L’Occidente cerca di spingere la Russia verso un cessate il fuoco attraverso un mix di pressioni economiche e diplomatiche, ma Putin non sembra ancora pronto a cedere. I ministri degli Esteri del G7 hanno raggiunto un accordo su un documento congiunto che impone un aut-aut a Mosca: o il Cremlino accetta una tregua con l’Ucraina o dovrà affrontare un ulteriore inasprimento delle sanzioni economiche. La decisione arriva dopo giorni di intense trattative diplomatiche, culminate in un vertice che ha visto coinvolte le principali potenze occidentali. Secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, la bozza della dichiarazione finale del G7 sottolinea l’importanza di una tregua basata su condizioni eque per entrambe le parti in conflitto. Inizialmente, il documento chiedeva alla Russia di accettare un cessate il fuoco senza condizioni, ma nella versione definitiva il linguaggio è stato leggermente ammorbidito, lasciando spazio a una trattativa più flessibile.
“I membri del G7 hanno applaudito l’impegno dell’Ucraina per una tregua immediata, considerata un passo essenziale verso una pace giusta e duratura in linea con la Carta dell’ONU. Chiediamo alla Russia di ricambiare, accettando un cessate il fuoco equo e attuandolo pienamente”, si legge nel documento. Ma i leader occidentali non si limitano a sollecitare la fine delle ostilità: il testo ribadisce la necessità di solide garanzie di sicurezza per l’Ucraina, affinché possa difendersi da future aggressioni. “Qualsiasi cessate il fuoco deve essere rispettato e supportato da un accordo di sicurezza credibile”, recita il comunicato finale.
Il messaggio di Putin
Parallelamente, la diplomazia si muove su un altro fronte. Il Cremlino ha confermato che l’inviato statunitense Steve Witkoff ha incontrato Vladimir Putin, ricevendo un messaggio da trasmettere direttamente a Donald Trump. Sebbene i dettagli del colloquio non siano stati resi noti, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha parlato di “cauto ottimismo” riguardo alla possibilità di un accordo. Trump stesso, attraverso il social network Truth, ha affermato di aver avuto un “colloquio molto produttivo” con Putin e di vedere “ottime possibilità” per la fine della guerra. “Abbiamo discusso in modo costruttivo e ho chiesto a Putin di risparmiare le vite delle truppe ucraine che si trovano in una posizione vulnerabile”, ha dichiarato l’ex presidente Usa. Il messaggio trasmesso tramite Witkoff e le dichiarazioni di Trump suggeriscono che Mosca voglia mantenere un canale di dialogo aperto, ma senza rinunciare alla propria strategia.
Kiev: prudenza e preparazione
L’Ucraina, nel frattempo, prosegue la sua resistenza, consapevole che la tregua potrebbe essere solo temporanea. Il governo di Kiev accoglie con favore il sostegno del G7, ma mantiene un atteggiamento di cautela. Il ministro degli Esteri Andrii Sybiha ha annunciato la creazione di un team incaricato di monitorare il rispetto di un’eventuale tregua. “La linea del fronte si estende per oltre 1300 chilometri e i combattimenti sono continui. Abbiamo imparato dai fallimenti del passato e non possiamo permettere che la Russia utilizzi la tregua per riorganizzarsi”, ha dichiarato Sybiha. Anche Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente Zelensky, ha espresso scetticismo. “Putin pone condizioni vaghe, lasciando spazio a possibili manipolazioni. La Russia deve dimostrare concretamente la sua volontà di pace”, ha affermato in un’intervista.
L’Unione Europea rilancia il sostegno a Kiev
Mentre la diplomazia lavora per fermare le ostilità, l’Unione Europea si prepara a rafforzare il suo supporto all’Ucraina con un nuovo pacchetto di aiuti militari da 40 miliardi di euro. Secondo fonti diplomatiche, la proposta sarà presentata al prossimo Consiglio degli Esteri dall’Alta Rappresentante Ue Kaja Kallas. Anche il capitolo sanzioni resta centrale. La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha annunciato l’estensione delle misure restrittive nei confronti di Mosca. “Estendiamo le nostre sanzioni a circa 2.400 individui ed entità coinvolte nell’aggressione russa”, ha dichiarato, confermando la linea dura dell’Europa.