Tripoli è stata recentemente teatro di violenti scontri tra gruppi armati rivali, che hanno provocato almeno sei morti e più di 30 feriti gravi. L’episodio si è verificato nel quartiere di Abu Slim, una zona dove la tensione tra le milizie locali è degenerata in un conflitto aperto, infrangendo il cessate il fuoco precedentemente dichiarato dal Governo di Unità Nazionale. Secondo le autorità sanitarie locali, tra le vittime si contano cinque miliziani e un civile egiziano, quest’ultimo rimasto coinvolto nel fuoco incrociato tra le fazioni. Gli scontri hanno interessato principalmente la Brigata 444 e l’Apparato di Sostegno alla Stabilità, la cui leadership, guidata da Abdelghani al-Kikli, è stata indebolita a seguito dell’assassinio del suo capo avvenuto poche ore prima. La morte di al-Kikli ha scatenato una reazione immediata con gruppi armati che hanno occupato edifici strategici e bloccato le principali arterie di comunicazione della capitale. In risposta, le forze di sicurezza hanno dispiegato un massiccio numero di uomini e mezzi nel tentativo di ristabilire l’ordine pubblico. Tuttavia, la situazione rimane instabile, con scontri che continuano a verificarsi in diverse aree della città. Il governo libico ha lanciato un appello alla comunità internazionale, chiedendo un intervento per evitare un’ulteriore escalation del conflitto. Tripoli, da molti anni, è al centro di una lotta tra fazioni rivali, con numerose milizie che si contendono il controllo del territorio e delle risorse più importanti. La fragile tregua raggiunta nei mesi scorsi sembra ormai completamente compromessa, alimentando il timore di una nuova ondata di violenze. Mentre la popolazione locale cerca di riprendersi dal caos e dalla distruzione, le autorità libiche promettono di adottare misure incisive per garantire la sicurezza e prevenire nuovi scontri armati.