“Quello degli asili nido è un tema cruciale per il futuro del nostro Paese”, a dichiararlo è la viceministra pentastellata Laura Castelli, che ci tiene anche a sottolineare il grande lavoro che è stato già fatto in questi ultimi anni: “Il primo significativo passo intrapreso riguarda il cambio della metodologia dei parametri utilizzati per l’analisi del fabbisogno (approvato dalla Commissione per i Fabbisogni Standard guidata dal professor Arachi), che ha messo fine alla vergogna dei comuni ad “asili zero”. “Il secondo riguarda la creazione di un Fondo per gli asili nido, con una dotazione di 100 milioni dal 2020 fino al 2023 e di 200 milioni dal 2024 al 2034 per la creazione e la ristrutturazione di nuovi asili. I criteri previsti hanno inteso privilegiare i Comuni con un alto indice di Vulnerabilità Sociale e Materiale, per come definito dall’ISTAT, e le periferie urbane”. “Il terzo passo riguarda l’incremento delle risorse nel Fondo di solidarietà comunale, con uno stanziamento iniziale che parte da 100 milioni per arrivare gradualmente ai 300 milioni previsti a decorrere dal 2026. Queste sono azioni concrete, che hanno cambiato la politica degli asili nido. E che non ci fanno trovare impreparati rispetto ai temi del “Next Generation EU.”
COSA PREVEDE L’ATTUALE PNRR
Ciò che ancora manca si spera possa essere integrato dal nuovo Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR). La versione del 12 gennaio 2021 prevedeva la realizzazione del Piano Asili Nido e servizi integrati con l’obiettivo di creare entro il 2026 circa 622.500 nuovi posti nido, che si andranno ad aggiungere ai 357.786 esistenti, di cui circa la metà privati. Alla realizzazione di questo piano sono destinati 2 miliardi di euro da impiegare per la costruzione, la ristrutturazione o l’acquisto degli immobili che ospiteranno i nuovi asili nido. Ancora non si sa in che misura la nuova stesura PNRR, che sarà a breve proposta dal Governo Draghi, riprenderà o meno tale impostazione.
LE CRITICHE ALL’ATTUALE PIANO
Gli addetti ai lavori intanto lamentano le gravi disfunzioni di quello precedente. Ad esempio, non prenderebbe in considerazione il ruolo degli attori privati, principalmente enti del Terzo settore e imprese sociali, centrali nell’attuale sistema di offerta dei servizi educativi e non fa alcun riferimento alle risorse pubbliche necessarie per coprire i costi di funzionamento dei nuovi nidi realizzati. Inoltre, viene fatto notare che il costo medio per la realizzazione di un posto nido da parte di una amministrazione pubblica è di circa 16.000 euro, quindi la realizzazione di 622.500 posti nido da parte dei comuni – unici beneficiari delle risorse previste per tale obiettivo nell’attuale versione del PNRR – comporterebbe un investimento pubblico di 9.996 miliardi di euro. Un volume di risorse di gran lunga superiori rispetto a quelle previste nel PNRR per tale intervento.
LEGACOOPSOCIALI: SBAGLIATA LA DISTIBUZIONE DEI FONDI
Andrea Bernardoni, Responsabile dell’Area Ricerche presso Legacoopsociali Nazionale e Carlo Borzaga, professore senior di Politica Economica presso l’Università di Trento, in un recente articolo apparso su “Impresa Sociale”, sono certi che, a fronte della crescente denatalità, “la priorità per la realizzazione del Piano Nidi non è, infatti, finanziare la costruzione fisica di nuovi asili, ma destinare adeguate risorse pubbliche per finanziare la gestione corrente dei nidi, sia quelli a gestione pubblica sia quelli a gestione privata. In molti casi, inoltre, gli spazi per ospitare nuovi asili nido già ci sono, possono essere recuperati immobili pubblici o privati inutilizzati”.