sabato, 16 Novembre, 2024
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Israele e Hamas trattano per un Governo ad interim a Gaza. Negoziatori ancora al Cairo

Hamas e Israele avrebbero concordato sulla tregua a Gaza e su “un governo ad interim” nella Striscia di cui nessuno dei due avrebbe il controllo. Il piano in tre fasi. Nella Fase 2, la sicurezza sarebbe fornita da una forza addestrata dagli Usa e sostenuta da Paesi arabi moderati.

L’accordo

Lo riferisce ieri mattina il Washington Post citando una fonte Usa secondo cui la sicurezza “sarebbe garantita da una forza addestrata dagli Stati Uniti e sostenuta da alleati arabi moderati, in base ad un gruppo di circa 2.500 sostenitori dell’Anp a Gaza, già controllati da Israele”. Secondo la stessa fonte, “la bozza” dell’intesa complessiva è “concordata” e le parti stanno ora discutendo ” dettagli su come applicarla”.

Ieri le forze armate israeliane hanno lanciato volantini su Gaza City, intimando a tutti gli abitanti di andarsene. Intanto, attacchi di Israele contro obiettivi dell’esercito siriano nel sud del Libano: le strutture erette sulle Alture del Golan “erano in violazione degli accordi di disimpegno de 1974”

Munizioni a Israele e niente contrabbando di armi a Gaza

Un comunicato dell’ufficio del ministro della Difesa di Israele, Yoav Gallant, ha riferito di un incontro ieri nel suo ufficio di Tel Aviv con l’inviato per il Medio Oriente del presidente degli Stati Uniti, Brett McGurk. Hanno discusso dei colloqui in corso per raggiungere un cessate il fuoco con Hamas e della fornitura di armi statunitensi a Israele. Secondo il comunicato le parti hannopoi affrontato la necessità di adottare “misure di sicurezza per prevenire il contrabbando di armi a Gaza” mentre il coordinatore McGurk “ha aggiornato il ministro Gallant sulla consegna di munizioni prioritarie, alcune delle quali saranno inviate a Israele nei prossimi giorni. Questo colloquio ha fatto seguito agli incontri che il ministro ha avuto con McGurk e altri alti dirigenti statunitensi a Washington”, conclude il comunicato.

60 corpi fra le macerie a Gaza

Nelle stesse ore l’esercito israeliano ha fatto sapere di avere completato la missione, durata circa due settimane, nella zona di Shejaiya, uccidendo “decine di terroristi”. “All’interno dei tunnel sono stati trovati armi, computer portatili e apparecchiature di comunicazione. Inoltre, sono state rinvenute attrezzature che consentivano soggiorni prolungati e infrastrutture di elettricità e gas che sarebbero state utilizzate dai terroristi”.

La protezione civile di Gaza ha scoperto una sessantina di corpi sotto le macerie degli edifici a Shujaiya, un quartiere di Gaza dal quale l’esercito israeliano ha annunciato il ritiro mercoledì sera dopo due settimane di offensiva militare. “Quando le forze di occupazione israeliane si sono ritirate dal distretto di Shujaiya, le squadre della Protezione civile, con l’aiuto dei residenti, sono riuscite a trovare circa sessanta martiri”, ha detto in un discorso il portavoce della Protezione civile di Gaza, Mahmoud Basal.

UE: “Insufficiente la pressione Usa”

“La pressione diplomatica non è stata sufficiente”, sottolinea in un’intervista l’Alto rappresentante per la Politica estera dell’UeJosep Borrell, per mettere fine alla guerra contro Hamas a Gaza che ha già provocato quasi 39 mila morti, e aggiunge “resta da vedere se saranno disposti ad adottare altri tipi di misure” che “sono state prese in passato”, come le restrizioni sulla vendita di armi imposte da presidenti repubblicani come Ronald Reagan e George H.W. Bush.

Insediamenti in cisgiordania, condanna del G7

Nelle stesse ore l’annuncio, da parte del ministro delle Finanzeisraeliano, Bezalel Smotrich, ha annunciato la legalizzazione di cinque insediamenti illegali in Cisgiordania è stato accolto con condanna dai ministri degli Esteri del G7 al termine di una riunione presieduta da Antonio Tajani che si è tenuta a margine del summit della Nato a Washington.

Il G7, si legge nel documento, si unisce alla condanna di Nazioni Unite e Ue, e respinge anche la decisione del governo israeliano di dichiarare oltre 1.270 ettari della Cisgiordania come “terre di Stato”, l’esproprio più grande dai tempi degli Accordi di Oslo, e quella di espandere gli insediamenti già esistenti di 5.295 nuove unità abitative e di stabilire tre nuovi insediamenti. “Il programma di insediamenti del governo di Israele è in contrasto con il diritto internazionale e controproducente per la causa della pace”, sostengono i ministri del G7, ribadendo l’impegno per una pace duratura e sostenibile sulla base delle risoluzioni pertinenti del Consiglio di Sicurezza Onu e della soluzione a due Stati.

Insediamenti: sanzioni degli USA

Anche gli Stati Uniti hanno annunciato ieri pomeriggio in un comunicato il Dipartimento di Stato nuove sanzioni contro gli estremisti israeliani accusati di alimentare la violenza nella Cisgiordania occupata, in particolare nei confronti dell’organizzazione Lehava. “Oggi imponiamo sanzioni a tre individui e cinque entità israeliane legate ad atti di violenza contro i civili in Cisgiordania”, ha affermato, precisando in particolare di aver preso di mira.

La terza fase dei negoziati

I negoziati per la tregua a Gaza e il rilascio degli ostaggi proseguono oggi al Cairo dove si è recata una delegazione israeliana guidata dal capo dello Shin Bet, il servizio segreto interno di Israele, insieme a rappresentanti delle Idf. Un comunicato dell’ufficio di Benyamin Netanyahu aggiunge che la delegazione negoziale israeliana a Doha, guidata dal capo del Mossad David Barnea, è rientrata in Israele dopo un vertice con i mediatori di Usa, Egitto e Qatar ed ha incontrato il premier. “Nell’incontro” – si legge nel comunicato – “si è discusso dei capitoli dell’accordo per il ritorno degli ostaggi e le modalità di attuazione del piano, garantendo nel contempo tutti gli obiettivi della guerra”.

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