lunedì, 23 Giugno, 2025
Attualità

Referendum flop, vince l’astensione

Affluenza ferma al 30,6%, tutti i quesiti bocciati. Il Centrodestra esulta: “Il governo ne esce più forte”. Landini non si dimette, Schlein rivendica i 14 milioni di voti, ma il Pd si spacca. Tajani: “Serve una riforma della legge”

Una debacle annunciata. Un risultato che scuote, ma non sorprende. I cinque referendum abrogativi promossi dalla Cgil (quattro sui temi del lavoro e uno sulla cittadinanza) si sono fermati al 30,6% di affluenza. Lontanissimi dal quorum del 50% più uno, sono stati bocciati senza nemmeno entrare nel merito. E così, invece che uno strumento di mobilitazione civile, il referendum si è rivelato ancora una volta un boomerang politico, usato per colpire e finito per ferire chi lo ha lanciato. Alle urne si sono recati poco più di 14 milioni di italiani. Troppo pochi perché i referendum siano validi, ma abbastanza per scatenare interpretazioni opposte tra governo e opposizione. I numeri sono impietosi: affluenza al 30,58%, con tutti e cinque i quesiti abrogativi rigettati automaticamente. In sostanza, due italiani su tre hanno scelto di non votare.

Per la maggioranza, questo dato ha un solo significato: fiducia al governo Meloni e rigetto di un’iniziativa ritenuta pretestuosa. Per l’opposizione, invece, quei 14 milioni rappresentano una base da cui ripartire, un segnale importante su temi che continuano a scuotere la coscienza del Paese, a dispetto dell’esito formale.

“Vittoria della democrazia”

Giovanbattista Fazzolari
Giovanbattista Fazzolari

Dal fronte dell’esecutivo il giudizio è netto e trionfante: “Il governo ne esce rafforzato, la Sinistra ulteriormente indebolita”, ha dichiarato il Sottosegretario Giovanbattista Fazzolari. Più duro il Presidente del Senato Ignazio La Russa: “La volgarità degli insulti della Sinistra ha schifato gli elettori”. Un’accusa evidentemente diretta ai toni della campagna referendaria condotta dai promotori e dai partiti progressisti. Il Premier Giorgia Meloni non ha parlato direttamente, ma ha lasciato ai suoi fedelissimi il compito di incassare la vittoria. “Gli italiani hanno scelto: evviva la democrazia”, ha esultato il Vicepremier Matteo Salvini, che ha sottolineato i dati economici positivi come il calo del precariato e il record di occupazione come prova del buon operato del governo.

Antonio Tajani, Ministro degli Affari Esteri
Antonio Tajani, Ministro degli Affari Esteri

Anche Antonio Tajani ha colto l’occasione per rilanciare la necessità di una riforma dei referendum: “Forse è ora di cambiare la legge, innalzando il numero di firme necessarie. Abbiamo speso milioni per inviare schede agli italiani all’estero, che in molti casi non sono state neanche restituite”. Una posizione condivisa anche da Fabio Rampelli (FdI), secondo cui il referendum ha perso la sua “natura terza”, trasformandosi in “strumento di lotta politica”.

Landini non si dimette e il Pd si spacca

Maurizio Landini, Segretario Generale della Cgil
Maurizio Landini, Segretario Generale della Cgil

Il volto più esposto della sconfitta è senza dubbio quello del leader della Cgil, Maurizio Landini. Ma nonostante la batosta, il Segretario non si scompone e non arretra: “Dimissioni? Non ci penso proprio. L’obiettivo era raggiungere il quorum e non ci siamo riusciti, ma rimane il fatto che oltre 14 milioni di persone hanno votato per cambiare leggi sbagliate”. Landini rivendica la campagna come una messa in agenda di temi fondamentali: “Il voto non è contro il governo, ma per i lavoratori. I problemi che abbiamo sollevato restano sul tavolo e continueremo a batterci per affrontarli”. In casa Partito democratico il clima è da resa dei conti. La Segretaria Elly Schlein cerca di valorizzare l’impegno: “Grazie ai 14 milioni che hanno votato. Sono più di quelli che hanno votato la Destra nel 2022. Hanno tentato di boicottare il voto, ma noi continueremo a batterci per un’Italia più giusta”.

Pina Picierno
Pina Picierno

Ma nel partito si alzano voci critiche. L’Europarlamentare Pina Picierno parla di una “sconfitta profonda, un regalo enorme a Giorgia Meloni”, mentre altri osservano con preoccupazione la disconnessione tra i vertici progressisti e il corpo elettorale. Non solo. Anche Matteo Renzi, da Italia viva, prende le distanze: “Quesiti ideologici e rivolti al passato. Se vogliamo costruire una coalizione vincente, dobbiamo parlare di futuro”.

“Sconfitta epica della Sinistra”

Tommaso Foti
Tommaso Foti

Nel Centrodestra il clima è di euforia. Il tono dominante è quello dell’ironia pungente e dell’umiliazione politica dell’avversario. Tommaso Foti (FdI) parla di “cinquina da schiaffo” e paragona l’esito referendario a una disfatta sportiva: “Landini pensava di ‘battere il cinque’ con i referendum. Invece ha collezionato un’altra sconfitta”. Secondo Giovanni Donzelli la consultazione si è trasformata in un boomerang: “Hanno tentato una spallata al governo Meloni e si sono slogati la spalla. Hanno usato anche i bambini morti a Gaza per fare campagna. Ma gli italiani non si sono fatti ingannare”.

Elly Schlein, Segretaria del PD
Elly Schlein, Segretaria del PD

La questione dell’astensionismo, ancora una volta, si è dimostrata centrale. Il Centrodestra ha rivendicato con fierezza la scelta di non fare campagna, anzi di boicottare il voto: una strategia deliberata, secondo gli avversari, per impedire il raggiungimento del quorum. Secondo Schlein, è stato un “boicottaggio politico e mediatico”. Ma per i sostenitori del governo è solo una scelta legittima: “Chi non vota non è meno democratico di chi vota. La Sinistra ha trasformato il referendum in uno strumento di lotta politica e ha perso”, il parere di Mariastella Gelmini (Noi moderati).

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