mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Attualità

Strazio, ultima frontiera. Eccovi i viaggi dell’astronave Italia durante la sua missione di 15 giorni diretta all’esplorazione di strani mondi

Mi sento pervaso da un senso di disagio, un groppo alla gola che spero non sia il coronavirus, una lacrima scende… i pazienti intubati, le continue informazioni… mi sento isolato… e meno male, meno male!

Ancora vanno in giro le persone? Vanno a fare la spesa e magari fanno un salto in farmacia per comprare una crema per le mani, poi vanno a prendere le sigarette poi vanno alla posta …e che non vai alla posta? Dai!

Un vaglia non si nega a nessuno; poi prendono il cane e vanno a passeggio; il cane ansima, non aveva mai corso così tanto; poi vanno alla ferramenta più lontana…un rubinetto che perde è un classico. Mentre fanno tutto questo si collegano alla borsa on line… la Lagarde ha parlato.  Allora si che tornano a casa, e piangono, lacerati da una fitta al cuore che arriva al portafoglio perforandolo. Non per i vecchi che muoiono sventrati in terapia intensiva, non per le forze dell’ordine che stanno sul campo a fermare questi deficienti di pendolari del vibrione, non per i medici, gli infermieri, la catena produttiva che si fermerà quando ci sarà l’ennesimo caso tra un cambio e un altro di turno, ma per il tonfo della borsa. Quasi il 17 per cento. 

Fermiamoci. Non tutti capiscono però che stopparsi equivale a vivere. Giustamente chi è coperto da un contratto a tempo indeterminato si organizza. Ragazzi, qualcuno scopre lo smart working nel 2020…viviamo in un’era supertecnologica e solo una pandemia catastrofica ci fa scoprire che il 60 per cento del nostro lavoro può essere delocalizzato. Meno smog, meno gente in giro, più obiettivi e meno progetti. Ma chi ha la partita iva? si ferma sta a casa e pensa: “domani se non incasso non pago l’affitto, se non pago l’affitto mi sfrattano e se mi sfrattano non avrò più una casa. E allora come resto a casa?”. Allora ti dicono che sono 15 giorni, poi sono 21 e poi? E poi ti ritrovi qualcuno che ti dice: “ma se due mesi fa hanno segregato 60 milioni di cinesi nelle loro case e in dieci giorni hanno fatto due ospedali, un leggerissimo sospetto che la situazione potesse degenerare non ti è venuta in mente?” Nel frattempo capisci che si può morire di questo virus.

Oddio, tanto prima o poi si muore ma con l’aids, qualcuno poteva dire che si era almeno divertito, ma morire per uno starnuto no. Chiudiamo tutto, basta. Venti giorni di guerra, venti giorni che possano far vedere al mondo intero che l’Italia è il vero punto di riferimento, per logica, per attenzione, per cultura, per fratellanza.

L’Italia in terapia intensiva la stiamo portando tutti, non facciamola morire però. Mentre scrivo ripenso a mio padre, morto perché in quell’ospedale non esisteva la terapia intensiva; penso ai malati oncologici, agli anziani, agli immunodepressi, ai medici infettati e magari a me o a qualcuno a cui tengo. Mi verrebbe da scrivere una parolaccia ma forse qualcuno del giornale me la toglierebbe. Ma forse no. Cazzo state a casa! Bukowsky mi avrebbe dato ragione.

Spero di esserci quando tutto questo sarà finito; ci sarà qualcuno che dirà: “te l’avevo detto, erano morti perché dovevano morire!”, o qualcuno che mi dirà: “sei morto per una maniglia lavata male”. In entrambi i casi molte persone saranno svanite, andate, coscienze marce, indecorose. Non sembra un editoriale, né un articolo né l’incipit di un romanzo, è semplicemente la cronaca di un cuore italiano, affaticato, che vede troppa imbecillità in giro.

Libri consigliati per questi giorni. Per chi non ha mai deciso nella vita: Sostiene Pereira di Tabucchi, un classico. Per chi ha deciso di scappare col cuore ma di rimanere in battaglia: Shantaram di Gregory David Roberts. Per quelli che sprecano intensamente: La fine del mondo e Il paese delle meraviglie di Murakami; per chi non sa se è il destino che regola la vita di tutti noi o sono le nostre scelte: Gli amanti fiamminghi di Paolo Maurensig; ed infine, per chi vuole rimanere affezionato alla vita, spendendo ogni cura per prolungarla quanto può, proprio come chi si sforza di gonfiare quanto più possibile una bolla di sapone, pur sapendo che è destinata a scoppiare: La cura Schopenhauer di irving Yalom.

Apriamo la finestra e sentiamo il profumo delle strade vuote, l’arma più forte contro il coronavirus.

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