venerdì, 29 Marzo, 2024
Politica

Il patto sociale di Draghi che farà bene alla politica

Un accordo vincolante tra forze produttive per la crescita

La tregua legata agli interventi straordinari per la pandemia, è a rischio. L’autunno può diventare caldo: conflittualità nei luoghi di lavoro, crisi aziendali, rivendicazioni corporative alimentate dalla demagogia della politica possono far saltare un equilibrio che invece va rafforzato. Occorre evitare che la crescita si indebolisca e l’Italia torni nel pantano del “tutti contro tutti”. Prima verifica, la prossima Legge di Bilancio che non deve essere il solito assalto alla diligenza.

Il Patto sociale proposto da Draghi è un messaggio che indirettamente coinvolge la politica.

I primi destinatari del suo appello sono tutte le forze imprenditoriali e del commercio (non solo quelle della grande industria) e le organizzazioni sindacali più rappresentative. Tocca a loro cogliere il senso del messaggio del Presidente e decidere di sedersi insieme a tre, col Governo, per mettere nero su bianco impegni vincolanti.

Cambiamenti epocali nel sistema produttivo

L’obiettivo è consolidare la crescita record (6%) che pone l’Italia oltre la media europea, per recuperare il tracollo del 2020 e invertire la rotta definitivamente: passare dalla crescita asfittica ad un ritmo che sia intorno al 3% stabile.

Senza l’accordo tra Governo, sindacati e imprenditori è impossibile. Ci sono già segnali di aree di crisi dove la situazione può sfuggire di mano se non ci sono impegni di metodo e di merito presi col Governo che deve munirsi degli strumenti di enforcement per obbligare le parti al rispetto degli accordi.

Sui tavoli dei Ministeri oltre alle crisi aziendali ci sono le profonde ristrutturazioni del sistema produttivo imposte dalla pandemia e soprattutto dalla transizione energetica. Sono passaggi epocali che si gestiscono insieme, altrimenti non funzionano.

Pace sociale duratura

Nel frattempo ci sono interventi normativi sul lavoro, sugli ammortizzatori sociali, e c’è da definire una nuova politica, l’avvio di giovani verso l’occupazione, il superamento di quota 100. Il tutto nella cornice strategica del PNRR in cui deve rientrare la filosofia della prossima legge di Bilancio.

Draghi deve garantirsi una pace sociale duratura e costruttiva: non basta deporre le armi ma occorre rimboccarsi le maniche e lavorare insieme ciascuno rinunciando a qualcosa per il bene comune.

Draghi alla prova della prossima Legge di Bilancio

Se il patto sociale sarà accettato in tempi brevi, Draghi potrà disinnescare la tentazione della politica di cavalcare tensioni sociali, di tornare a fare propaganda irresponsabile e di sottrarsi agli impegni adottati all’atto della formazione del Governo. Da metà ottobre Draghi si misurerà con la gestione della sua prima Legge di Bilancio, un appuntamento cruciale. Si sa che questa legge è diventata un mostro giuridico ed economico: una sorta di legge omnibus in cui ognuno cerca di infilare misure corporative per accontentare i propri “clientes”. Draghi dovrà sfoderare tutta la sua autorevolezza per evitare l’ennesimo scempio e dare l’esempio di come si dovrebbero scrivere le norme principali sulla politica economica e finanziaria del Governo.

Il patto sociale potrebbe essergli di aiuto.

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