lunedì, 16 Dicembre, 2024
Regioni

Lombardia, Lazio, Campania, Emilia-Romagna e Veneto sono le regioni che avranno bisogno di più lavoratori

“Tra il 2024 e il 2028 il mercato del lavoro italiano potrà esprimere un fabbisogno compreso tra 3,1 e 3,6 milioni di occupati, a seconda dello scenario macroeconomico considerato”. Questo importante dato emerge dal report sulle ‘Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine’, aggiornato al quinquennio 2024-2028, elaborato nell’ambito del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere in collaborazione con il Ministero del Lavoro. Sulle previsioni inciderà, indubbiamente, l’effettivo impatto delle risorse stanziate con il PNRR.

722 mila occupati in un contesto più favorevole

Infatti, lo stock occupazionale 2023 potrebbe crescere nel quinquennio da un minimo di 238 mila unità nello scenario negativo fino a un massimo di 722 mila occupati in un contesto più favorevole. In Lombardia, con un fabbisogno atteso pari a 669 mila occupati nello scenario positivo, si concentrerà oltre il 18% dell’intera domanda nazionale, seguita da Lazio (356 mila unità pari al 9,8%), Campania (320 mila unità, 8,8%), Emilia-Romagna (306 mila unità, 8,4%) e Veneto (302 mila unità, 8,3%). In questa edizione, per rispondere alle crescenti esigenze di informazioni articolate sul mercato del lavoro anche a livello territoriale, Unioncamere ha elaborato le previsioni occupazionali a medio termine a livello regionale con un nuovo approfondimento disponibile sul proprio sito internet in un allegato statistico che presenta, per ciascun territorio, il dettaglio del fabbisogno occupazionale per macro-settori, per principali professioni che saranno richieste e per livelli di istruzione e principali indirizzi di studio.

Il costo del mismatch è di 43,9 miliardi

Le necessità di sostituzione dei lavoratori in uscita dal mercato del lavoro determineranno la gran parte del fabbisogno, 2,9 milioni di unità nel quinquennio, pari ad una quota dell’80% nello scenario positivo e del 92% in quello negativo. “La riduzione del mismatch tra domanda e offerta di lavoro rappresenta una delle priorità di politica economica da affrontare in questo momento”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “I costi derivanti dal minor valore aggiunto, che sarà possibile produrre nei diversi settori economici a causa del ritardato o mancato inserimento nelle imprese dei profili professionali necessari – spiega – stanno infatti aumentando proprio a causa del progressivo innalzamento della difficoltà di reperire personale. La stima per il 2023 del costo del mismatch è di 43,9 miliardi, cifra corrispondente a circa il 2,5% del Prodotto interno lordo italiano. Per invertire il trend che ha tante ragioni d’essere a cominciare dall’andamento demografico – conclude Prete – si deve lavorare sempre di più sul fronte dell’orientamento e avvicinare i percorsi formativi alle grandi trasformazioni in atto”.

Il 41% del fabbisogno interesserà dirigenti e specialisti

Nel 2024-2028, per l’insieme dei settori privati e pubblici, circa il 41% del fabbisogno complessivo interesserà dirigenti, specialisti e tecnici (tra 1,3 e 1,5 milioni di unità); mentre le professioni commerciali e dei servizi assorbiranno il 19% del fabbisogno totale, gli impiegati il 15%, gli operai specializzati l’11% e i conduttori di impianti il 6%. Rispetto all’attuale struttura professionale saranno perciò destinate a crescere le professioni specialistiche e tecniche, ma anche quelle impiegatizie (per effetto della domanda della Pubblica Amministrazione), mentre continueranno a diminuire operai specializzati e conduttori di impianti. Circa il 38% del fabbisogno occupazionale del quinquennio riguarderà professioni con una formazione terziaria (laurea, diploma ITS Academy o AFAM), il 4% profili con un diploma liceale e il 46% personale in possesso di una formazione secondaria di secondo grado tecnico-professionale (diplomi quinquennali e IeFP quadriennali o triennali).

Elevata offerta per ambito STEM e competenze verdi

In particolare, nell’istruzione terziaria sarà elevato il fabbisogno di persone con un titolo in ambito STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), che determinerà un significativo mismatch rispetto alla presenza di giovani in possesso di questo tipo di formazione che faranno ingresso nel mercato del lavoro. Per l’insieme dei percorsi STEM potrebbero mancare, infatti, ogni anno tra 8mila e 17 mila giovani. Per quanto riguarda gli altri indirizzi, è attesa una carenza di offerta per l’indirizzo insegnamento e formazione (mancheranno tra 9mila e 12mila giovani), economico-statistico (5-11 mila) e medico-sanitario (circa 7mila). Anche per la formazione secondaria di tipo tecnico-professionale è prevista una carenza di offerta, che riguarderà sia i percorsi quinquennali (mancheranno tra 13mila e 42mila giovani all’anno) sia quelli di Istruzione e Formazione Professionale (con un’offerta in grado di coprire poco più della metà dei fabbisogni). I macro trend delle transizioni green e digitale incideranno sulla domanda di personale portando sia ad un innalzamento delle competenze verdi e digitali richieste sia alla nascita di nuove figure professionali. Si stima che tra il 2024 e il 2028 il possesso di competenze green verrà domandato con importanza almeno intermedia ad oltre 2,3 milioni di lavoratori (quasi i due terzi del fabbisogno del quinquennio) e le competenze digitali a 2,1 milioni di occupati (oltre il 58% del fabbisogno totale).

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