“Antigone”, la struggente tragedia di Sofocle, musicata da Mendelssohn nel 1841, ha aperto la stagione estiva 2025 dell’Accademia di Santa Cecilia, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, in collaborazione con il Teatro di Roma, all’interno della programmazione del Teatro Ostia Antica Festival. Le musiche che accompagnano il testo di Sofocle intrecciano parole e suoni, rievocando l’atmosfera della tragedia greca riadattata al clima equilibratamente preromantico tipico del compositore tedesco. L’Orchestra del Santa Cecilia è diretta da Francesco Lanzillotta, il Coro maschile da Andrea Secchi, la voce recitante di Massimo Popolizio. Molto buona la risposta del pubblico.
Antigone, simbolo dell’unica obbedienza necessaria
L’opera fonde dramma e musica, con cori solenni, recitativi e frammenti attoriali che, pur ispirandosi alla tragedia greca, la ripropongono in chiave moderna. Massimo Popolizio è il magistrale narratore della sventurata Antigone, simbolo eterno di resistenza e fedeltà, interpretata da Simonetta Solder, accompagnata da Christoph Hulsen (Creonte) e Alessandro Budroni (guardia/servo/corifeo), in una narrazione in cui il coro è coscienza collettiva, che amplifica il pathos di una storia che parla ancora a ogni epoca. Antigone è figura tragica e simbolo eterno del conflitto tra legge divina e umana, simbolo eterno di resistenza e fedeltà, che oggi pone domande cui non si può più tardare a dare risposta.
Quella di Antigone, figlia di Edipo, che disobbedisce alle leggi del tiranno Creonte per seppellire il fratello Polinice, è una figura associata alla disobbedienza solo se si prende la legge terrena come punto di riferimento. La fanciulla in realtà disobbedisce al tiranno per obbedire a leggi eterne, quelle della compassione e del valore della vita e della morte intesa come passaggio sacro. Quindi, Antigone è colei che disobbedisce al potere per obbedire alla legge morale, ferrea, eterna, che alberga nella sua anima e questo la rende una figura che dovrebbe farsi modello e riferimento per tutti gli esseri umani.
Un melodrama dove tutti hanno brillato
Composta secondo il modello tedesco del melodrama, l’opera alterna musica e recitazione, in sette scene, oltre alla introduzione orchestrale. Il Maestro Lanzillotta la definisce “una perla sorprendente”, dove il lirismo del coro, i recitativi e le parti attoriali dialogano con l’orchestra, in una performance dove tutte le parti mostrano grande spessore. Unica difficoltà per lo spettatore la promiscuità linguistica, che ha visto contrapposta l’irrinunciabile interpretazione in italiano di Massimo Popolizio a quella in tedesco degli altri attori, indebolendo la continuità della narrazione.
Mendelssohn, pur con strumenti tradizionali, riesce a evocare il pathos dell’antichità con sorprendente modernità, dimostrando un gusto romantico trattenuto, mai davvero travolgente, in cui la passionalità resta lieve, come immersa in un’atmosfera fiabesca, giovane, fresca. Profondamente ispirato all’arte classica, da Eschilo a Shakespeare, il compositore normalmente esprime nel suo linguaggio musicale una sensibilità composta, ma Antigone, che mette un piede nell’abisso e porta sulle spalle tutto il peso dell’umana follia, sembra guidare il compositore fuori dal suo perimetro creativo, smarrendosi con lei nelle tenebre dell’Ade per riemergere con una pagina musicale di grandissima tensione drammatica.
L’opera di Mendelssohn fu eseguita per la prima volta a Potsdam nel 1841 in onore di Federico Guglielmo IV di Prussia, che espresse tutto il suo l’entusiasmo alla moglie con la celebre frase: “Sono quasi caduto dalla sedia per la gioia”. Il nostro auspicio è grazie a questa opera le nostre anime abbandonino ogni sudditanza verso falsi valori.
Le altre date
L’Antigone sarà riproposta nel Teatro Romano di Ostia Antica il 18 e 19 luglio nella riproposizione del drammaturgo Roberto Latini, che porta in scena la sua rilettura contemporanea della tragedia di Anouilh, ambientata nella Francia occupata, trasformandola in una potente metafora della resistenza. Seguirà poi “Antigone” di Alan Lucien Øyen, in prima mondiale dal 22 al 24 luglio, eccezionalmente in scena al Teatro Argentina perchè, per esigenze tecniche, trova nel palcoscenico chiuso il luogo ideale per esprimere la sua visione contemporanea e multidisciplinare del mito. Antigone è esplorata attraverso i danzatori del Tanztheater Wuppertal di Pina Bausch, affiancati da Antonin Monié dell’Opera di Parigi e dalla compagnia winter guests del coreografo norvegese.









