sabato, 20 Aprile, 2024
Società

Famiglie spaventate dalla crisi. Mattarella: “Difendere i redditi”

L’attenzione sui redditi e le fragilità delle famiglie e gli affanni delle imprese, tornano in primo piano. I temi della povertà, e delle tutele, sono stati al centro degli interventi del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, alla Giornata mondiale del Risparmio. A completare il quadro delle riflessioni anche il presidente di Legacoop, Mauro Lusetti che ha commentato lo studio della Coop sulla “caduta della fiducia degli italiani”. “Fasce sempre più ampie di popolazione”, avverte la Legacoop, “si sentono povere, fragili, precarie, esposte a incertezze che prevedono fosche e a un futuro  che le spaventa”.

Difesa di redditi e risparmio

“La difesa del valore dei redditi e del risparmio contro la crescita dell’inflazione, dovuta all’impennata del costo dell’energia e degli altri beni di prima necessità, appare più che mai, un compito primario al quale la Repubblica è tenuta per Costituzione”, afferma il presidente della Repubblica, in un messaggio inviato al presidente dell’Associazione di Fondazioni e di Casse di risparmio, Francesco Profumo, in occasione della Giornata mondiale del risparmio. “Le Fondazioni bancarie”, ricorda Mattarella, “sono state un veicolo molto prezioso e la loro funzione è accentuata in questa stagione per attenuare gli impatti sociali negativi, senza che debba venir meno il primario compito delle istituzioni pubbliche in questa direzione”

L’inclusione finanziaria

Per il presidente Mattarella, un obiettivo da non trascurare, è anche l’inclusione, finanziaria, “per accrescere nei risparmiatori la consapevolezza delle opportunità e dei rischi offerti dal mercato, per consentire la crescita del Paese. Una responsabilità accresciuta”, osserva il capo dello Stato, “deve essere percepita dalle banche e dagli altri operatori finanziari in questa direzione: non si farà mai abbastanza per rafforzare la resilienza di individui e imprese, specie del tessuto medio-piccolo. Nell’era dell’incertezza la fiducia è merce preziosa, indispensabile per la ripartenza: offrire un clima positivo e una rete di sicurezza è responsabilità che non può essere evasa”.

Il taglio dei risparmi

Una sintesi sulla riduzione del risparmio, sulle crescenti difficoltà del ceto medio, e sulla esclusione di fasce sociali più basse alle prese con la riduzione dei consumi e la crescita dei prezzi, è quella illustrata dal governatore della Banca d’Italia.
“Sta proseguendo”, spiega Visco, “la riduzione della propensione al risparmio delle famiglie iniziata nel secondo trimestre 2021 dopo che nella fase pandemica era arrivata al 18% nei primi mesi del 2021 da meno del 10% di fine 2019″.

Le difficoltà dei ceti bassi

La capacità di risparmiare è stata “molto diversa tra le famiglie”, spiega il governatore Ignazio Visco, “per molti nuclei a basso reddito il risparmio potrebbe essere stato nullo o negativo”. L’impatto invece è stato minore malgrado i “rincari particolarmente elevati, nelle famiglie a redditi medio-alti”.

L’analisi della Legacoop

“L’Italia sta scivolando nella recessione”, sottolinea Mauro Lusetti, Presidente di Legacoop, “e da mesi la caduta della fiducia degli italiani anticipa fatti che puntualmente si avverano. L’aumento dei costi e dei prezzi, la diminuzione dei consumi, l’esplosione delle bollette, non solo spaventano e tolgono il sonno, ma stanno cambiando la percezione che gli italiani hanno di sé, e quindi la struttura del nostro paese. Fasce sempre più ampie di popolazione si sentono povere, fragili, precarie, esposte a incertezze che prevedono fosche e a un futuro che le spaventa”.

Paura e rabbia sociale

“Abbiamo detto più volte che servono politiche urgenti, da ‘stato di emergenza’, non solamente per difendere l’economia”, osserva Lusetti, “ma per proteggere le nostre comunità, rallentare il propagarsi di questa paura sociale che può diventare rabbia sociale. Non esiste alcuno sviluppo economico senza la fiducia che le cose possano migliorare”.

La Coop e i dati sulla fragilità

Quasi 8 italiani su 10 esprimono un giudizio abbastanza o molto negativo sulla situazione economica del Paese; 4 su 10 ritengono che la situazione economica della loro famiglia peggiorerà nei prossimi mesi; 1 su 4 ha difficoltà ad arrivare a fine mese o si considera povero; inoltre, quasi 6 italiani su 10 ritengono possibile che l’aumento delle disuguaglianze di reddito provocherà ondate di protesta contro i ricchi e i privilegiati. È il report “FragilItalia”, elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos, in base ai risultati di un sondaggio condotto su un campione della popolazione (800 casi 18 anni e oltre), per testarne le opinioni relative al “Contesto economico sociale nel Paese”.

La “piramide” sociale

La composizione della “piramide sociale” del Paese emerge dal reddito. Per un 28% è da considerare povera una persona che vive da sola con un reddito inferiore a 1.000 euro al mese e per un altro 28% con un reddito inferiore agli 800 euro. Ma c’è anche una percentuale rilevante, il 26%, che fissa questa soglia a 1.200 Euro. Una fotografia che si riflette anche nella percezione relativa alla “piramide sociale” del Paese, definita sulla base della valutazione espressa dagli intervistati riferendosi al loro reddito e alle condizioni di vita. Ne risulta che rispetto ad un 33% che esprime una percezione positiva, dichiarando di appartenere per il 6% alla upper class e per il 27% al ceto medio, ben il 66% percepisce una collocazione sociale “problematica”. Il 39%, infatti, si colloca in un ceto medio “in discesa”, con un reddito che non consente lussi; il 15% nel ceto “fragile”, con difficoltà ad arrivare a fine mese; l’11% nella lower class, con la percezione di avere meno del necessario o di sentirsi povero.

La caduta ceto medio

Difficoltà che trovano una rispondenza nella quota (il 41%, ma il 63% nel ceto popolare) di chi si sente parzialmente (33%) o totalmente (8%) escluso dalla società di oggi, pur non pregiudicando la prevalenza (56%, e 71% nel ceto medio) di chi, al contrario, si sente in buona misura o completamente incluso. Il sondaggio si è poi concentrato su alcuni aspetti particolarmente sensibili sul piano di possibili tensioni sociali. Ad iniziare dalla paura di perdere il posto di lavoro, espressa dal 44% degli intervistati (il 32% abbastanza, l’11% molto), che sale al 67% nel ceto popolare. Chiara, inoltre, la percezione, espressa dall’81% degli intervistati, di un incremento della povertà (che dal 18% è giudicato molto rilevante) nella propria città o nel proprio comune di residenza. Infine, come anticipato, quasi 6 italiani su 10 (il 58%) ritengono possibile che l’aumento delle disuguaglianze di reddito provocherà ondate di protesta contro i ricchi e i privilegiati.

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