Gli italiani si scoprono ambientalisti e coinvolti nell’allarme globale per il cambiamento climatico. Per una stragrande maggioranza di cittadini, (89%) il riscaldamento della terra, le notizie sullo scioglimento dei ghiacciai, i grandi incendi che devastano l’Amazzonia sono rischi reali che possono portare ad una situazione di non ritorno.
I motivi per cui in Italia si avverte questo clima di emergenza sono molteplici, non è solo una questione di agenda mediatica con titoli di Tg, giornali e approfondimenti su argomenti legati al clima, nella realtà gli italiani sperimentano che il cambiamento – malgrado i dubbi anche di scienziati sui reali effetti dell’uomo sulla natura – si sta traducendo in bombe d’acqua che bloccano città, allagano e spazzano raccolti, in grandinate distruttive di eccellenze agricole, che sfondano in pochi secondi i vetri delle auto, e ancora, buona parte di chi risiede nelle aree collinari e pedemontane si imbatte in frane, in dissesti idrogeologici; nelle città, invece, ci sono giornate di caldo africano con punte di umidità mai viste prima, poi le scarse piogge ma quando arrivano sono una vera minaccia.
A rivelare che i cittadini chiedano una svolta o almeno sono coscienti dei problemi, è un sondaggio commissionato dalla ong ambientalista Hope Not Hate e condotto dalla società Focaldata in 8 paesi del mondo (USA, Regno Unito, Germania, Francia, Italia, Polonia, Canada, Brasile). Quindi siamo all’interno di uno spaccato ampio di Paesi e c’è la concreta sensazione degli intervistati che siamo di fronte
a un’emergenza climatica tale che vanno prese dei provvedimenti subito. Secondo il cittadino comune bisogna ridurre drasticamente le emissioni di gas a effetto serra, altrimenti il riscaldamento globale diventerà estremamente pericoloso.
Nel sondaggio, inoltre, si traducono in numeri l’esperienza reale così l’85% concorda sul fatto che l’Italia stia già all’interno di fenomeni estremi con ondate di caldo, con il susseguirsi di siccità e alluvioni. Il risvolto di questa costante sensazione di pericolo è la richiesta alla politica e alle istituzioni di intervenire. Il sondaggio infatti riferisce anche che per i cittadini italiani il governo sta facendo poco o comunque non abbastanza per fronteggiare un pericolo così vasto.
Addirittura le persone (il 64%%) sarebbero orientate a votare il candidato di un partito di chiara matrice ambientalista, che però dichiari e realizzi azioni concrete contro le emissioni di gas, di sostanze inquinanti nell’ambiente. Fin qui i sondaggi, tuttavia, cambiare stili di vita, non è affatto facile e scontato: c’è chi ricorda che molte manifestazioni si svolgono in grandi e confortevoli città ma non nella foresta amazzonica, che mostrarsi green fa tendenza e moda, che in un anno sono nati 13 mila prodotti commerciali definiti bio ma nessuno poi degli acquirenti controlla o si interessa della filiera di qualità. In parole povere essere ambientalisti a costo zero non crea fatica e rinunce ed è una posa che oggi da consenso al di là della comprensione reale e soluzione dei problemi.
Il tema dei ragazzi, tuttavia, che si dichiarano tutori dell’ambiente è di grande attualità, stando ad una indagine condotta dall’Osservatorio giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo, – con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo, su un campione di 2000 giovani nati tra il 1982 al 1997 – la salvaguardia del patrimonio naturale del pianeta e i rischi dei cambiamenti climatici sono al centri dell’interesse dei giovani. L’81,8% si dice disposto a cambiare le proprie abitudini per ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici sul pianeta, mentre l’82% dice di essere disponibile a ridurre al minimo gli sprechi dall’acqua alla luce, dalla plastica al cibo.
Dall’indagine, infatti, emerge che il 70 % cerca di scegliere prodotti di aziende impegnate nella salvaguardia dell’ambiente e, ancora, l’85,35% si impegna nel fare la raccolta differenziata dei rifiuti. Altro aspetto interessante è il 60% dei giovani convinto che la salvaguardia dell’ambiente investa direttamente ogni singolo cittadino, quindi una responsabilità non solo collettiva ma soprattutto personale.