venerdì, 15 Novembre, 2024
Società

In Italia 200mila bambini sotto i 5 anni vive in povertà alimentare

Save the Children: “Un bimbo su 10 vive in case poco riscaldate”

L’Italia registra un nuovo record negativo per la natalità, con meno di 380.000 nuovi nati nel 2023, mentre i dati sulla povertà minorile sono sempre più allarmanti. Secondo la quindicesima edizione dell’‘Atlante dell’infanzia a rischio’, pubblicata da Save the Children e intitolata ‘Un due tre… stella. I primi anni di vita’, il Paese sta attraversando una profonda crisi demografica e sociale, che colpisce soprattutto i più piccoli. Nello specifico l’Atlante rivela che il 13,4% dei bambini tra 0 e 3 anni vive in condizioni di povertà assoluta, mentre circa 200.000 bambini sotto i 5 anni (8,5%) soffrono di povertà alimentare: crescono in famiglie che non riescono a garantire almeno un pasto proteico ogni due giorni. Oltre la metà di questi bambini risiede nel Mezzogiorno, dove la povertà tocca il 12,9%. A questo si aggiunge la povertà energetica, con il 9,7% dei piccoli che vivono in case inadeguatamente riscaldate durante l’inverno.

Così Claudio Tesauro, Presidente di Save the Children: “Abbiamo voluto dedicare questo Atlante ai bambini più piccoli, consapevoli che i primi mille giorni di vita sono cruciali per la crescita e lo sviluppo. Oggi, troppi genitori in Italia affrontano la nascita di un figlio senza adeguati supporti sociali. Il sostegno all’infanzia è un obiettivo prioritario per la politica, dalla salute ai servizi educativi, dal contrasto alla povertà alla tutela dell’ambiente”.

Povertà e costi in crescita

I dati evidenziano come la povertà infantile in Italia sia aggravata dal crescente costo della vita. Dal 2019 al 2023, la spesa per i prodotti alimentari per la prima infanzia, come latte e pappe, è aumentata del 19,1%, superando l’inflazione, che si è fermata al 16,2%. Anche i costi per gli asili nido, soprattutto privati, sono saliti dell’11,3%, mentre le strutture finanziate dai comuni hanno registrato un incremento limitato all’1,5%. La carenza di servizi educativi per l’infanzia è un altro ostacolo che contribuisce a perpetuare le disuguaglianze: meno di un bambino su tre tra 0 e 2 anni (30%) trova posto in un asilo nido, un servizio essenziale per favorire l’uguaglianza delle opportunità. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede un aumento della copertura dei servizi per la prima infanzia al 41,3% entro il 2026, vicino all’obiettivo europeo del 45% entro il 2030. Ma le disparità territoriali permangono, e regioni come Campania e Sicilia, che attualmente hanno i tassi di copertura più bassi d’Italia (rispettivamente 13,2% e 13,9%), non riusciranno a superare il 33% nonostante i nuovi investimenti.

Raffaela Milano, Direttrice Ricerca di Save the Children, ha sottolineato: “L’Italia è famosa per i suoi asili nido, ma questa eccellenza manca proprio nelle aree più svantaggiate. Il Pnrr è un’opportunità unica per ridurre le disuguaglianze territoriali, ma ad oggi vi sono incertezze su nuovi progetti, costi e personale, in particolare nel Sud”.

Futuro incerto

L’Atlante evidenzia che le regioni del Sud sono particolarmente vulnerabili alla povertà e alla mancanza di servizi essenziali per l’infanzia. Campania, Sicilia e Puglia sono tra le regioni con la maggiore incidenza di bambini tra 0 e 2 anni, ma con tassi di povertà minorile elevati e una forte carenza di servizi. Se la Puglia, secondo le previsioni, riuscirà a raggiungere una copertura dei servizi del 38,4%, Calabria e Sicilia resteranno indietro, rispettivamente al 40,3% e 25,6%. Le famiglie del Sud non solo affrontano un accesso limitato ai servizi educativi, ma devono fare i conti anche con la dispersione scolastica, che in queste aree resta tra le più alte d’Italia.

Le previsioni dell’Atlante mettono in luce la necessità urgente di un cambio di rotta. Il Pnrr rappresenta un’occasione storica per ridurre le disuguaglianze e migliorare i servizi per l’infanzia, ma servono anche impegni a lungo termine, dal rafforzamento delle reti di supporto per le famiglie alla creazione di servizi educativi di qualità, in particolare nelle aree più svantaggiate.

Tesauro ha concluso: “È essenziale rafforzare la rete di supporto per l’infanzia, partendo dai territori più deprivati. Investire sui primi anni di vita significa investire sul futuro del Paese”.

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