lunedì, 16 Dicembre, 2024
Sanità

Il Piano Marshall per abbattere le liste d’attesa

“Senza un vero e proprio Piano Marshall il dramma delle liste d’attesa non si può superare. Ma non nascondiamoci dietro a un dito. Queste possono essere misure tampone che tuttavia sono in grado di rilanciare solo temporaneamente la sanità pubblica. Se si vuole salvare il SSN occorrono investimenti veri per aumentare l’offerta sanitaria, rafforzando i servizi ambulatoriali presenti sul territorio e recuperando le prestazioni ospedaliere falcidiate negli anni, ed assumere personale”. Così Guido Quici, presidente della Federazione CIMO-FESMED riguardo alle difficoltà che sta attraversando il Sistema Sanitario Nazionale.

SSN in emergenza

“Il settore sanitario è in grave emergenza. I 4 miliardi richiesti dal Ministro della Salute Orazio Schillaci per tentare di risollevare la più grande infrastruttura del Paese sono destinati a rimanere carta straccia perché le istituzioni hanno deciso di puntare su altri settori ritenuti evidentemente più strategici e importanti della salute della popolazione: lo scorso anno 900 milioni al calcio, oggi 2 miliardi alla TIM. Pare pare che la richiesta arrivata dal MEF sia quella di “tagliare i rami secchi” e di “razionalizzare le spese. Come se, dopo il decennio di tagli cui è stato sottoposto il Servizio sanitario nazionale, ci fosse ancora qualcosa da tagliare senza compromettere la qualità e la sicurezza dei servizi”, denuncia in una nota la Federazione dei medici Cimo-Fesmed.

I dati OCSE

Secondo i dati OCSE, tra il 2010 e il 2020 l’Italia è stato, dopo il Messico, il Paese con la più elevata riduzione del tasso di ospedalizzazione (- 32,61%), pari a 93,13 per 1000 abitanti a fronte dei 160 per 1000 abitanti previsti dallo standard del DM 70/15. E il taglio più drastico si è verificato proprio nelle Aziende Ospedaliere, quelle destinate alle alte specialità, in cui i ricoveri ordinari sono calati del 71,41%. Probabilmente la vera inappropriatezza sta in un’offerta sanitaria inadeguata rispetto ai reali bisogni di salute dei cittadini. “Di certo non si potrà tagliare ulteriormente il numero di posti letto ospedalieri ed il tasso di ricovero, considerato che entrambi risultano ampiamente al di sotto dello standard stabilito dalla norma: tra il 2010 ed il 2020 sono stati persi 39.000 posti letto ospedalieri, scesi a 3,18 per 100.000 abitanti a fronte dello standard pari a 3,7 per 100.000 abitanti”, aggiunge la nota.

Ottimizzare le spese

Tuttavia, per CIMO-FESMED alcune spese possono essere ottimizzate, utilizzando ad esempio in modo più oculato i milioni di euro con cui vengono ricoperte d’oro le cooperative chiamate a far coprire i turni negli ospedali ai medici a gettone. Risorse che vengono prese dalla voce di bilancio “beni e servizi” per non superare il tetto alla spesa per il personale che impedisce a Regioni e aziende di incentivare i dipendenti: per la Federazione CIMO-FESMED, invece, queste risorse si potrebbero utilizzare, almeno per i prossimi due anni, per finanziare un piano di recupero dei tempi di attesa ricorrendo al lavoro del personale sanitario in servizio attraverso strumenti incentivanti. Un trasferimento di fondi che, quasi a costo zero, garantirebbe un reale vantaggio per i cittadini.

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