Direttamente dai dati dell’Istat, una buona notizia per i consumatori: l’inflazione è rimasta ferma nel mese di giugno (un fenomeno che non accadeva esattamente da due anni), grazie principalmente all’andamento dei beni energetici in ribasso. Nonostante ciò, dai numeri forniti dall’Istituto di statistica si evince di prezzi alti per alcuni settori fondamentali, come i prodotti alimentari e le bevande analcoliche. Per essere più chiari, ecco l’esempio fornito da Coldiretti: gli italiani hanno speso quasi 4 miliardi in più per mangiare, ma a causa del caro prezzi hanno dovuto tagliare le quantità acquistate nei primi sei mesi del 2023. Quindi si paga di più per sostentarsi meno.
Scendendo nei numeri diffusi dall’Istat, i prezzi al consumo del mese di giugno hanno evidenziato, rispetto a maggio, l’indice generale di inflazione in frenata a +6,4% su base annua, da +7,6% del mese precedente.
In pratica, si è tornati indietro di quasi un anno, se si pensa che ad aprile 2022 l’inflazione aveva registrato un incremento del 6% e a maggio 2022 del 6,8% per poi accelerare successivamente fino a maggio 2023.
In calo il carrello della spesa
Sempre a giugno ha rallentato anche il costo del carrello della spesa. Sempre secondo l’Istat, gli importi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona calano in termini tendenziali (da +11,2% a +10,7%), come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +7,1% a +5,8%). Nello specifico, rallentano gli alimentari lavorati (da +13,2% a +11,9%), dei servizi relativi ai trasporti (da +5,6% a +3,8%), degli altri beni (da +5,0% a +4,8%), dei servizi ricreativi, culturali e cura della persona (da +6,7% a +6,5%). Per contro l’Istat registra rialzi negli alimentari non lavorati (da +8,8% a +9,6%).
Le reazioni
Per Confesercenti l’abbassamento dell’inflazione è una buona notizia. Ma allo stesso tempo preoccupa il fatto che la decelerazione possa essere generata da una contrazione dei consumi: “Prosegue l’erosione del risparmio disponibile delle famiglie che potrebbero aver deciso di effettuare ulteriori selezioni, visto che già le spese obbligate guidate dai prezzi degli energetici e, ad esempio, il pagamento di interessi crescenti sui mutui hanno spostato e continuano a drenare risorse verso voci incomprimibili”.
“Se da un lato c’è stata una frenata dei costi dei beni energetici e delle materie prime, dall’altro la pressione sui prezzi è ancora importante, con le aziende della distribuzione impegnate a discutere ulteriori richieste di aumenti proposte da alcuni comparti industriali”, il parere di Carlo Alberto Buttarelli, Presidente di Federdistribuzione.