L’economia italiana parte con il piede giusto nel 2025. Lo certifica l’Istat, che nella stima completa dei conti economici trimestrali conferma la crescita congiunturale dello 0,3% del PIL nel primo trimestre dell’anno, già anticipata a fine aprile con i dati preliminari. Ma non è tutto: le stime riviste segnalano anche una lieve revisione al rialzo della crescita tendenziale, ora allo 0,7% rispetto allo 0,6% iniziale, e un miglioramento della crescita acquisita per l’intero 2025, che passa dallo 0,4% allo 0,5%. Un segnale incoraggiante, tenuto conto che il trimestre ha avuto una giornata lavorativa in meno rispetto al quarto trimestre 2024 e due in meno rispetto al primo trimestre dello scorso anno. Nonostante questo, l’economia tiene grazie alla solidità della domanda interna, alla buona performance dell’industria e a una spinta ritrovata da parte del commercio estero.
Nel dettaglio, tutti i principali aggregati della domanda interna registrano un segno positivo. In particolare, gli investimenti fissi lordi crescono dell’1,6%, a testimonianza di una fiducia strutturale da parte delle imprese. I consumi finali nazionali aumentano invece dello 0,1%, segnale di una dinamica ancora fiacca sul fronte delle famiglie.
Bene gli investimenti
Il contributo complessivo della domanda interna (al netto delle scorte) alla crescita del Pil è di 0,4 punti percentuali: +0,1 per i consumi delle famiglie e delle istituzioni sociali private, +0,3 per gli investimenti. In controtendenza la spesa delle amministrazioni pubbliche, che ha inciso negativamente per 0,1 punti. Le scorte, invece, hanno avuto un effetto frenante: la loro variazione ha sottratto 0,3 punti percentuali alla crescita. Positivo, invece, il saldo commerciale netto: la domanda estera ha dato un piccolo ma significativo contributo di +0,1 punti percentuali.
Particolarmente rilevante è l’andamento del commercio con l’estero, con un aumento del 2,8% delle esportazioni e del 2,6% delle importazioni. Un dato che riflette la buona salute del made in Italy e la ripresa della domanda internazionale, nonostante un contesto globale ancora incerto segnato da tensioni geopolitiche e protezionismo.
Agricoltura e industria trainano
Dal lato dell’offerta, l’Istat rileva una crescita del valore aggiunto nell’agricoltura (+1,4%) e nell’industria (+1,2%), mentre i servizi segnano un lieve calo dello 0,1%. Si tratta di una variazione contenuta, ma che segnala un rallentamento in uno dei settori tradizionalmente più resilienti dell’economia italiana. Una dinamica da tenere sotto osservazione nei prossimi mesi, soprattutto in relazione alla spesa delle famiglie e alla fiducia dei consumatori. Intanto, arrivano buone notizie anche sul fronte dei prezzi. Secondo le stime preliminari di maggio 2025, l’inflazione scende all’1,7%, in calo rispetto all’1,9% di aprile. Il rallentamento è trainato principalmente da una forte decelerazione dei prezzi energetici regolamentati, che pur rimanendo elevati (+29,1%), calano rispetto al +31,7% di aprile.
Prosegue la discesa anche dei prezzi energetici non regolamentati, che segnano un -4,3% rispetto al -3,4% precedente. In frenata anche i prezzi degli alimentari non lavorati (+3,7% contro +4,2%) e alcune categorie di servizi, contribuendo così a un quadro inflazionistico in progressivo raffreddamento.