Non è una bella stagione per i cinghiali. Le loro scorribande nell’Urbe guidata dalla sindaca Virginia Raggi hanno creato un vespaio di polemiche.
Anche in Campania il quadro non è migliore. Le richieste di risarcimento hanno assunto proporzioni tali da divenire insostenibili. Sono centinaia le aziende agricole che rischiano di veder compromessi i raccolti a causa della sovrappopolazione di cinghiali.
La Regione Campania, con il governatore Vincenzo De Luca, ha appena dato il via libera al programma di prelievo selettivo nelle aree “non vocate”.
La Giunta ha, infatti, accolto la richiesta che Coldiretti Campania aveva presentato agli inizi di agosto. Nella Delibera si annotano l’elaborazione del Centro Regionale per l’Igiene Urbana Veterinaria e il parere favorevole dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.
Non ci sarà, dunque, una strage, ma una caccia selezionata ad opera di addetti inseriti in un apposito elenco con certificazione delle autorità competenti.
Nel mirino, vista la prolificità degli esemplari maschi, finiranno le scrofe.
Un sacrificio – spiegano dalla Coldiretti – necessario. Sono centinaia le aziende agricole che rischiano di veder compromessi i raccolti a causa della sovrappopolazione di cinghiali. Senza parlare degli incidenti stradali e del rischio che comportano per l’incolumità delle persone. Tanto è vero che nell’intera regione i danni causati da questa specie superano di 2 milioni di euro l’anno e continuano a crescere. Risorse che potrebbero essere usate per innovazione e competitività.
La caccia di selezione – così come richiesta da Coldiretti Campania – è un metodo già adottato in tutte le regioni limitrofe: Lazio, Basilicata, Molise e Calabria.
Con il via libera della Giunta, la Regione attraverso i suoi Uffici Territoriali e gli Ambiti Territoriali di Caccia, autorizza il prelievo selettivo come azione di contrasto alla diffusione della specie. La caccia selettiva è possibile dal 2012 ed è inserita nel calendario venatorio, con la presenza di cacciatori di selezione in tutte le province campane.
L’esperienza condotta in altre regioni mostra come la caccia di selezione, se ben organizzata, è un valido aiuto per limitare i danni del cinghiale nelle aree critiche. Non solo, ma essa può essere praticata tutto l’anno e non ha impatti sulle altre specie, a differenza della fauna selvatica fuori controllo che crea uno squilibrio nell’ecosistema.
Il cinghiale nelle aree agricole del casertano, nel salernitano, nell’avellinese e nel beneventano è diventato un problema con il quale confrontarsi per chi voglia fare attività agricola.
L’eccessiva presenza di selvatici rappresenta un rischio – evidenzia la Coldiretti – per l’agroalimentare italiano visto che proprio nei piccoli comuni sotto i 5mila abitanti si concentra il 92% delle produzioni tipiche nazionali secondo lo studio Coldiretti/Symbola. In Campania 7 produzioni Dop e Igp su 10 coinvolgono il territorio dei 338 piccoli comuni della regione, che ha anche il primato italiano per i prodotti agroalimentari tradizionali, con ben 531 “bandiere del gusto”, che spesso prendono il nome dal piccolo Comune o dalla frazione dove sono nate. Un tesoro messo a rischio dall’avanzata dei cinghiali che sempre più spesso in queste aree si spingono fin dentro i cortili e sugli usci delle case, scorrazzando per le vie dei paesi o sui campi, nelle stalle e nelle aziende agricole.