Ivana Veronese, segretaria Confederale UIL, “in cinque mesi le buste paga si sono alleggerite mediamente del 19%”. A fronte di circa 1,4 miliardi di ore di cassa integrazione autorizzate nei primi cinque mesi del 2021, i beneficiari hanno perso, mediamente fino a qui, 3.185 euro netti
 
AMMORTIZZATORI DA RIFORMARE
La perdita economica di quanti sono in cassa integrazione, secondo il sindacato, deve essere uno dei temi della riforma degli ammortizzatori sociali. Calcolare cosa si perde e come realizzare un sistema che sia adeguato alla integrazione del salario.
“Nella riforma più complessiva degli ammortizzatori sociali che il Governo si appresta a varare”, sottolinea Ivana Veronese, “oltre che rendere universale lo strumento e legarlo a politiche attive, si pone la necessità della revisione dei tetti massimi del sussidio delle integrazioni salariali e la loro rivalutazione, che dovrebbe essere ancorata agli aumenti contrattuali e non soltanto al tasso di inflazione annua”.
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